Studio, passione, dedizione, competenze. In occasione del 796esimo anniversario dalla sua fondazione, la Federico II ha dedicato ai suoi studenti meritevoli “Buon Compleanno Federico”, la prestigiosa kermesse che ha visto, nelle scorse edizioni, l’organizzazione di numerose iniziative nelle piazze di Napoli e nei luoghi dell’Ateneo. Causa emergenza, quest’anno, la manifestazione è coincisa con la sola cerimonia di premiazione, che si è tenuta online venerdì 5 giugno, proprio a testimonianza della centralità che lo studente riveste per l’Ateneo. 66 i premiati, numero doppio rispetto agli anni scorsi, a cui sono andati gli auguri del Rettore Arturo De Vivo, del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi e dei Presidenti delle quattro Scuole dell’Ateneo che sono intervenuti dalla Sala del Senato Accademico. Ad aprire la cerimonia è il Rettore Arturo De Vivo che parla della identità della Federico II tra tradizione e innovazione. Illustra, poi, quanto l’Ateneo ha fatto nei mesi di emergenza con l’obiettivo di rispettare l’impegno preso con i suoi studenti e garantire i diritti di tutti. Inclusione è una parola ricorrente nel suo discorso: “La didattica a distanza ci ha dato l’opportunità di essere più inclusivi ma, da settembre, nel rispetto delle norme imposte dalla situazione, l’Ateneo tornerà ad essere popolato dai suoi giovani. Anzi, io credo che valuteremo se sarà il caso, a luglio, di riportare almeno in parte lauree ed esami nei nostri luoghi. La cerimonia che si svolge oggi è una ripartenza, ripartenza che non poteva avvenire se non dai giovani, dagli studenti meritevoli”. E sono tutti connessi gli studenti meritevoli che attendono di sentir pronunciare il loro nome per regalare un sorriso in telecamera. Questo compito spetta ai quattro Presidenti delle Scuole dell’Ateneo che condividono con la platea in ascolto alcune riflessioni. Il prof. Giuseppe Cringoli, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, parla dell’importanza della formazione: “Viviamo nella consapevolezza che il futuro si fa con i giovani. Quotidianamente, noi partecipiamo alla formazione di coloro che comporranno la futura classe dirigente. Premiare i ragazzi che hanno raggiunto questi risultati signifi ca premiare la volontà, il sacrificio, l’impegno, la costanza, la serietà, valori da mettere sempre in evidenza”. Sulla stessa lunghezza d’onda il prof. Luigi Califano, Scuola di Medicina e Chirurgia, attualmente candidato alle elezioni al rettorato insieme al prof. Matteo Lorito. “La nostra è una grande università con una grande tradizione e una grande attenzione alla formazione e al futuro di questi studenti. Voi, ragazzi, dovreste essere orgogliosi di frequentare il vostro Corso di Laurea presso una Università così prestigiosa come è la Federico II. La nostra speranza è che possiate affrontare tutte le sfide del futuro con determinazione e passione”. Parla di traguardi il prof. Marco D’Ischia, Scuola Politecnica e delle Scienze di Base: “Oggi, al centro, ci sono gli studenti e, insieme a loro, le famiglie. Alle spalle di ogni studente c’è un contorno di emozioni, partecipazione, sacrificio, tempo, ed è questa squadra che noi premiamo. I traguardi che oggi andiamo a celebrare sono raggiunti dagli studenti, anche grazie ad un gioco di squadra che vede in prima linea le famiglie nonché i docenti e il personale tecnico-amministrativo”. Parla di valorizzazione del merito il prof. Andrea Mazzucchi, Scuola delle Scienze Umane e Sociali: “Qualche anno fa, Carlo Azeglio Ciampi disse che la valorizzazione del merito è il più efficace correttivo alle discriminazioni sociali. Avere investito sulla valorizzazione del merito, aver deciso di conservare come unico evento per festeggiare il compleanno di Federico II la premiazione degli studenti meritevoli significa dimostrare che il merito è davvero un volano per il miglioramento complessivo di una comunità”. Il Ministro: ripartire dal merito e dall’equità Conclude la cerimonia il Ministro Gaetano Manfredi, che inizia il suo intervento parlando delle responsabilità che ha il sistema universitario italiano. “Stiamo per affrontare una fase nuova che ci dà grande responsabilità. In primo luogo perché abbiamo il dovere di ritornare a quella che è la natura essenziale delle nostre università, ovvero essere una comunità. E una comunità è fatta di incontro e di presenza”. In secondo luogo, “in questo grande momento di trasformazione, dobbiamo avere una funzione di guida. Nulla tornerà come prima poiché ogni evento importante che avviene nella storia ha sempre fatto cominciare una nuova stagione. E le università devono essere protagoniste di questa nuova stagione”. Come farlo? Il Ministro si collega alla discussione sulla valorizzazione del merito sottolineando come “non ci sia nulla di più inclusivo ed equo in una società del rispetto del merito. È l’unico modo, per chi non appartiene a cerchie ristrette, di potersi affermare. Solo in una società meritocratica possiamo garantire che le persone che valgono veramente riescano a superare i principi di appartenenza. Avere un’università che premia il merito è la garanzia, per tutti coloro che hanno talento, di potersi esprimere”. Fondamentali per la ripartenza sono il merito, l’equità, “che deve essere un’equità tra le fasce sociali, tra le persone, tra le generazioni. Dobbiamo dare più opportunità ai giovani, il che significa posizioni più stabili, meglio pagate, maggiore velocità nell’ingresso nel mondo del lavoro, avere un ruolo nella classe dirigente. Questo è un impegno che ci dobbiamo assumere”. Ma c’è un impegno ancora più alto “che è quello di costruire pensiero. Andiamo verso una stagione di grandi cambiamenti che riguarderanno il modello economico, i modelli organizzativi. Il Paese si avvia verso una grande stagione di riforme, che devono essere radicali. Abbiamo bisogno di una profonda modernizzazione del Paese, affinché sia capace di rispondere alle nuove esigenze e sia più competitivo. E chi, più dell’università, può dare il suo contributo?”. Si sta lavorando ad un grande piano di rilancio della formazione superiore e della ricerca e “l’augurio è che i giovani che noi abbiamo possano dare energia e benzina a questo nuovo sistema che metteremo in campo nei prossimi mesi e che sarà un momento di grande trasformazione”. Questo significa “trasformare la sanità universitaria, la formazione superiore, dare uno spazio nuovo alla formazione professionalizzante, guardare di più al collegamento tra scuola e università, vedere in maniera diversa la funzione dei dottorati di ricerca, avere una dimensione più internazionale delle nostre università. La sfida della globalizzazione non è chiudere le frontiere, ma avere maggiore capacità di governare il mondo. E noi dobbiamo avere una capacità di formazione che sia sovranazionale. Sono fiducioso che riusciremo a cogliere questa sfida e a portarla avanti”.
Carol Simeoli
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