1807 – 2007L’Orto Botanico di Napoli festeggia due secoli di vita, di storia, di cultura. Istituito con decreto di Giuseppe Bonaparte, l’Orto racchiude dodici ettari di terreno nel cuore della città che racchiudono migliaia di specie di vegetali provenienti da tutto il mondo e collezioni relative a gruppi di piante sempre più rare nei loro ambienti naturali. Festeggiamenti aperti da Guido Trombetti, Rettore dell’Università Federico II, Teresa Armato, Assessore regionale alla Ricerca e all’Università, e il cardinale Crescenzio Sepe. “Parlare dell’Orto Botanico è cosa complessa e semplice allo stesso tempo: nell’immaginario collettivo è un pezzo della città, ma non tutti sanno che è il laboratorio scientifico del Federico II. Da un lato, è un pezzo vissuto da cittadini, scolaresche e famiglie del quartiere con il quale si integra bene, e dall’altro si riallaccia alla ricerca scientifica a livello europeo. E’ una delle cose più belle al mondo, oltretutto unico in Europa”, le parole del Rettore nell’inaugurare la cerimonia del 14 dicembre. Un Orto Botanico di cui si è innamorato anche Papa Benedetto XVI, il quale, durante la sua visita a Napoli, ha avuto modo di ammirare alcune specie di piante rare. “L’Orto Botanico è il gioiello di questa città, anche se molti cittadini non lo conoscono – ha detto il cardinale Sepe – Durante la sua ultima visita a Napoli, il Santo Padre ne è rimasto impressionato vedendo alcune piante storiche e si sta pensando di esporne alcune ai giardini vaticani”. Grande l’orgoglio espresso dall’Assessore Armato che parla dell’Orto come “luogo significativo di cultura, di scienza e di natura”. “Luogo di cultura perché organizza spesso – spiega la Armato – importanti eventi, di riferimento per cittadini e studenti; luogo di scienza in quanto è un pezzo del Federico II; luogo di natura poiché è un paesaggio straordinario nel quale è possibile riannodare il rapporto con la natura”. Donato Chiatante, Presidente della Società Botanica Italiana, precisa: “l’Orto Botanico di Napoli non è il più antico in Italia, ci sono altri Orti, come quelli di Pisa e Padova, che risalgono alla metà del Cinquecento e, in seconda ipotesi, mi sento di smentire che l’Orto partenopeo non sia conosciuto dai napoletani. E’ nel cuore della città, ne fa parte, i cittadini sanno dov’è e, se chiedete, vi ci accompagnano pure”. Purtroppo, anche gli Orti, in Italia, non vivono un periodo felice, in quanto “avrebbero bisogno – dice Chiatante – di grandi risorse anche a livello umano… molta attenzione va data non solo agli Orti storici ma anche a quelli nuovi, perché ne deve sorgere uno ovunque ci sia la Botanica, proprio per ragioni di tipo scientifico”. Grandi ringraziamenti a Paolo De Luca, attuale direttore dell’Orto, “perché la sua attenzione è insuperabile”, secondo l’opinione di Trombetti e non solo. “Se oggi festeggiamo duecento anni dell’Orto Botanico – ha detto De Luca – è grazie al grande impegno di coloro che hanno lavorato con continuità, a partire dai collaboratori, ai dipendenti, fino a quelli in pensione… l’Orto ha avuto un grosso sviluppo grazie alla presenza di raccoglitori in tutto il mondo che ha portato tantissimi semi, dal taxodium mucronatum, all’eucaliptus camaldulensis. Contemporaneamente l’evolversi delle tecniche ha portato alla complessa scuola di Botanica napoletana”. Ospiti della giornata: il prof. Hans Walter Lack, direttore dell’Orto Botanico e Museo Freie Universitat di Berlino, che ha esposto una relazione sulla Botanica tra il Settecento e l’Ottocento in Europa; il prof. Ettore Pacini, ordinario di Botanica presso l’Università degli Studi di Pisa, il quale ha proposto una relazione sui più notevoli botanici tra Settecento e Ottocento (da Carlo Allioni ad Antonio Bartolini e Filippo Cavolini); il prof. Benedetto Gravagnuolo, Preside della Facoltà di Architettura del Federico II, che ha presentato una rilettura neoclassica dell’Orto.
Maddalena Esposito
Maddalena Esposito