“Continuità e pazienza” per concludere il percorso di studi “nel tempo canonico e con soddisfazione”

Alfonso, primo laureato Magistrale in Ingegneria dell'Automazione e Robotica

Alfonso Strino è il primo laureato in Ingegneria dell’Automazione e Robotica, il Corso Magistrale – attivato due anni fa al Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione – che si focalizza sul mondo della robotica e su tutto quanto concerne i temi della transizione green, industria 4.0, Internet of Things e building automation. La corona di alloro Alfonso l’ha indossata a fine gennaio, discutendo una tesi “dedicata alla progettazione di un sistema SCADA per la supervisione integrata delle gallerie ferroviarie, in collaborazione con Hitachi Rail, azienda con cui avevo svolto il tirocinio e che adesso mi ha anche assunto”. La sua passione per il mondo ferroviario è di quelle tipiche che, a memoria, accompagnano da sempre: “Sono felice di averla concretizzata entrando in una grande realtà come Hitachi, leader nella progettazione di soluzioni in ambito ferroviario”. Attualmente, in continuità con il tirocinio e la tesi, il suo lavoro consiste “proprio nella realizzazione di questi sistemi di controllo SCADA. Si tratta di un lavoro da svolgere principalmente al computer, a cui si alternano le riunioni interne e gli incontri con i vari clienti e fornitori”. È una professione entusiasmante, “che mi sta insegnando tanto soprattutto grazie alla multidisciplinarietà dei team in cui sono inserito. Di base, infatti, collaboro con ingegneri informatici, elettronici, meccanici”. Laureato con 110 e lode, Alfonso può ben dire di essere soddisfatto del suo percorso: “Ho imparato a risolvere i problemi tra i banchi dell’Università. Ingegneria dell’Automazione offre una preparazione generale ad ampio spettro, fornendo tutte le conoscenze necessarie per poi potersi specializzare in un determinato settore”. Ingegneria dell’Automazione e Robotica, in particolare, raccoglie l’eredità della vecchia Magistrale in Ingegneria dell’Automazione: “È un Corso che si è rinnovato bene, carpendo le esigenze del mondo del lavoro e offrendoci dei plus interessanti tra cui la possibilità di seguire un intero semestre sostitutivo in lingua inglese e alcuni nuovi insegnamenti laboratoriali”. Uno di questi, Control Lab del prof. Raffaele Iervolino, è stato il ponte che ha rapidamente condotto Alfonso alla Hitachi. 
Ma come sfruttare al meglio un percorso del genere? “Studiando con continuità e pazienza – risponde – Ingegneria è consequenziale dal momento che ogni esame è collegato ad un altro, lo studio dell’uno è funzionale per superare l’altro. E non bisogna aspettarsi di entrare subito nel vivo della materia che interessa perché vanno acquisite prima le basi, quindi capita che la passione debba aspettare un po’”. Questo, in sostanza, il metodo di lavoro che lo ha guidato nell’arco dei cinque anni: “Ho concluso il percorso nel tempo canonico e con soddisfazione. Non ricordo esami che mi abbiano particolarmente bloccato anche perché ho sempre seguito le lezioni e chiarito ogni dubbio sul nascere contattando il docente”. Né la pandemia lo ha messo in difficoltà: “Ho frequentato in presenza soltanto il primo semestre del primo anno di Magistrale ma, con la DAD, essendo un fuorisede, sono riuscito ad ottimizzare i tempi dello studio. Eravamo ben attrezzati anche per lo svolgimento delle attività pratiche a distanza, avendo avuto la possibilità di usufruire da casa di alcuni materiali e strumenti”. Tornando indietro, conclude con un pizzico di emozione, “studierei nuovamente Automazione. Gli ultimi cinque anni sono stati duri, mi sono impegnato tanto sacrificando qualche hobby, ma ne è valsa la pena. Sono entrato in un settore in cui la domanda è decisamente superiore all’offerta e lo testimoniano le tante richieste di colloqui che ho ricevuto”. Del resto, “stiamo assistendo all’automatizzazione di tantissime attività quotidiane come possiamo evincere anche dall’importanza crescente della Digital Transformation”. Non in ultimo: “Speravo di collocarmi in una grande realtà restando nella mia città. E sono stato fortunato”.


Carol Simeoli 

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