Il 31 ottobre scade il mandato del Preside di Giurisprudenza, prof. Michele Scudiero, ma ad ora ancora non c’è una data di votazione né candidature ufficiali. Le frase ricorrente è: “stiamo cercando un candidato unitario”. Vuol dire che l’unica disponibilità finora comunicata, quella del prof. Fernando Bocchini, intervistato a gennaio da Ateneapoli, non risulterebbe, ad ora, godere di un ampio consenso. Ci siamo messi allora alla ricerca di un candidato disponibile, partendo da un nome piuttosto condiviso, quello del prof. Aldo Mazzacane, uno dei docenti più autorevoli e stimati della Facoltà di Giurisprudenza, professore da 40 anni, studioso di fama internazionale, ordinario di Storia del Diritto Medievale, Moderno e Contemporaneo, è stato anche coordinatore della Commissione Didattica della Facoltà. Il prof. Mazzacane è molto ben voluto, sia fra gli studenti che fra i docenti, dove sono in molti che ben lo vedrebbero come futuro Preside. Ma lui si oppone deciso: “non ci penso proprio. L’ho già detto a qualche docente che me lo aveva chiesto: sono contro la gerontocrazia, occorre invece un collega giovane, presente, energie fresche, gente motivata e non distratta da altre funzioni o interessi”. “Io ho sempre fatto lo studioso, ho interessi scientifici che intendo portare avanti e completare fin quando l’età e gli interessi me lo permetteranno. E non intendo distrarmi su altro”. Perciò rimpiange l’esclusione del prof. Sandro Staiano: “mi dispiace il suo ritiro. Era la persona giusta, sempre dedito alla Facoltà, docente a tempo pieno o pienissimo, con ampia esperienza amministrativa. Peccato quello che gli è accaduto (il ritiro, dovuto a vicende relative a quando era sindaco di Pompei, n.d.r.): abbiamo perso la possibilità di avere un buon Preside, molto motivato e qualificato, sempre presente e persona di qualità”. Tornando a lei, tra l’altro sono molto apprezzate le sue qualità anche di mediazione fra le varie aree scientifiche della Facoltà. “Ringrazio. Ma siamo in una fase difficile e necessitano energie forti e presenza”, risponde deciso. Cerchiamo allora dei potenziali candidati. Si è parlato del prof. Lucio De Giovanni, romanista, già direttore di Dipartimento, però è della stessa area disciplinare dell’ex Preside Labruna, Preside di recente e per nove anni. “È vero. Però è persona qualificata e impegnato da sempre”. Poi del prof. Mario Rusciano, Presidente della Commissione Didattica, professore di Diritto del Lavoro, ma anche qui, per ora, sembra non esserci l’unanimità. “Peccato, si tratta di un altro collega presente e di grande qualità, appassionato”. Quindi del prof. Andrea Amatucci, di Scienza delle Finanze e Diritto Tributario, altro docente di lungo corso, a cui forse difetta l’età. “È un altro dei nomi illustri della nostra Facoltà. Certo, se fosse disponibile…”. Questo è il problema, molti docenti importanti, sono a tempo definito, particolarmente impegnati nella libera professione. “Come dar loro torto, hanno famiglia, hanno dedicato una vita agli studi giuridici, spesso con riconoscimenti internazionali, si può mai vivere con 4.000 euro al mese e spesso sostenere spese di aggiornamento e viaggi studio a proprio carico?”. “Ma ripeto, io sarei per un ringiovanimento al vertice della Facoltà, anche se in molti preferiscono l’esperienza”.
E di se stesso ripete: “sono 40 anni che faccio questo mestiere, sono stato in molti organismi internazionali, tedeschi, ma ho ancora qualche anno per studiare e voglio continuare a farlo. Posso dare il mio contributo, ma in altro modo. Né voglio fare il salvatore della patria, perché non c’è una patria da salvare e Giurisprudenza ha tanti colleghi più capaci di me nelle attività amministrative”. Come suo contributo, ci vuole dire quali, secondo lei, debbono essere le priorità per il futuro Preside? “Un progetto culturale forte. Innanzitutto. Decidere a cosa deve servire una Facoltà di Giurisprudenza, di che tipo di specializzazione scientifica necessita, che tipo di Università vogliamo per il futuro, sia nel modo di concepire il futuro degli studi giuridici che il ruolo dell’Università nella società contemporanea; il problema delle risorse e del rinnovamento del corpo docente, del reclutamento dei giovani ricercatori, potenziare l’internazionalizzazione, i dottorati che stanno modificando il loro aspetto istitutivo, un chiarimento sul ruolo dei Master, chiarire cosa ne facciamo dei tanti ragazzi bravissimi che continuiamo a formare, il rapporto con la professione. Ecco, questi sono alcuni argomenti che vanno messi al centro dei prossimi 7-10 anni di vita della Facoltà”. Ed in pratica consiglia, al di là dei nomi, una riflessione programmatica su presente e futuro della Facoltà. Del resto, l’elezione del Preside è, per consuetudine, anche il momento in cui la Facoltà si ferma un attimo a riflettere. Riforma e libera professione permettendo. “Ritengo – conclude il prof. Mazzacane – che, come al solito, la Facoltà troverà un nome unitario su cui esprimersi”. (P.I.)
E di se stesso ripete: “sono 40 anni che faccio questo mestiere, sono stato in molti organismi internazionali, tedeschi, ma ho ancora qualche anno per studiare e voglio continuare a farlo. Posso dare il mio contributo, ma in altro modo. Né voglio fare il salvatore della patria, perché non c’è una patria da salvare e Giurisprudenza ha tanti colleghi più capaci di me nelle attività amministrative”. Come suo contributo, ci vuole dire quali, secondo lei, debbono essere le priorità per il futuro Preside? “Un progetto culturale forte. Innanzitutto. Decidere a cosa deve servire una Facoltà di Giurisprudenza, di che tipo di specializzazione scientifica necessita, che tipo di Università vogliamo per il futuro, sia nel modo di concepire il futuro degli studi giuridici che il ruolo dell’Università nella società contemporanea; il problema delle risorse e del rinnovamento del corpo docente, del reclutamento dei giovani ricercatori, potenziare l’internazionalizzazione, i dottorati che stanno modificando il loro aspetto istitutivo, un chiarimento sul ruolo dei Master, chiarire cosa ne facciamo dei tanti ragazzi bravissimi che continuiamo a formare, il rapporto con la professione. Ecco, questi sono alcuni argomenti che vanno messi al centro dei prossimi 7-10 anni di vita della Facoltà”. Ed in pratica consiglia, al di là dei nomi, una riflessione programmatica su presente e futuro della Facoltà. Del resto, l’elezione del Preside è, per consuetudine, anche il momento in cui la Facoltà si ferma un attimo a riflettere. Riforma e libera professione permettendo. “Ritengo – conclude il prof. Mazzacane – che, come al solito, la Facoltà troverà un nome unitario su cui esprimersi”. (P.I.)