Il populismo, la rappresentanza democratica e la pandemia

‘Visibilità ed invisibilità del cittadino’, come cambia la figura del popolo nel corso degli eventi storici, il nuovo libro del prof. Alberto Lucarelli dal titolo “Populismi e rappresentanza democratica” affronta un tema caldo, soprattutto nell’era Covid, dove il popolo sembra essere ridiventato invisibile, mentre chiede di far sentire diretta la sua voce. Il testo, presentato giovedì 19 novembre in webinar con il Dipartimento di Giurisprudenza, “analizza il fenomeno del populismo di fronte alla crisi della rappresentanza e della sovranità popolare – commenta il docente di Diritto Costituzionale – La democrazia rappresentativa ha costruito il passaggio dagli Stati autoritari ad una maggiore visibilità del popolo, in quanto ha ascoltato le esigenze e i bisogni del cittadino. In Italia ha trovato riferimento nella Costituzione del ’48, nei partiti politici, nel Parlamento, nei sindacati che hanno dato risalto alla rappresentanza. Ad un certo punto, la situazione si è definita anche troppo rappresentativa”. Con la crisi dei partiti politici “ritorna il fenomeno dell’invisibilità del popolo che non si sente più rappresentato. Il Parlamento, luogo di rappresentanza formale, perde il contatto con i cittadini. Vi è un’esigenza sempre più preminente di costruire un rapporto con le Istituzioni”. Negli anni si sono susseguite varie forme di populismo: “Sono stati creati movimenti, associazioni, comitati per rendere visibili le esigenze del popolo. Questo rivendica la garanzia dei diritti fondamentali su due matrici: una legata al territorio, una universale. Il populismo non è in contrapposizione alla rappresentanza, si pone come richiesta di avere una rappresentanza più democratica, con legami più forti”. Matrici di base democratica che non si sovrappongono al Parlamento: “Ci sono di fatto proposte legate al fatto che il Parlamento dovrebbe essere più inclusivo ed avvicinarsi di più ai cittadini. Non emarginare i movimenti, le associazioni che si muovono fuori dai partiti. Come si suole dire, occorre mettere l’orecchio a terra per entrare in contatto con la realtà, accettando un Parlamento protagonista”. Mentre il libro era in dirittura d’arrivo è scoppiata la pandemia. Il prof. Lucarelli ha voluto inserire come postfazione un paragrafo concernente il populismo ai tempi dell’emergenza. “La pandemia ha posto una serie di questioni sul piano costituzionale, inerenti ai fenomeni populistici, e più in generale in merito al funzionamento del sistema democratico. Innanzitutto, va detto che sul piano economico-sociale la crisi del coronavirus ha aggravato le diseguaglianze, e ciò sta determinando da una parte risposte autoritarie, a deriva monocratica, configurabili in una sorta di populismo dell’emergenza, dall’altra fenomeni riconducibili al populismo democratico che tendono, al di là della rappresentanza, a radicalizzare la critica al regime ponendo alla base della loro azione il perseguimento dei valori costituzionali”. Secondo il professore ci troviamo di fronte ad un “Parlamento succube di ciò che decidono i Presidenti delle Regioni. I luoghi della rappresentanza sono defilati in un angolo da un governo pandemico monocratico. Ci sono movimenti democratici che andrebbero ascoltati dalle Istituzioni, ora come ora occorre una maggiore democrazia”.

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