Aspettando il 15 marzo, tredicesima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie che si svolgerà a Bari (la data è anticipata di una settimana rispetto al tradizionale incontro del 21 marzo, coincidente con il venerdì santo), l’Unione degli Universitari (Udu) e Libera hanno organizzato il convegno ‘Strategia di contrasto alla camorra. A che punto siamo?’ che si è svolto il 28 febbraio presso l’Aula De Sanctis della Facoltà di Giurisprudenza. Ha portato il suo saluto alla platea il Preside della Facoltà giuridica Michele Scudiero.
Ha aperto il dibattito –moderato da Geppino Fiorenza- il capo del pool anticamorra della Procura di Napoli Franco Roberti che ha parlato delle strategie di contrasto alla camorra. “Dal 1991-92 ad oggi – ha detto Roberti – abbiamo messo a frutto l’esperienza passata, messo a fuoco alcuni aspetti che prima non erano stati ben inquadrati: prima di tutto, i caratteri della camorra moderna, una camorra che ha la capacità di operare contemporaneamente nel locale e nel globale; la camorra come elemento costitutivo della società napoletana; l’interazione con l’economia e la politica che ha permesso alla camorra di schiacciare entrambe”. Messo a fuoco gli aspetti fondamentali, in che modo lo Stato può operare per contrastare il fenomeno camorristico? “Deve rafforzare Polizia, Magistratura e sistema penitenziario. Di sicuro non occorre l’esercito, piuttosto bisogna modificare le norme!”. L’intervento del prof. Amato Lamberti, sociologo e direttore scientifico dell’Osservatorio sulla camorra, si apre con una definizione delle organizzazioni criminali. “Criminali, imprenditori, amministratori e politici. Questa è l’organizzazione criminale che riesce a condizionare il territorio”, e prosegue elencando casi di speculazione edilizia. Tano Grasso, presidente dell’Associazione italiana antiracket allarga il discorso alla mafia e ad altre regioni d’Italia, Calabria e Sicilia. “Oggi – dice Grasso – si è creata una divaricazione tra due livelli: l’azione di contrasto repressivo-giudiziario che forse non ha precedenti e il livello politico, in particolare quello dei soggetti che hanno una più diretta responsabilità politica che non appartiene alla polizia…”. Emerge, però, un dato nuovo. “Sul rapporto tra mafia ed economia si sono verificate rotture che hanno determinato una diversa collocazione sociale di pezzi d’impresa…”. In rappresentanza dell’UDU, Arcangelo Munciguerra che parla di cultura e di fondi mai stanziati a questo proposito. “E’ necessario combattere la camorra con l’investigazione, ma occorre anche la cultura: bisogna spendere per informazione e cultura affinché i ragazzi facciano un utile percorso di studi, e purtroppo la Regione non mette a disposizione una lira per questo!”. Conclusioni con Don Tonino Palmese che, di fronte alla parola ‘contrasto’, reagisce immaginando alcuni volti “dai familiari delle vittime di mafia fino a Raffaele Del Giudice di Legambiente”.
Maddalena Esposito
Ha aperto il dibattito –moderato da Geppino Fiorenza- il capo del pool anticamorra della Procura di Napoli Franco Roberti che ha parlato delle strategie di contrasto alla camorra. “Dal 1991-92 ad oggi – ha detto Roberti – abbiamo messo a frutto l’esperienza passata, messo a fuoco alcuni aspetti che prima non erano stati ben inquadrati: prima di tutto, i caratteri della camorra moderna, una camorra che ha la capacità di operare contemporaneamente nel locale e nel globale; la camorra come elemento costitutivo della società napoletana; l’interazione con l’economia e la politica che ha permesso alla camorra di schiacciare entrambe”. Messo a fuoco gli aspetti fondamentali, in che modo lo Stato può operare per contrastare il fenomeno camorristico? “Deve rafforzare Polizia, Magistratura e sistema penitenziario. Di sicuro non occorre l’esercito, piuttosto bisogna modificare le norme!”. L’intervento del prof. Amato Lamberti, sociologo e direttore scientifico dell’Osservatorio sulla camorra, si apre con una definizione delle organizzazioni criminali. “Criminali, imprenditori, amministratori e politici. Questa è l’organizzazione criminale che riesce a condizionare il territorio”, e prosegue elencando casi di speculazione edilizia. Tano Grasso, presidente dell’Associazione italiana antiracket allarga il discorso alla mafia e ad altre regioni d’Italia, Calabria e Sicilia. “Oggi – dice Grasso – si è creata una divaricazione tra due livelli: l’azione di contrasto repressivo-giudiziario che forse non ha precedenti e il livello politico, in particolare quello dei soggetti che hanno una più diretta responsabilità politica che non appartiene alla polizia…”. Emerge, però, un dato nuovo. “Sul rapporto tra mafia ed economia si sono verificate rotture che hanno determinato una diversa collocazione sociale di pezzi d’impresa…”. In rappresentanza dell’UDU, Arcangelo Munciguerra che parla di cultura e di fondi mai stanziati a questo proposito. “E’ necessario combattere la camorra con l’investigazione, ma occorre anche la cultura: bisogna spendere per informazione e cultura affinché i ragazzi facciano un utile percorso di studi, e purtroppo la Regione non mette a disposizione una lira per questo!”. Conclusioni con Don Tonino Palmese che, di fronte alla parola ‘contrasto’, reagisce immaginando alcuni volti “dai familiari delle vittime di mafia fino a Raffaele Del Giudice di Legambiente”.
Maddalena Esposito