Aula studio: postazioni contese, diverbi social e dal vivo

Serve veramente un guardiano o basta solo un po’ di senso civico? Ragazzi maggiorenni e, fino a prova contraria, di cultura e caratura universitaria necessitano veramente di una persona in divisa per capire che un quaderno poggiato su un banco per ore non può togliere un posto a sedere a un collega? Si può accettare che si mangi, si parli e perfino si giochi a carte in un’Aula studio che, a scanso di equivoci, porta nel suo stesso nome le finalità per le quali tutte le mattine apre le proprie porte? Il no come risposta è lapalissiano, o almeno dovrebbe. Non è così, però, a via De Amicis. L’Aula studio, diventata col tempo terra di tutti, e forse di nessuno, è oggi lo spazio di un pidgin linguistico. Lì si ascoltano le voci di aspiranti biotecnologi, veterinari, medici e infermieri, che normalmente seguono in sede anche le lezioni, unite a quelle di coetanei provenienti da altri Corsi di Laurea, se non da altre Università. Nulla di strano, si parla di un bene pubblico, di un bene di tutti. Semmai ci si potrebbe interrogare sui motivi delle migrazioni verso la sede di Biotecnologie. Il bene in questione, però, pare sia sfruttato male visto che si arriva ad alzare la voce sui social, dove recenti sono i racconti di scontri verbali accesi tra ragazzi. Oggetto della disputa…
 
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