Lauree a distanza. A breve una novità: “potranno collegarsi e ascoltare la discussione tra i laureandi e la Commissione anche genitori, parenti o amici lontani, per un massimo di tre utenti ospiti per volta, che avranno la possibilità di partecipare alla seduta accedendo attraverso un codice”. Lo anticipa il prof. Balirano nell’ambito di una conversazione sull’esperienza della didattica in remoto. All’inizio, per le lauree, osserva il docente, “gli studenti erano preoccupati più del solito, lo notavo anche dalle mail. Per la prova finale, però, a differenza degli esami l’impostazione non cambia. Anzi, ho notato che noi docenti siamo anche più attenti perché tutto si concentra su un unico canale e sullo studente che in quel momento sta discutendo. E negli studenti ho notato, invece, maggiore disinvoltura – anche per esempio nelle domande in lingua – forse perché si è meno agitati da casa, o perché dinanzi a uno schermo si prova meno imbarazzo”. Tuttavia, “mancano le emozioni più belle date dalla vicinanza, il calore di famiglie e amici nel pubblico”. Presto le lezioni nelle classi virtuali lasceranno lo spazio agli esami della sessione estiva. Il docente fa il punto per la cattedra di Inglese. Alla Triennale, “registro una classe di 236 studenti collegati, seguono ogni lezione e forse studiano di più. Trascorro tutta la settimana a correggere i loro elaborati e sono molto attenti durante la lezione. Certo, il mezzo funziona, riusciamo anche a condividere presentazioni o materiali audio e video, ma non vederli fisicamente è triste”. L’interazione, del resto, è una componente basilare nell’apprendimento della lingua straniera. “Come CUG abbiamo, infatti, sottoposto ad alcuni docenti un questionario per la valutazione di quest’esperienza e tra i punti a sfavore è stato appunto segnalato il distacco fisico dallo studente. Se ne sente moltissimo la mancanza, soprattutto a fine lezione durante il momento dei saluti. C’è da dire anche che per Inglese, però, eravamo avvantaggiati”. Già dalla fine degli anni Novanta la cattedra, infatti, ha iniziato a sondare e “sperimentare le possibilità offerte dai software didattici a distanza, sulla scia delle idee della prof.ssa Jocelyne Vincent, in pensione, messe a frutto negli anni di coordinamento didattico dell’ex C.I.L.A. (Centro Interdipartimentale di servizi Linguistici e Audiovisivi, adesso C.L.A.O.R.). Anche perché i numeri che registriamo per questa lingua hanno, in qualche modo, spinto col tempo a rinforzare sempre di più i materiali integrativi a disposizione degli studenti sulla piattaforma di eLearning”. Quando l’emergenza sanitaria ha reso necessario e improrogabile il periodo di quarantena, “i software che già usavamo – come piattaforme o lavagne interattive – erano tutti lì, ma era doveroso incrementarli, perché gli studenti sentissero, anche se da casa, di avere tutti gli strumenti per non interrompere bruscamente la propria formazione”. In vista del mese di giugno, “se sono preoccupato per gli esami? Sì, ma non perché cambi qualcosa. Per quanto ci riguarda, si tratta di un’intervista in lingua inglese. Anzi, in realtà, c’è un elemento in più, perché guideremo gli studenti durante gli esercizi. Sono spaventato, più che altro, per i tempi: sul mio corso, ho più di 200 studenti di Triennale e circa 140 alla Magistrale. Dovremmo fare dei calendari e garantire almeno due appelli, in modo che gli studenti possano svolgere più esami contemporaneamente ed evitare coincidenze di date”. Un ragionamento, questo sulla riconversione online degli esami scritti, che ha visto un lungo corso. “Abbiamo ragionato molto sui metodi con cui intervenire per accertare a distanza le competenze scritte. È vero che, nel nostro caso, non è poi difficile testarlo in una lingua come inglese. Tuttavia, ciò non vale per altre lingue che hanno, per esempio, sistemi di scrittura completamente altri, per cui era chiaro che un momento dedicato allo scritto si dovesse conservare nell’ambito della valutazione”. È uno strumento irrinunciabile soprattutto per gli studenti del primo anno, “che si trovano sì a vivere la loro prima esperienza universitaria in questo contingente così anomalo e per la prima volta si confrontano con un esame nella lingua che hanno appena iniziato a studiare”. Se per le lingue europee è stato meno complesso pensare a una diversa gestione dell’esame scritto, “lo stesso discorso non si può fare per la cattedra di cinese che dalla prima annualità deve testare, ad esempio, la capacità degli studenti nella scrittura di un ideogramma”. Cosa ne sarà a ottobre? “È un po’ prematuro dirlo, così come pensare a una riapertura totale. Attendiamo le future indicazioni da parte delle nostre istituzioni statali e regionali, nella speranza che siano decisioni congiunte e non contraddittorie tra loro, nel rispetto della massima cautela e della sicurezza di tutti”.
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