Le quattro risposte dell’Onu alla guerra russo-ucraina

Incontro con l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Onu

“Lauspicio è arrivare ad una discussione diplomatica per fermare le ostilità. Tuttavia, nessuno dei due Paesi, Russia e Ucraina, sta investendo, né è disposta a farlo, in questa direzione”. Sono molto chiare le parole dell’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Onu, pronunciate durante l’incontro con gli studenti tenutosi a Palazzo Giusso lo scorso 28 ottobre. L’evento è stato suddiviso in due parti. Al mattino, presso Palazzo del Mediterraneo, si è discusso di Competizione tra grandi potenze nel XXI secolo. A introdurre e fare da spalla al diplomatico, Anna Liguori, docente di Diritto Internazionale, e il prof. Giuseppe Cataldi, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali. Nel pomeriggio, l’atto conclusivo, nella sede di Largo San Giovanni Maggiore, con un focus su La guerra nel cuore dell’Europa. Che ruolo possono giocare le Nazioni Unite? – momento in cui Massari ha pronunciato il virgolettato. Dopo i saluti del Rettore Roberto Tottoli“ci auguriamo di poter avviare una collaborazione a livello internazionale con l’Ambasciatore”, ha detto – si è aperta la discussione. Presente ancora Cataldi, in questa seconda parte affiancato pure dal docente di Scienza politica Ottorino Cappelli e dal Vicedirettore del Dipartimento Paolo Wulzer. E perciò, riprendendo una domanda ricorrente nell’opinione pubblica – che denuncia una certa mancanza di fiducia nell’organismo – che cosa può fare l’Onu per incidere sul conflitto? Posto che la possibilità di mettere il veto su ogni risoluzione da parte dei cinque membri permanenti (lo è la Russia assieme a Francia, Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti) è una vera spada di Damocle sulla sostanza delle azioni dell’Onu, Massari ha riassunto parlando di quattro risposte date. Una politica, “mobilitando l’Assemblea generale che ha approvato alcune risoluzioni non vincolanti ma a grande maggioranza”. Ovvero: la condanna dell’invasione russa – definita “ingiustificabile” dall’Ambasciatore – la sospensione dell’ex Urss dal Consiglio per i Diritti Umani, la condanna dei referendum farsa per l’annessione unilaterale di alcuni territori ucraini. “Segnali forti di un’azione capillare volta a convincere a votare contro la Russia soprattutto il Sud del mondo”. Una risposta umanitaria, con l’assistenza data “agli sfollati ucraini interni e ai rifugiati scappati verso altri Paesi”; una terza, relativa alla sicurezza alimentare: “il negoziato portato avanti dal Segretario Generale Antonio Guterres e dal Presidente turco Recep Erdogan è riuscito a far ripartire l’export del grano ucraino e dei fertilizzanti russi”. A tal proposito Massari snocciola numeri e mette in guardia: “Questi accordi scadono a novembre, il nuovo negoziato per farli continuare è in pieno svolgimento”. Da queste trattative, infatti, dipendono ben 50 Paesi del mondo. Infine un’ultima risposta, che tocca entrambi gli attori del conflitto: Bisogna accertare se ci siano stati crimini di guerra contro l’umanità. Ad ogni modo, il punto resta sempre il medesimo: tolto il negoziato sul grano – di fondamentale importanza – l’Onu sembra essere sempre ai margini. Pure l’Europa, secondo qualcuno. In realtà, secondo l’Ambasciatore,l’UE ha dimostrato compattezza con gli otto pacchetti di sanzioni comminati alla Russia di Putin. È chiaro che è emersa una necessità. Quella di raggiungere l’autonomia energetica e delle materie prime. Non solo dalla Russia, ma pure dalla Cina, penso ai semiconduttori, per esempio”. Non è esente da critiche l’intero Occidente, perché, a partire dal 2008, con il peggioramento dei rapporti tra Georgia e Russia, è stato un susseguirsi di segnali molto evidenti di quello che sarebbe successo. Ci siamo fatti trovare impreparati. Amara, infine, la previsione di Massari sulla possibilità di recuperare i rapporti con la Federazione russa: “Ci vorranno intere generazioni. Lo shock non è solo diplomatico ed economico, ma pure politico e culturale”. Autocrazia, nazionalismo e autarchia, il tridente ideologico sul quale “Putin ha costruito il suo distacco dall’Occidente”.

Claudio Tranchino

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