Dialogo a più voci sul lavoro post pandemia

Ciclo di incontri promossi dalla prof.ssa Capone, docente di Psicologia del Lavoro

Quarantene improvvise che hanno bloccato milioni di dipendenti a casa, la soluzione tampone smart working sempre più regola che eccezione, e si potrebbe continuare con l’elenco. Il Covid ha stravolto il mondo del lavoro imponendo una riflessione ad ampio raggio su condizioni e tempi. I problemi sorgono in un attimo e il lavoratore è chiamato a rispondere presente, mantenendo calma e sangue freddo. Si chiama “Il lavoro nel post pandemia: un dialogo tra discipline” il ciclo di seminari organizzato dalla prof.ssa Vincenza Capone, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni alla Triennale di Scienze e tecniche psicologiche, che assieme a sei ospiti per cinque incontri – due dei quali già andati in scena l’11 e il 13 aprile in Aula Piovani e online su Teams – si pone l’obiettivo di mettere sul piatto, da più punti di vista, i temi sostanziali legati all’occupazione dopo l’avvento nefasto del virus e soprattutto quali soft skills debba possedere il singolo per orientarsi in un mondo che cambia velocemente. “Ci tengo a precisare subito che questa iniziativa nasce per gli studenti – spiega Capone – cioè dall’esigenza di metterli nelle condizioni di ascoltare diversi pareri per capire meglio il lavoro nel post pandemia. I ragazzi hanno bisogno di conoscere la complessità di questa sfida in cui si imbatteranno entro qualche anno, per questo affronteremo la questione da un punto di vista storico, economico e politico. Viviamo un periodo che ci chiede di metterci in discussione, sia sul fronte delle competenze individuali che su quello dell’organizzazione del lavoro”.

Gli incontri

I primi due incontri hanno visto la partecipazione della prof.ssa Margherita Platania, già docente di Storia Contemporanea all’Università di Salerno, e del dott. Alessio Ferrario, psicologo del lavoro che si occupa di Engagement presso l’Adecco Group. Alla prima è toccato fare un passo indietro entrando nel dettaglio delle lotte operaie e studentesche a partire dalla fine degli anni ’60 e di quanto queste “abbiano ancora una ricaduta sostanziale sul lavoro”, continua Capone; mentre al secondo, arrivato da Milano, il compito di raccontare le nuove prospettive e quali siano le competenze maggiormente richieste dalle aziende, “non solo per il settore della psicologia, ma per chiunque si affacci in questo mondo. Il seminario non è aperto solo ai miei studenti”, specifica la docente. Il 27 aprile, invece, al fianco della Capone siederà il prof. Diego Giannone, docente di Scienza Politica alla Vanvitelli: “Da esperto di valutazione, ci parlerà di come il neoliberalismo ha cambiato il lavoro”. Il 2 maggio ci sarà spazio anche per la Federico II, rappresentata nell’occasione, dal prof. Guido Capaldo, docente di Ingegneria economico-gestionale, che si concentrerà sull’agilità organizzativa, su “come le organizzazioni fronteggiano i cambiamenti, cosa è richiesto alla progettazione aziendale”. A questo proposito Capone spende qualche parola sulla condizione degli studenti di Studi Umanistici: “Ritengo questo incontro particolarmente importante perché purtroppo i ragazzi non hanno molte occasioni di confronto con la realtà organizzativa, non ne sanno”. Nell’ultimo appuntamento, quello del 9 maggio, ci sarà un cambio di registro. Si abbandonerà il piano teorico in favore di uno più pratico, costruito sull’esperienza territoriale di due psicologi, Pasquale Fallace e Rosaria Pandolfi dell’Asl Napoli 2 Nord. “Con loro entreremo in contatto con una realtà specifica, cioè proveremo a capire quanto la pandemia sia arrivata davvero sul campo. Tratteremo di quella che in gergo si chiama di ‘health literacy’”. Cinque incontri che, sommati al corso di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, porteranno in dote agli studenti la conoscenza dei “meccanismi psicologici dell’uomo sul lavoro, dell’individuo che si relaziona con il contesto e con la macchina, senza dimenticare poi i cambiamenti organizzativi”

I consigli

E dato che sono i ragazzi e la loro presa di coscienza della complessità ad essere il vero scopo dei seminari, Capone non manca di offrire qualche consiglio: “Dico sempre che i primi elementi importanti della condotta lavorativa sono passione e motivazione. D’altro canto, noi lavoriamo davvero tanto sulle soft skills. Non è un caso che abbiamo deciso di chiamare Adecco, che porta avanti un percorso di perfezionamento per neolaureati proprio sulle competenze trasversali. Sono queste che nei periodi di crisi, di cambiamento, vengono richieste di più”. Cosa possa ancora cambiare nel lavoro non è dato saperlo con certezza, ma bisogna stare sul pezzo: “Nemmeno noi studiosi e ricercatori sappiamo ancora cosa ci aspetta, dobbiamo affidarci alla cosiddetta capacità negativa, cioè far fronte ai problemi che possono presentarsi”.

Claudio Tranchino

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