Una delle lezioni più belle della scienza? “Da soli non si va da nessuna parte”

Nessun timore per le prove di ammissione. È il messaggio che arriva dal prof. Giovanni Chiefari, referente per l’orientamento della Facoltà. “L’invito è non scoraggiarsi ma trarre le dovute conclusioni. Il primo anno è decisivo. Affrontare con successo il primo semestre rappresenta, in primo luogo verso se stessi, un ottimo biglietto da visita. Per questo, stiamo cercando di avere dei tutor, ragazzi più grandi, in grado di seguire e consigliare le matricole”, sottolinea il professore. Poi raccomanda frequenza alle lezioni e confronto con i docenti: “I ragazzi non sono abituati al dialogo con gli insegnanti, né a studiare giorno per giorno. Arrivano convinti di potersi comportare come a scuola, studiare poco prima dell’esame, recuperando tutto in una volta. È la cosa peggiore da fare, perché non si riesce ad assimilare nulla”. Complicato, per molti, l’approccio con la matematica: “È una disciplina rigorosa, che prevede un metodo con cui i ragazzi non hanno familiarità. Tutti gli studenti incontrano difficoltà nell’impostare i teoremi e determinare le ipotesi di partenza. A volte credono che se ne possa fare a meno, o che possano essere poste in maniera approssimata. Questo atteggiamento si riflette in tutti i Corsi, come quelli di Fisica, in cui la formalizzazione è una necessità”. Una volta risolte queste problematiche, il buon rapporto docenti-studenti e la diffusa pratica di laboratorio, momento importante di approfondimento delle conoscenze teoriche, consentono ai ragazzi di concludere il primo triennio con ragionevoli soddisfazioni. E dopo? Cosa sa fare un laureato in Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, etichetta sotto la quale convivono tanti mestieri diversi? “Il metodo su cui si basano questi studi forma persone che riescono a trovare, se non proprio la strada a cui aspiravano, in ogni caso delle situazioni alternative”. Ma le motivazioni devono essere forti. “Delude un po’ l’interesse dei ragazzi, quasi esclusivo, per gli sbocchi. Gli scenari, in cinque anni, cambiano molto e ogni Corso presenta ostacoli. Non c’è cosa peggiore che scegliere un percorso duro, per il quale non si sentono portati”. Bisogna quindi essere pronti a sacrificarsi? “Non c’è dubbio che intraprendere un percorso universitario significhi anche questo, ma frequentare l’università può essere anche molto bello e divertente. Si deve imparare ad organizzarsi ed a collaborare con i colleghi, studiando in gruppo e scambiandosi opinioni. Una delle lezioni più belle della scienza è che da soli non si va da nessuna parte”.
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