Manovra finanziaria e riforma dell’istruzione, protestano gli studenti di Lettere

Già dal suo inizio l’autunno si preannuncia particolarmente caldo. I nuovi provvedimenti ministeriali legati alla manovra finanziaria e alla riforma dell’istruzione, approvati durante l’estate, non potevano infatti passare inosservati per i diretti interessati, ovvero docenti e studenti. Contestazioni e discussioni stanno nascendo in particolare per quei provvedimenti che eliminano le scuole di specializzazione per accedere all’insegnamento, senza introdurre per ora nessun nuovo sistema, e per le nuove disposizioni che invitano le università a trasformarsi in fondazioni finanziate da investitori privati. Novità problematiche soprattutto per Facoltà come Lettere, i cui studenti in tutta Italia vedono chiudersi l’accesso all’insegnamento – sbocco lavorativo tuttora prevalente per molti laureati– e vedono con occhio piuttosto sfavorevole la possibilità che gli atenei si trasformino in fondazioni – dato che difficilmente investitori privati finanzierebbero studi non applicativi come quelli letterari. A questo si aggiunge il notevole taglio di fondi che rende probabile un consistente aumento delle tasse universitarie, a partire dal prossimo anno accademico. 
Anche gli studenti della Facoltà di Lettere della Federico II hanno iniziato a riunirsi da metà settembre – rappresentanti, collettivi e gruppi informali insieme – e dopo le prime assemblee questo movimento trasversale è sfociato in un’assemblea permanente che si riunisce in aula Aliotta, nel Dipartimento di Filosofia, per promuovere strumenti di discussione e di protesta sui temi di queste ultime riforme. 
La prima assemblea della stagione è stata convocata il 17 settembre dai rappresentanti degli studenti, in un’aula di via Mezzocannone 16. Un primo appuntamento informativo in cui affrontare argomenti di diverso ordine, come spiega il Presidente del Consiglio degli Studenti Leonarda De Meo. Si va infatti dagli argomenti di ‘burocrazia interna’, come la spiegazione del nuovo modello di tasse, per arrivare alla discussione dei punti principali della riforma finanziaria varata dal Ministro Tremonti e da quella parallela firmata dal Ministro dell’istruzione Gelmini. Studenti e rappresentanti parlano della necessità di “agire e reagire” a questi provvedimenti che minacciano un diritto all’istruzione universitaria pubblica e accessibile a tutte le fasce di reddito, e cominciano a fissare un calendario di iniziative di informazione e di protesta che costelleranno i prossimi mesi, a livello locale e nazionale, e coinvolgendo tutto il mondo della formazione, dalla scuola all’università.
Ma è a partire dall’assemblea del 22 settembre, inizialmente promossa da un gruppo di studenti di Filosofia, che nasce un vero e proprio movimento trasversale a cui partecipano come singoli anche membri di collettivi e rappresentanti degli studenti; un gruppo informale e aperto che dopo la prima contrastata assemblea ha cercato di mantenere viva l’attenzione degli studenti creatasi in questi giorni, costituendo un’assemblea permanente in aula Aliotta.  I promotori parlano di “attacco al sistema culturale” messo in atto dalle ultime due riforme, e di  “risveglio della soggettività studentesca”, ultimamente costretta in tempi e modi di partecipazione alla vita universitaria tali da lasciare spazio a sole “battaglie residuali” su singole questioni interne. Un movimento che è nato semplicemente, spiegano, dall’”inaccettabilità di queste riforme che puntano a fare dell’università un luogo non più pubblico”. Nonostante le troppe sfaccettature che separano i gruppi interni alla Facoltà, e le capacità organizzative ancora da migliorare, la partecipazione è stata effettivamente elevata, come non si vedeva da tempo a Lettere. Così il giorno dopo l’assemblea è iniziata una discussione con il Preside De Vivo per occupare l’aula Piovani, il cui spazio era stato però prenotato per un convegno internazionale, finché gli studenti non si sono diretti verso l’aula Aliotta, dove è cominciato un presidio permanente. Uno stato di fatto che è stato accettato anche dai docenti, che hanno però proposto che gli studenti si trasferiscano in altri spazi quando inizieranno i corsi. La proposta per ora non è stata accettata né rifiutata, ma nonostante qualche scambio di opinioni sostenuto gli studenti precisano di non considerare i docenti come controparte, ma come parte sociale ugualmente danneggiata dalle riforme governative. Contemporaneamente si lavora a prendere contatti con altre Facoltà d’Italia e dello stesso Ateneo, puntando ad organizzare una mobilitazione o un blocco della didattica che, e di questo sono convinti anche gli studenti, saranno efficaci solo se coordinati a livello nazionale e partecipati da tutte le componenti della “comunità universitaria”.
Viola Sarnelli
- Advertisement -




Articoli Correlati