Sessione d’esame poco affollata quella del mese di gennaio. I giuristi migrano verso il prossimo appello, ultima chance prima della ripresa delle lezioni. I pochi numeri hanno prodotto risultati soddisfacenti: non si registrano voti particolarmente bassi, né bocciature eclatanti. “La seduta di gennaio è sempre stata un po’ strana – dice Valentina Noschese, studentessa al III anno – All’appello si iscrivono solo quelli che tendenzialmente hanno studiato senza interruzioni. Per questo, in linea di massima, le cose vanno bene. Solo i più preparati possono affrontare con coraggio un esame il 15 gennaio”. Valentina ha superato la disciplina di Diritto Penale, a poche settimane dalla fine delle lezioni. “Sono quella che gli altri definiscono ‘secchiona’ – continua – Mi sono fermata solo a Natale e Capodanno, se si studia a certi livelli non ci si può concedere altro. Del mio gruppo di studio, solo in tre abbiamo affrontato la prova, gli altri hanno posticipato a febbraio. A me spetta una doppietta: a febbraio darò Diritto Internazionale e spero di riuscire a dare la prima parte di Procedura Civile”. “Ogni anno mi perdo tra lezioni ed esami – confessa Giusy Grasso, iscritta al III anno – Volevo dare Internazionale ma ho scoperto un manuale ricco di esempi e sentenze. La criticità della materia si nasconde dietro ad uno studio non ben definito. Si parla di consuetudine e, non essendoci un vero Codice, mi sono persa. Sostenere le altre discipline del terzo anno era a questo punto impensabile”. Le ‘altre’ materie sono: Diritto Penale e Procedura Civile. “Procedura non l’ho nemmeno sfiorata con il pensiero – ammette – Volevo sostenere Internazionale che consideravo semplice e poi preparare Penale per febbraio. Alla fine i buoni propositi sono andati a farsi benedire e mi ritrovo ferma. Spero di recuperare e sostenere entrambe a chiusura sessione. Già mi porto dietro Commerciale dal secondo anno, non vorrei essere a giugno in modalità ‘fuoricorso’ preventiva”. Chi ha sostenuto l’esame di Procedura Civile giura che non è stato poi così mostruoso come temeva. “Mi sono state poste domande sulla confessione, sulla sospensione, sul reclamo 669/13 ed altro che non ricordo – racconta Enzo, studente al IV anno – Più che le domande in sé, sono insidiose le sottodomande, quelle che i collaboratori pongono per chiarire se si è capito o imparato a memoria. Ad esempio, il rito del lavoro è attualmente un argomento di moda nella cattedra del prof. Salvatore Boccagna, un argomento che fino a poco tempo fa sembrava fosse poco consueto”. Le cose cambiano: “Questa disciplina ti fa capire che non puoi sottovalutare nulla del programma. Fin quando ci sono stato io, non avevano bocciato nessuno. I voti sono stati altalenanti, rispetto però a quello che raccontavano in passato il clima mi sembra decisamente migliorato”. Va da sé: “che gli argomenti li devi sapere – commenta Carla Carannante, IV anno – D’altra parte, oltre allo studio individuale, mi ha aiutato moltissimo seguire il ricevimento studenti. L’esame è estremamente ragionato, ad ogni domanda seguono domandine su esempi pratici e sentenze. Se non avessi seguito i corsi non ce l’avrei fatta. In base alla mia esperienza, l’arma vincente per la disciplina è trovare un collaboratore che durante il ricevimento ti accompagni alla comprensione della materia”. La studentessa ha già un fratello laureato, circa 5 anni fa, in Giurisprudenza. “Da quello che mi ha raccontato, rispetto al passato gli studenti sono maggiormente seguiti perché le cattedre sono molto più disponibili. In sede di esame non mi sono sentita allo sbaraglio, questa cattedra pone domande molto precise e chiede anche gli articoli del Codice, eppure ho risposto a tutto, grazie alla capacità di saper argomentare”. Il percorso però è individuale, e c’è chi a gennaio deve fare i conti con sé stesso. “Sono spiazzato, al secondo anno non immaginavo che ad inizio sessione fossi con zero esami all’attivo – spiega Giacomo Ranieri – Economia mi ha destabilizzato e Diritto del lavoro è troppo complicato per poter essere studiato in breve tempo. Con prove tra il 13 ed il 20 gennaio, la scelta più logica mi è sembrata quella di rimandare per non fare brutte figure. Ora sto studiando come un matto per riuscire a sostenerle entrambe a febbraio”. Si parla del 10 e del 19 febbraio: “Non è molto tempo ma cercherò di farmelo bastare. Non capisco perché, con un mese di 29 giorni, le date di esame debbano essere così ravvicinate. Siccome marzo non è contemplato, porrei una data all’inizio ed una alla fine. Del mio gruppo di studio solo due su dieci hanno sostenuto una prova. Se fossi chi organizza le sedute d’esame all’università, qualche domandina me la porrei, visto che la maggior parte delle aule era semideserta”.
Su.Lu.