Una scuola sulle culture digitali a Napoli

Un ciclo di conferenze con relatori internazionali per approfondire il complesso tema delle culture digitali. Tre incontri per parlare di “Advanced dis-course on digital cultures” e puntare ad un obiettivo: la creazione di una scuola “dekerchoviana” sulle culture digitali alla Federico II. I primi due appuntamenti si sono già tenuti il 14 aprile (Lev Manovich su “Oltre il cinema digitale”) e il 5 maggio (David Weinberger su “Arcipelago web”), con il terzo in programma il 26 maggio alle 15.30 nell’Aula Magna di vico Monte di Pietà a cura di Steven Johnson su “La cultura dell’interfaccia”. Destinatari dei convegni – realizzati con la collaborazione del Coinor, il Centro di Ateneo per la comunicazione e l’innovazione organizzativa – un pubblico di appassionati e di studenti interessati alle nuove frontiere della comunicazione, dei nuovi media e delle culture digitali. Seminari e workshop full immersion saranno invece rivolti ad un gruppo di undici dottorandi di ricerca e post-doct di diverse discipline coordinati da Derrick de Kerckhove. 
La manifestazione nasce da un’idea di Enrica Amaturo, Preside della Facoltà di Sociologia, e Mauro Calise, docente della Facoltà, nell’ambito del progetto “Rientro dei Cervelli” varato dal Miur (volto ad incentivare la mobilità di studiosi impegnati all’estero). “La particolarità del nostro programma – riferisce la Preside Amaturo – è quella di affiancare agli incontri pubblici un progetto di ricerca per la formazione di giovani esperti nell’ambito delle culture digitali. Il prodotto finale sarà un manuale di Sociologia delle culture digitali”. Ad assumersi l’incarico di responsabile scientifico del progetto, Derrick de Kerckhove, allievo del grande sociologo e teorico della comunicazione Marshall McLuhan, di cui è considerato l’erede intellettuale. “Per me è un onore far parte del programma del Miur, perché da un lato sono considerato un “cervello”, dall’altro mi fa sentire un po’ italiano”, dichiara il docente. 
Nato in Belgio ma vissuto tra India, Pakistan, Francia e soprattutto Canada, 60 anni ben portati, de Kerckhove è uno studioso degli sviluppi antropologici di Internet nonché direttore dell’Istituto McLuhan di Cultura e Tecnologia dell’Università di Toronto. “Mi piacerebbe dare vita ad una scuola di pensiero che tragga spunto dal mio lavoro di ricerca su tecnologia e psicologia e su cultura e società – chiosa il docente – Voglio continuare la scuola di Toronto a Napoli avvalendomi del contributo di undici ricercatori di diversa formazione accademica per capire meglio i rapporti tra tecnologie, psicologia e società: tutte le tecnologie connesse al linguaggio, infatti, cambiano il rapporto con la mente; di conseguenza, cambia la cognizione e si formano nuove attitudini”.  
De Kerckhove, dunque, investe sui ricercatori napoletani: laureati in Sociologia, Scienze della comunicazione, Ingegneria e Filosofia, tra cui Gennaro Ascione, Gianluca Baccanico, Stefano Borry, Valentina Casola, Clara Ciccioni, Linda De Feo, Tommaso Ederoclite, Lucilla Fuiano, Mauro Santaniello, Vincenzo Susca. 
“Derrick de Kerckhove – spiega Annalisa Buffardi, coordinatrice organizzativa del programma – ci guiderà in seminari introduttivi e conclusivi all’ospite straniero che si svolgeranno nella bella cornice di Villa Orlandi ad Anacapri. Staremo tutti insieme ventiquattro ore su ventiquattro con l’obiettivo di individuare, nel complesso ambito delle culture digitali, un raccordo tra la Facoltà di Sociologia e le linee di ricerca attuali sul versante internazionale”.
Profondo conoscitore delle Università campane (ha insegnato, oltre che alla Federico II, a L’Orientale e al Suor Orsola Benincasa), da due anni de Kerckhove è docente di Sociologia delle culture digitali nel Corso di Laurea triennale e specialistico in Culture digitali e della comunicazione, unico nel suo genere in Italia. “Sono contento della risposta che ricevo dagli studenti alle mie lezioni – afferma il docente – Sono ragazzi che hanno un’esperienza diretta delle cose. I miei corsi, così, diventano una forma di collaborazione tra me e loro: come dire, navighiamo insieme nel mare della cultura”. 
La tecnologia, dunque, è in continua accelerazione. E con essa il linguaggio. Dopo i cellulari, i palmari, internet, oggi il wireless, le frontiere del progresso sembrano senza confine alcuno. “Dove stiamo andando? Verso la fisica dei quanti. In ogni caso, stiano tranquilli tutti: la carta stampata non rischia di scomparire. Tra parola fissa su carta e parola mobile proiettata su uno schermo, sarà sempre la prima a prevalere, ché la parola fissa è la liberazione del pensiero individuale”. Parola – scritta – di Derrick de Kerckhove.
Paola Mantovano
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