“I vent’anni di Erasmus. L’Europa dei giovani”, il tema dell’incontro che si è svolto il 7 marzo al Suor Orsola. L’occasione per tracciare un bilancio del programma di mobilità europea che se due decenni fa era per lo più sconosciuto, oggi certifica più di due milioni di partecipanti. Dati in crescita perché dai soggiorni di studio all’estero si torna cambiati, arricchiti, perché a detta degli studenti, rappresentano una boccata d’aria fresca che imprime nell’animo sentimenti indelebili di fratellanza umana. “Il progetto Erasmus- dice il Rettore Francesco De Sanctis- è una grande chance per gli studenti universitari. L’Europa, che io considero un principio di vita, non può essere percepita solo sotto forma di norma coattiva, ad esempio con la moneta unica europea. L’Europa è vita ed è una realtà che va affrontata sin da giovane. La grande funzione dell’Erasmus è stata questa: consentire ai giovani di crescere ha bisogno di un riscontro europeo. E’ per questo che noi sfruttiamo al massimo le opportunità che ci vengono offerte, finanziando, per quello che ci è possibile gli studenti, perché si avveri questa Europa dei giovani”. E proprio grazie alla caparbietà di una giovane studentessa che il progetto prese vita. Sofia Corradi, ospite d’onore del convegno e ideatrice del programma, fu quella studentessa che più di quarant’anni fa incominciò a porsi il problema degli studi fatti all’estero. “Nel 1959- racconta la Corradi- ritornavo in Italia dopo aver frequentato per un anno la Law School della Columbia University di New York dove avevo sostenuto i tre esami che mi mancavano per laurearmi in Giurisprudenza. Ritornata a Roma mi fu rifiutato il riconoscimento degli esami. La mia richiesta fu definita pazzesca e mi invitarono con dileggio a studiare e a non trovare scorciatoie inutili per la laurea. Quella ramanzina non l’ho più dimenticata. Dopo essermi laureata, ho capito che la mia esperienza era stata non solo formativa, ma mi aveva anche aiutato a trovare un lavoro”. La conseguente riflessione sul problema e la consapevolezza di quanto un periodo di vita e di studio all’estero avevano inciso profondamente e positivamente sulla sua vita, ha portato la prof. ssa Corradi a pensare che tale opportunità dovesse venire estesa alla generalità degli studenti. “Ed è così che ho iniziato la mia battaglia personale. Da Direttore scientifico dell’Ufficio Studi della Conferenza dei Rettori ho iniziato la promozione del progetto per gli scambi universitari internazionali. Ero molto giovane, a volte venivo guardata con diffidenza, ma non ho smesso mai di lottare”. Nel 1987 il programma Erasmus viene finalmente varato: “è stata un’emozione fortissima e lo è ancora oggi”.
Al Suor Orsola- illustra la coordinatrice prof.ssa Giovanna Calabrò- in questo anno accademico sono partite 67 persone e ne sono state ricevute 47. “Abbiamo accordi con più di cento università e mediamente potremmo far soggiornare all’estero circa 200 studenti l’anno. Spagna, Francia, Germania, Grecia, Turchia e Polonia i paesi più gettonati. Purtroppo a volte gli studenti sono costretti a rinunciare per problemi economici. Ancora oggi se non ci fossero le famiglie a sostenere i ragazzi, l’Erasmus non esisterebbe”. Il programma oggi prevede anche la possibilità di svolgere tirocini. Come spiega la prof.ssa Adriana Corrado, docente di Letteratura Inglese: “il placement consente agli studenti di poter lavorare presso aziende o enti per un periodo di sei mesi in una capitale europea. A volte sono proprio gli studenti che hanno fatto l’Erasmus a darci le dritte giuste. Ci consigliano i luoghi, chi contattare, perché gli studenti che vanno all’estero non rimangono soli. Fanno amicizie che poi durano una vita e che aiutano anche a trovare lavoro”. Lo confermano le numerose testimonianze dei ragazzi arrivate tramite e-mail.
In occasione del convegno, il Suor Orsola lancia una nuova iniziativa: il “Premio Erasmus” rivolto a tutti gli studenti napoletani che abbiano usufruito del progetto. Spiega la prof.ssa Calabrò: “a breve si darà ufficializzazione al bando che individuerà il target di studenti che vi potrà prendere parte. Il Premio sarà destinato allo studente che con maggior entusiasmo e maggior creatività avrà raccontato la sua esperienza – in un testo o con immagini- durante l’Erasmus”.
Susy Lubrano
Al Suor Orsola- illustra la coordinatrice prof.ssa Giovanna Calabrò- in questo anno accademico sono partite 67 persone e ne sono state ricevute 47. “Abbiamo accordi con più di cento università e mediamente potremmo far soggiornare all’estero circa 200 studenti l’anno. Spagna, Francia, Germania, Grecia, Turchia e Polonia i paesi più gettonati. Purtroppo a volte gli studenti sono costretti a rinunciare per problemi economici. Ancora oggi se non ci fossero le famiglie a sostenere i ragazzi, l’Erasmus non esisterebbe”. Il programma oggi prevede anche la possibilità di svolgere tirocini. Come spiega la prof.ssa Adriana Corrado, docente di Letteratura Inglese: “il placement consente agli studenti di poter lavorare presso aziende o enti per un periodo di sei mesi in una capitale europea. A volte sono proprio gli studenti che hanno fatto l’Erasmus a darci le dritte giuste. Ci consigliano i luoghi, chi contattare, perché gli studenti che vanno all’estero non rimangono soli. Fanno amicizie che poi durano una vita e che aiutano anche a trovare lavoro”. Lo confermano le numerose testimonianze dei ragazzi arrivate tramite e-mail.
In occasione del convegno, il Suor Orsola lancia una nuova iniziativa: il “Premio Erasmus” rivolto a tutti gli studenti napoletani che abbiano usufruito del progetto. Spiega la prof.ssa Calabrò: “a breve si darà ufficializzazione al bando che individuerà il target di studenti che vi potrà prendere parte. Il Premio sarà destinato allo studente che con maggior entusiasmo e maggior creatività avrà raccontato la sua esperienza – in un testo o con immagini- durante l’Erasmus”.
Susy Lubrano