Il prof. Fernando Bocchini, 64 anni il prossimo 14 marzo, professore ordinario di Istituzioni di Diritto Privato docente molto vicino agli studenti, (“i miei corsi sono molto seguiti”, afferma), in particolare a quelli dell’associazione studentesca Elsa con la quale organizza da alcuni anni simulazioni processuali, potrebbe essere il futuro Preside di Giurisprudenza. Di certo, uno dei più probabili candidati. Anche se lui ci va cauto: “è vero, alcuni colleghi mi hanno chiesto di candidarmi. Mi sembra però ancora un po’ presto, visto che si vota in genere prima dell’estate”. È comunque disponibile a candidarsi? Bocchini risponde con una riflessione: “la nostra facoltà ha tradizione di elezioni unitarie, con un solo candidato, al fine di evitare spaccature; ma anche perché da oltre 20 anni si cerca di attuare progetti condivisi”. Poi aggiunge: “ho sempre svolto la libera professione, di cui sono soddisfatto, ma potrei optare per il tempo pieno per ricoprire una funzione istituzionale condivisa. La mera carica, specialmente se ricoperta con una spaccatura in facoltà, non mi interessa”. Il professore lascia intendere che ci potrebbero essere anche altri candidati.
Difatti, nelle scorse settimane si erano fatti i nomi del prof. Mario Rusciano, altra figura di studioso molto nota in facoltà, 65 anni ottimamente portati, Direttore del Dipartimento di Diritto del Lavoro, Presidente della Commissione Didattica della Facoltà, membro di comitati scientifici, nonché consulente giuridico del governo negli anni ’90, consigliere di enti locali ed istituzioni culturali. Ed il prof. Sandro Staiano, 53 anni, professore ordinario di Diritto Costituzionale (come l’uscente prof. Michele Scudiero, in scadenza il 31 ottobre, di cui è allievo), già sindaco di Pompei, Direttore del Dipartimento di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato dal 1999, membro del Senato Accademico del Federico II in cui ha fatto parte della Commissione che si è occupata del nuovo Statuto. Già membro del Nucleo di Valutazione dell’Ateneo, coordinatore di Dottorato di Ricerca. Giovane e molto attivo sarebbe però un candidato in continuità disciplinare con l’uscente Scudiero.
Difatti, nelle scorse settimane si erano fatti i nomi del prof. Mario Rusciano, altra figura di studioso molto nota in facoltà, 65 anni ottimamente portati, Direttore del Dipartimento di Diritto del Lavoro, Presidente della Commissione Didattica della Facoltà, membro di comitati scientifici, nonché consulente giuridico del governo negli anni ’90, consigliere di enti locali ed istituzioni culturali. Ed il prof. Sandro Staiano, 53 anni, professore ordinario di Diritto Costituzionale (come l’uscente prof. Michele Scudiero, in scadenza il 31 ottobre, di cui è allievo), già sindaco di Pompei, Direttore del Dipartimento di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato dal 1999, membro del Senato Accademico del Federico II in cui ha fatto parte della Commissione che si è occupata del nuovo Statuto. Già membro del Nucleo di Valutazione dell’Ateneo, coordinatore di Dottorato di Ricerca. Giovane e molto attivo sarebbe però un candidato in continuità disciplinare con l’uscente Scudiero.
Alternanza fra
le aree disciplinari
le aree disciplinari
L’alternanza fra le aree disciplinari è una delle regole non scritte, ma spesso attuate, per gli incarichi di vertice delle Facoltà. Una regola che, a Scienze, ha portato alla bocciatura del pur valido prof. Vincenzo Pavone ed all’elezione del prof. Roberto Pettorino. Una regola che, indirettamente, il prof. Bocchini conferma: “è da 27 anni che non c’è un Preside di area civilista a Giurisprudenza, dai tempi del mio primo maestro, il prof. Luigi Cariota Ferrara (il secondo è stato il prof. Raffaele Rascio), Preside dal 1963 al 1981. Poi abbiamo avuto per 3 anni Antonio Guarino (Istituzioni di Diritto Romano), per 3 anni il prof. Francescopaolo Casavola (Diritto Romano), quindi Antonio Pecoraro Albani (6 anni), Diritto Privato, Luigi Labruna (9 anni), romanista, e poi i 6 anni di Michele Scudiero, costituzionalista”. Di Scudiero aggiunge: “ha operato molto bene, lascia una importante eredità, di percorso e di unità della Facoltà”.
L’età. Altro fattore spesso molto considerato a Giurisprudenza. “In genere i nostri Presidi hanno assunto l’incarico intorno ai 60 anni”. Non nasconde che “ci sono anche ipotesi di candidati più giovani, che forse potrebbero attendere un po’”, cioè Staiano. Riconosce: “il valore e la tradizione di alternanza disciplinare per il Preside: in passato se ne è tenuto conto”. Ma ribadisce: “il bene primario è l’unità della facoltà. Non sono disponibile al muro contro muro”.
Le cose da fare. “Tre innanzitutto”, afferma. “Il 3+2 è stato un fallimento. Dunque priorità alla verifica del Nuovo Ordinamento Didattico. Poi, fondamentale, una maggiore presenza della Facoltà, in quanto istituzione, nel tessuto sociale e nella vita della città, in modo corale, con tutte le sue anime e le sue culture. Quindi un maggiore raccordo fra facoltà e mondo del lavoro, ed in contemporanea offrire agli studenti la cognizione delle discipline fulcro della facoltà: storia, economia, diritto”. E su ricercatori e progressioni di carriera risponde: “è giusto dare risposte alle aspettative, quando esse sono però legate ad un percorso di studi”. “Per realizzare tutto ciò, necessita un maggiore raccordo tra tutte le discipline, unità e coralità”.
Dalla corsa alla presidenza sembra subito escludersi il prof. Rusciano, che a novembre ad Ateneapoli ha detto: “fare il Preside è diventato un onere più che un onore. Sicuramente un grosso sacrificio per mole di lavoro e tempo impegnato nella mediazione del nulla, cioè delle irrisorie risorse della facoltà”. Mentre per il prof. Aurelio Cernigliaro è ormai corsa a due, tra Staiano e Bocchini: “due eccellenti docenti e due cari amici di molti di noi. Spero e speriamo che prima del voto non ci costringano a scegliere e si vada ad una semplificazione”.
Paolo Iannotti
L’età. Altro fattore spesso molto considerato a Giurisprudenza. “In genere i nostri Presidi hanno assunto l’incarico intorno ai 60 anni”. Non nasconde che “ci sono anche ipotesi di candidati più giovani, che forse potrebbero attendere un po’”, cioè Staiano. Riconosce: “il valore e la tradizione di alternanza disciplinare per il Preside: in passato se ne è tenuto conto”. Ma ribadisce: “il bene primario è l’unità della facoltà. Non sono disponibile al muro contro muro”.
Le cose da fare. “Tre innanzitutto”, afferma. “Il 3+2 è stato un fallimento. Dunque priorità alla verifica del Nuovo Ordinamento Didattico. Poi, fondamentale, una maggiore presenza della Facoltà, in quanto istituzione, nel tessuto sociale e nella vita della città, in modo corale, con tutte le sue anime e le sue culture. Quindi un maggiore raccordo fra facoltà e mondo del lavoro, ed in contemporanea offrire agli studenti la cognizione delle discipline fulcro della facoltà: storia, economia, diritto”. E su ricercatori e progressioni di carriera risponde: “è giusto dare risposte alle aspettative, quando esse sono però legate ad un percorso di studi”. “Per realizzare tutto ciò, necessita un maggiore raccordo tra tutte le discipline, unità e coralità”.
Dalla corsa alla presidenza sembra subito escludersi il prof. Rusciano, che a novembre ad Ateneapoli ha detto: “fare il Preside è diventato un onere più che un onore. Sicuramente un grosso sacrificio per mole di lavoro e tempo impegnato nella mediazione del nulla, cioè delle irrisorie risorse della facoltà”. Mentre per il prof. Aurelio Cernigliaro è ormai corsa a due, tra Staiano e Bocchini: “due eccellenti docenti e due cari amici di molti di noi. Spero e speriamo che prima del voto non ci costringano a scegliere e si vada ad una semplificazione”.
Paolo Iannotti