Laurea abilitante, occorre “una massiva frequenza dei reparti e degli ambulatori”

Il prof. Gerardo Nardone alla guida del  Corso di Laurea in Medicina

Incentivare la partecipazione attiva degli studenti, promuovere le attività di tirocinio, intensificare i rapporti con gli Atenei stranieri e potenziare il raccordo con le scuole. Sono i principali punti nell’agenda del prof. Gerardo Nardone, neo eletto alla guida del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia. Subentrerà al collega Ferruccio Galletti.

La trasformazione di Medicina e Chirurgia in una Laurea abilitante – esordisce –ha imposto delle importanti modificheal Corso di Studi che deve formare dei laureati effettivamente in grado di svolgere la professione a partire dal giorno successivo al conseguimento del titolo. Una massiva frequenza dei reparti e degli ambulatori, dunque, diventa essenziale”. Frequenza che si traduce in numerose attività: “Penso alle clinical rotation al quarto e quinto anno, in base alle quali gli studenti sono in reparto al mattino e a lezione il pomeriggio; un notevole impegno sia da parte degli studenti stessi che dei docenti. E mi riferisco anche al laboratorio di Simulazione che favorirà l’incremento delle esercitazioni e degli approfondimenti tramite la risoluzione di casi clinici”. Agli studenti, naturalmente, è richiesta un’adesione all’intera vita universitaria, dalle attività pratiche alle lezioni in aula. Prosegue: “Dobbiamo erogare una didattica innovativa e di qualità, nel rispetto dei crediti assegnati a ciascun corso di insegnamento, dei programmi e degli orari di lezione. Il frequentante deve acquisire una conoscenza generale del programma, senza cadere nel nozionismo”. Molto validi, a suo parere, “sono i casi clinici e i seminari, coinvolgenti e stimolanti. Possono rappresentare una novità con cui il docente non intende complicare l’esame, ma dare un assaggio di quella realtà che non sempre emerge dal libro di testo”. Capitolo internazionalizzazione: “Ritengo sia un obiettivo importante e, per questo, bisogna incoraggiare i progetti di mobilità degli studenti nell’ambito del programma Erasmus e, ove possibile, stipulare nuovi accordi di collaborazione con Università europee ed extraeuropee”. E, a monte, “non dimentichiamo il mondo della scuola. Logicamente dobbiamo incoraggiare i giovani ad iscriversi da noi, organizzando incontri con gli istituti di istruzione superiore per illustrare loro il fascino della professione medica”.

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