È stato appena lanciato dal Centro di Ricerca Interuniversitario I-LanD – acronimo che sta per Identità, Lingua e Diversità – il progetto ‘L’Orientale racconta… Fiabe e storie da mondi lontani per l’inclusività’, ideato come attività per la Terza Missione a distanza del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati. “Portare l’Università al di fuori dei suoi confini per far sentire la vicinanza delle istituzioni alle famiglie e condividere storie con chi non ha la possibilità di leggerle in modo autonomo”: l’idea portante dell’iniziativa che cade, peraltro, “in un periodo di emergenza sanitaria in cui la diversità diviene, purtroppo, sinonimo di abbandono”. Un segnale, quindi, rivolto alle categorie più fragili. “Non se ne parla molto, in realtà, ma nel napoletano – anche nelle zone immediatamente vicine alle nostre sedi, a Forcella per esempio – vi sono contesti estremamente vulnerabili, famiglie in cui vivono bambini sordi o ciechi, scuole materne ed elementari dove a fatica si cerca di costruire una didattica improntata alla disabilità sensoriale: questo è anche un modo per tenere compagnia e portare un po’ di conforto durante il periodo di isolamento che tutti stiamo vivendo, valorizzando la cultura delle differenze e mostrando il lato umano – a volte, dimenticato – dell’Università”. Sono le premesse con cui il prof. Giuseppe Balirano, ordinario di Lingua e Linguistica Inglese e Direttore del Centro, illustra l’importanza di coltivare in un momento così critico i progetti di integrazione sociale, “strategici per il benessere e la coesione del tessuto cittadino, la consapevolezza civile e gli aspetti etici del vivere in una comunità solidale”, continua il docente, da poco nuovo Delegato dipartimentale alla Terza Missione, subentrato alla prof.ssa Johanna Monti (adesso Delegata d’Ateneo), nonché da qualche mese Presidente del CUG – Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità. L’eccezionalità del periodo ha messo, infatti, in risalto “l’urgenza di avviare progetti creativi che abbiano, però, un riscontro utile per il nostro territorio e vadano a colmare un vuoto. Un Ateneo come il nostro, votato all’apertura e allo scardinamento di ogni pregiudizio, deve far questo: giungere lì dove se ne sente la necessità accendendo con il tramite della cultura nuove speranze di inclusione e partecipazione”. Il progetto coinvolgerà fino al mese di giugno, insieme agli altri membri del Centro, accademici dei vari Dipartimenti, che “sceglieranno e narreranno in voce fiabe provenienti da tutto il mondo”. Perché questa particolare forma narrativa è più effi cace di altre? “Le fiabe rappresentano da sempre strumenti di formazione ed educazione linguistica, contengono lezioni di vita importanti per il percorso di crescita e solleticano la fantasia dei più piccoli spingendoli a viaggiare con la mente verso nuove avventure”. Da questi presupposti è sorta l’idea di rendere partecipi i docenti di varie cattedre di Lingue e Letterature per “orientare il focus verso realtà lontane dalla nostra e portare alla luce i patrimoni letterari di Paesi come la Cina, il Tibet o lo Yemen, costruendo un ciclo di narrazioni che, tra le altre cose, incrocia gli interessi scientifici di alcuni colleghi”. I primi video, pubblicati sul canale ufficiale YouTube dell’Ateneo e quindi fruibili da chiunque abbia la possibilità di collegarsi, hanno già raccolto un buon seguito raggiungendo in poche ore oltre 300 visualizzazioni. Ad accompagnare la voce narrante dei docenti in video la traduzione consecutiva di un’interprete professionale LIS, Carmen Pagano, laureata a L’Orientale in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea. Dopo la prima storia raccontata dal prof. Balirano, intitolata ‘Le spiagge di Wangniang’, “seguirà un’altra favoletta cinese, narrata dalla prof.ssa Valeria Varriano. Anche i nostri dottorandi ci stanno dando una mano: avremo, ad esempio, una fiaba irlandese segnalata dal dott. Luca Sarti, che sta svolgendo il suo progetto di ricerca sotto la guida della prof.ssa Rossella Ciocca proprio su questi temi”. Già molti in Italia e nella rete delle Università gli esperimenti che utilizzano la cornice della fiaba, a dimostrazione del fatto che “tale progetto non sia solo rivolto a bambini e bambine, ma s’indirizza a tutti coloro che sono in questo momento soli, spaventati e non possono leggere”.
Sabrina Sabatino
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