Calamari giganti, megalodonti e sirene: il Museo Zoologico federiciano in tv

Si chiama Mistery Land – La grande favola dell’ignoto, il programma televisivo dalle tinte fosche che si trova spesso a trattare di piovre giganti, fantasmi, caccia alle streghe. Il canale Mediaset Italia 1, la sera dello scorso 4 ottobre, ha giocato sul filo del rasoio proponendo una narrazione per lunghi tratti volutamente non scientifica. Una puntata dedicata ai mostri. E d’improvviso, ecco che i conduttori Aurora Ramazzotti e Alvin, dopo aver solleticato la fantasia degli spettatori con leggende antiche, si sono messi sulle tracce di calamari giganti, megalodonti e sirene, figure mitiche le cui voci litaniche echeggiano nella mente dell’uomo occidentale fin dall’antica Grecia. In questi anfratti ha fatto la sua comparsa il Museo Zoologico, una delle cinque strutture del Centro Museale “Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche”, della Federico II. E all’interno della trasmissione, il compito di ristabilire una verità scientifica che sgomberasse il campo dalla finzione è stato affidato alla dott.ssa Roberta Improta, responsabile proprio del comparto Zoologico federiciano. “Ad oggi possiamo dire con certezza che il megalodonte è estinto – ha spiegato – e per fattori climatici, e per la competizione con altre specie. In effetti abbiamo avuto un turnover faunisitco, perché alla sua scomparsa nel Pliocene è sopraggiunto lo squalo bianco. Più piccolo, più veloce”. Attacchi alle prede, ai propri simili e addirittura all’uomo stesso. Si tratta del calamaro gigante, “cefalopode dalle dimensioni spaventose, con i suoi dieci tentacoli e grosse ventose dentellate dotate di uncini, che negli anni ’80 attaccò la fregata americana U.S. Stein”. Tocca poi alla figura più affascinante, ma anche del tutto slegata dal mondo reale: la sirena. Da una delle quali – Partenope – la leggenda vuole sia nata proprio Napoli. Dopo aver visitato quella che dovrebbe essere la tomba della nostra ‘prima madre’ nella chiesa di San Giovanni Maggiore, i conduttori chiedono di nuovo alla dott.ssa Improta di mettere sul piatto la scienza e i suoi fatti, contro ciò che ravviva il mito, come ad esempio lo scheletro di Dugongo (appartenente per le sue fattezze all’ordine dei Sireni), presente nel Museo federiciano. “Il mito pare sia nato proprio dall’avvistamento in lontananza di Dugonghi (in indonesiano, sirena) e Lamantini, da parte di marinai troppo lontani dalla terra ferma. Hanno un aspetto antropomorfo e, come nel caso dell’uomo, i cuccioli vengono quasi abbracciati durante l’allattamento, facendoli sembrare delle madri umane”.
La trasmissione di Mediaset è stata un’occasione anche per capire meglio il ruolo e l’importanza di un Centro museale come quello della Federico II. E, per questo, non ci si poteva affidare che al Direttore prof. Piergiulio Cappelletti, docente di Georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali, che ad Ateneapoli ha fatto cenno alla storia e raccontato aneddoti tanto curiosi quanto interessanti. “Il Centro è nato nel 1992, e inizialmente era composto da quattro Musei, ovvero quelli di Antropologia, Paleontologia, Mineralogia e per l’appunto quello di Zoologia (questi ultimi due i più antichi, rispettivamente 1801 e 1812 ndr). Solo qualche anno dopo ha fatto la sua comparsa quello di Fisica. I reperti dello Zoologico degni di nota sono tantissimi, ma alcuni in particolare sono accompagnati anche da retroscena simpatici. Cito lo scheletro dell’elefante di Portici, donato all’allora Re Carlo di Borbone. Si narra che un caporale dell’esercito, al quale fu affidata la custodia dell’animale, lo sfruttasse per arrotondare lo stipendio mostrandolo al pubblico. Alla morte dell’elefante, per malnutrizione, finì la fortuna del soldato. Da lì nasce l’espressione dialettale “Capurà è muorto alifante”. Chiosa finale sul ruolo che il Centro ha rivestito e tutt’ora riveste per l’intera città: “Essendo collocato nel centro storico (via Mezzocannone 8, ad eccezione del Museo di Paleontologia allestito nel complesso di San Marcellino n.d.r.) è un luogo dalla forte funzione sociale. Senza dimenticare il fatto che sia un fondamentale centro di studio. Insomma, è un grande luogo di aggregazione”.
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