Una lezione con l’Assessore provinciale Martano per gli studenti di Turismo

Lezione speciale in conclusione del corso di Spagnolo al Corso di Laurea Specialistica in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici. In cattedra, a parlare delle strategie di promozione territoriale e degli strumenti di comunicazione turistica adottati dalla Provincia di Napoli in Europa, c’è Giovanna Martano, Assessore provinciale al Turismo. “Abbiamo avuto la possibilità di leggere e commentare in aula il materiale che ci è stato messo a disposizione dalla Provincia. Lo stesso presentato alle principali fiere di settore. Durante i nostri incontri, i ragazzi mi hanno posto una serie di domande che esulavano dal programma. Sono molto preoccupati per il loro futuro. Vorrebbero approfondire maggiormente le lingue nel corso dei loro studi e vogliono capire che tipo di competenze sono necessarie per lavorare nel settore turistico. Per questo abbiamo rivolto un invito all’Assessore, che ha accettato con entusiasmo perché crede molto nel contatto con i giovani”, spiega il professore Giancarlo Gargiulo.
 Prima di iniziare il seminario, è stato proiettato in aula un video in lingua presentato all’ultima FITUR, la Fiera Internazionale del Turismo di Madrid, la principale della Spagna. Tema del filmato, le isole di Partenope: Capri, Ischia e Procida. Il mercato spagnolo, insieme a quello russo, rappresenta uno dei nuovi obiettivi accanto ai più tradizionali mercati tedesco, francese e inglese, soprattutto per quanto riguarda l’isola d’Ischia, a caccia di nuovi turisti dopo il calo di presenze dei tedeschi, pubblico attirato nell’isola verde soprattutto dal termalismo, ma ha risentito del cambiamento delle leggi sull’assistenza sanitaria. “Se si ha un unico mercato di riferimento, si rischia il crollo strutturale del sistema e Ischia presenta il numero di posti letto più alto dell’Italia Meridionale”, dice l’Assessore. Diverso è il discorso per quanto riguarda Capri, molto più eclettica, e Procida, che ha delle peculiarità tutte sue. “Abbiamo dato il via ad un’operazione congiunta pubblico-privato, per studiare nuovi mercati e lanciare un prodotto turistico nuovo: le isole di Partenope, appunto”. Sembra paradossale parlare di prodotto nuovo, ma le isole del nostro golfo non si sono mai  presentate in maniera unitaria, anzi, talvolta hanno anche manifestato una reciproca conflittualità. Verrà bandita una grande gara con un investimento di 800mila euro. La sola campagna di promozione, con la partecipazione alle fiere e la produzione di materiale, sia multimediale che cartaceo, in sei lingue, ha richiesto un investimento di 150mila euro, sborsati in parte dalla Provincia e in parte dagli imprenditori. La campagna di promozione verrà lanciata tra Natale a Carnevale. 
“La promozione delle sole isole, escludendo la città di Napoli, non può rappresentare, pensando ad un sistema turistico, un’arma a doppio taglio?”, chiede una studentessa. “Le campagne generaliste in Europa non funzionano. Per dar vita ad un sistema turistico è indispensabile mettere mano ai sistemi turistici locali ed in Campania ce ne sono sei: Napoli, la penisola sorrentina, la costiera amalfitana, il nolano, l’area vesuviana e i Campi Flegrei. Tra queste aree, ve ne sono alcune turisticamente mature ed altre che non lo sono ancora. L’obiettivo è quello di poter combinare, in futuro, queste offerte”. “Quali interventi di tipo infrastrutturale verranno messi in atto?”, chiede un’altra ragazza. “I comuni hanno già pensato agli interventi interni, come l’illuminazione, la messa in sicurezza dei costoni e le reti fognarie. Mancano i collegamenti diretti tra le isole e questo è un problema serio, soprattutto durante l’alta stagione”. 
Un approccio diverso è quello riservato alla campagna interna, per il pubblico italiano che in questi anni si è un po’ allontanato dalla nostra regione, in parte coinvolto dalla crisi nazionale, in parte allontanato dai gravi fatti di cronaca accaduti in questi anni. “Senza le presenze straniere, in crescita continua, avremmo subito un vero crollo”. La strategia mira a fornire un’immagine unitaria dell’intera provincia, al prolungamento della stagione turistica e alla promozione di aree non mature. Lo slogan finale, ‘Provincia di Napoli, una provincia da vivere in tutti i sensi’, è scaturito da questo studio sistematico. 
“Cosa fa la Provincia per l’Università e per il nostro corso di studi?”, chiede infine una ragazza. “Stiamo lavorando alla messa in atto di un grande progetto, denominato Patto Formativo Locale, del quale la Provincia è capofila, insieme ai sindacati e agli operatori di settore”. Si tratta di un accordo di filiera tra il settore pubblico e quello privato. Il bando è già stato pubblicato, tutte le aziende interessate hanno presentato dei progetti ed una commissione valuterà le diverse proposte. “Le aziende si sono impegnate ad assumere la gran parte delle persone che formano”. Quello del turismo è un settore che ha bisogno di nuove professionalità, capaci di essere mediatori culturali e organizzare percorsi specifici, da affiancare a quelle classiche, alcune delle quali restano comunque indispensabili (cuochi, camerieri, ecc..). 
Le reazioni degli studenti, al termine dell’incontro, non sono entusiastiche. “Le competenze delle quali l’assessore ha parlato non fanno parte del nostro bagaglio, per lo meno non tutte. Non abbiamo conoscenze relative alla comunicazione, ad esempio”, afferma Luigi. “Ci vorrà del tempo per riuscire ad inserirsi. Forse sarebbe meglio se ci fosse l’osservatorio del turismo”, sostiene Francesca. “Le prospettive maggiori non sono per i laureati. Non esistono ancora figure specifiche e più che dirigere un’impresa, si corre il rischio di andare a rispondere al telefono”, dice Marilena. La Presidente del Corso di Laurea in Scienze del Turismo, Roberta Siciliano, condivide le preoccupazioni degli studenti, ma si dichiara fiduciosa per gli anni a venire: “le imprese turistiche che operano in questa regione seguono ancora un modello familiare, impostato su vecchi concetti, ma acquisterebbero dei vantaggi che le renderebbero altamente competitive, se inserissero nel loro organico del personale altamente qualificato, non di tipo tradizionale. Il mercato del lavoro non è ancora pronto ad assorbire queste figure, ma credo che nei prossimi tre anni qualche cambiamento ci sarà”. 
Simona Pasquale
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