Nuova sede per il Rettorato a Caserta

Una nuova sede di rettorato per l’Università Vanvitelli. È stata realizzata in un edificio di viale Ellittico, a Caserta, e si affianca alla sede napoletana, che è in via Costantinopoli. Sarà inaugurata il 12 ottobre dal Rettore Giuseppe Paolisso che sta per terminare il suo mandato e che dal primo novembre passerà il testimone al prof. Gianfranco Nicoletti. Prof. Paolisso, perché avete realizzato questa nuova sede del rettorato? “In realtà l’Ateneo in passato aveva avuto un suo rettorato a Caserta. Era all’interno della Reggia. Dovemmo andare via a seguito del decreto del Ministro Franceschini il quale stabilì che musei e sedi di pertinenza del Ministero dei Beni Culturali dovevano essere abbandonati da ogni altra istituzione. Mi ero impegnato, quando presentai la candidatura alla guida dell’Università, a ripristinare una presenza del rettorato nella città di Caserta per dare un segnale forte del legame tra l’Ateneo e Terra di Lavoro. Sono particolarmente contento, dunque, di poter inaugurare la nuova sede prima di lasciare il mio incarico. È una promessa che ho mantenuto”. L’edificio è stato acquistato? “No, quando sono arrivato io era già di nostra proprietà. Era destinato ad aulario. Abbiamo cambiato il progetto ed avviato i lavori, che sono durati 14 mesi. Si sono conclusi con un ritardo di soli venti giorni sulla tabella di marcia. Anche questo mi pare un risultato considerevole. Naturalmente manteniamo la sede partenopea del rettorato, che è nei pressi del nostro Policlinico”. Lei si appresta lasciare l’incarico dopo sei anni da Rettore. È tempo di bilanci. Ritiene di avere raggiunto gli obiettivi che si era prefissato? “Il bilancio del mio mandato penso sia positivo. Non devo dirlo io, ma dalle voci che sento sono tutti molto soddisfatti di questi sei anni nel corso dei quali abbiamo realizzato investimenti significativi nella ricerca e nella didattica. Siamo cresciuti nella reputazione nazionale. Lascio il timone di un Ateneo che può compiere altri passi e dimostrare il suo valore che forse finora non era del tutto conosciuto”. Quale ritiene sia stato il risultato più importante che ha conseguito? “L’incremento della presenza dei giovani. Tra ricercatori propriamente detti, assegnisti e borsisti di ricerca, dottorandi, in sei anni c’è stato il reclutamento di circa seicento persone”. Durante il suo mandato, nel 2016, l’Ateneo ha cambiato nome. Era la Sun – Seconda Università degli Studi di Napoli – ed è diventata Università della Campania Luigi Vanvitelli… “È stato il momento forse più difficile del mio rettorato. Volevo realizzare un’altra promessa che avevo fatto al territorio e testimoniare anche all’esterno il nostro radicamento su Caserta. Non è stato facile perché c’erano tante fazioni con idee differenti e polimorfe. Il nome ha anche risvolti politici e bisognava mantenere gli equilibri”. Un altro momento certamente complicato è coinciso con la chiusura degli Atenei a marzo per l’epidemia di coronavirus. Come avete affrontato l’emergenza? “Non è stata una passeggiata di salute, questo è sicuro. È stata una fase molto complessa ed abbiamo messo su la didattica on-line in una settimana. Dopo avere informato i processi, si è presentata la difficoltà della gestione amministrativa. Ora viviamo al contrario la difficoltà di quei giorni. Dobbiamo organizzare al meglio il ritorno nelle aule”. Come farete? “Abbiamo creato un’applicazione attraverso la quale gli studenti prenotano la presenza nelle aule. Ciascuna di esse non potrà ospitare ragazze e ragazzi oltre il 50% della capienza massima. Ovviamente si dovranno fare delle scelte. Priorità agli immatricolati. Gli studenti dei primi anni avranno più lezioni in presenza e quelli degli ultimi anni seguiranno in percentuale più corsi on-line. Le lezioni dei Corsi di Laurea in inglese saranno tutte in remoto per non penalizzare gli studenti stranieri, i quali, nell’attuale situazione sanitaria, non possono venire in Italia a frequentare. Penso, per citare un esempio, alla colonia di ragazze e ragazzi israeliani iscritti alla laurea in Medicina in inglese”. Ritorniamo al suo bilancio di Rettore. Il momento che ricorda con più piacere dei sei anni? “Quando abbiamo avuto la valutazione dell’Anvur, l’Agenzia nazionale per la valutazione della ricerca universitaria, che in prima istanza, quindi con possibilità di miglioramento, ci ha assegnato il valore più alto tra tutti gli Atenei nell’Italia meridionale. È un’agenzia terza e non possono esserci malintesi sulla oggettività”. Cosa farà tra qualche settimana, quando non sarà più Rettore? “Ritornerò a svolgere il lavoro che facevo prima, quello di professore universitario. Mi ritengo fortunato perché è un bellissimo lavoro”.
Fabrizio Geremicca

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