È la connessione tra teoria e pratica ad affascinare gli studenti

Era il 21 settembre scorso quando nella Basilica della Pietrasanta, alla presenza del Rettore Matteo Lorito, del Presidente della Camera Roberto Fico e del Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici Andrea Mazzucchi, la Federico II presentava un Corso di Laurea Magistrale nuovo di zecca. Si tratta di “Coordinamento dei Servizi educativi per la Prima Infanzia e per il Disagio Sociale”. Una necessità assoluta del territorio partenopeo, alla quale l’Ateneo ha prontamente risposto. E a poco meno di due mesi dalla entrata in calendario, assieme alla Coordinatrice prof.ssa Francesca Marone – docente di Pedagogia generale e sociale – si possono mettere a fuoco gli obiettivi programmatici, nonché trarre un primo mini bilancio di quella che, finora, è pur sempre una fase di rodaggio. Il numero di iscritti – 25 su 100 posti disponibili – è il dato dal quale partire. “Innanzitutto la valutazione rispetto agli studenti è stata fatta guardando il percorso triennale, dunque la media degli esami, e il numero di crediti raggiunti in Pedagogia – spiega la docente – Sui posti inevasi, invece, la possibilità di iscriversi resterà aperta fino a dicembre”. Inevitabilmente il nuovo Corso sconta qualche ritardo dovuto ai tempi di approvazione dell’Anvur e ad un processo di attecchimento indispensabile per le dinamiche universitarie. Ma il vero fiore all’occhiello sono gli scopi formativi, che mirano a “creare figure apicali del coordinamento e della gestione dei servizi educativi. Insomma, andiamo a colmare una mancanza che la città patisce. Nello specifico, i nostri ragazzi, in futuro, saranno chiamati a coordinare nidi, organizzazioni volte a sostenere il percorso evolutivo della prima infanzia, ma anche a gestire strutture e comunità che vivono disagio e marginalità. Non si tratta quindi di semplici educatori, ma di figure in grado di intercettare bisogni, mettere a sistema buone pratiche, ma anche di individuare e gestire risorse, capaci di creare rete e partnership con il territorio”. E per arrivare ad ottenere simili competenze è evidente che la sola teoria non può bastare. Tirocini e laboratori “sono la caratteristica specifica del nostro Corso. L’impostazione è quella di apprendere tramite l’esperienza. Abbiamo lavorato molto sui rapporti con stakeholder privati e pubblici partenopei”. Lo stesso elaborato finale, lungi dal relegare gli studenti solo davanti ad un pc a scrivere, andrà condotto all’insegna del ‘project work’. Indifferibile, poi, la domanda sul lavoro. Quali possono essere le prospettive? Elevate, a quanto pare. “Guardando i dati degli iscritti di altre Università italiane, l’assorbimento è pressoché totale. Siamo molto fiduciosi, perché già ad un anno dalla laurea il tasso di occupazione arriva all’80% circa. Nel prosieguo degli anni aumenta”. Tuttavia, un vulnus c’è. “Al momento non esiste, presso il nostro Ateneo, una Triennale in Scienze dell’Educazione. Ciò significa che dobbiamo attingere ad altri bacini”, aggiunge Marone, che conclude racchiudendo in uno slogan efficace l’essenza del suo Corso: “Educazione è prevenzione, protezione e promozione”.
Entusiasti gli studenti
Ora tocca a loro. Agli studenti. Che hanno deciso di mettersi in gioco, per i due anni conclusivi della Magistrale, con un percorso del tutto nuovo, ma ricco di stimoli. Alcuni di loro hanno raccontato ad Ateneapoli la genesi della propria scelta e le aspettative per il futuro: l’impostazione rivolta al pratico del Corso di Studi e la voglia di restare a Napoli per aiutare la propria comunità. “Ho avuto la possibilità di conoscere gli obiettivi del Corso, grazie alla Coordinatrice – spiega Alessandra De Simone, 23 anni e prossima alla Laurea Triennale in Scienze e Tecniche psicologiche – Sicuramente uno dei più importanti, per me, è la strettissima connessione tra teoria e concretezza. Il fatto di potermi occupare in futuro di contrastare la marginalità, di garantire pari opportunità, ad adulti o bambini che siano e al di là della classe sociale ed economica, non mi ha fatto esitare nemmeno per un istante, nonostante valutassi anche altri percorsi. Oltretutto nella nostra città mancava questo tipo di formazione. Io che vengo da Psicologia penso alla mia figura non solo come dedita al singolo, ma anche alla cura della collettività, della comunità”. E la carenza di percorsi simili denunciata dalla giovane poteva essere l’elemento decisivo per portare alla ‘fuga’ di chi, pur di formarsi in questo settore, si sarebbe trasferito al nord. Come nel caso di Sara Fabiano, 22 anni, titolo Triennale in Servizio sociale conseguito lo scorso 28 ottobre presso il Dipartimento di Scienze Politiche. “Ormai ero pronta a partire per Bologna e proseguire l’Università lontano da casa.  Poi la scoperta di questo Corso ha cambiato tutte le carte in tavola e ora sono felicissima di poter contribuire a sostenere il mio territorio”. Ma a prescindere da questo, l’idea di Coordinamenti in Servizi educativi “è nata dopo aver seguito un corso di Pedagogia del prof. Oliverio. Mi ha fatto capire che una laurea basata su molte attività pratiche era il percorso ideale per me, e soprattutto per l’attuale mondo del lavoro”. Che vorrebbe affrontare proprio come Coordinatrice all’interno delle scuole. Ma ci vuole tempo, e nel mentre, oltre ad arricchire il proprio bagaglio teorico tra i banchi del Dipartimento di Studi Umanistici, a dicembre l’aspetta un’esperienza utile a proiettarla in quella dimensione nella quale si vede in futuro. “Grazie agli stimoli e gli input dei nostri professori, avrò l’opportunità di collaborare con il CSV di Napoli, il Centro di Studi per il Volontariato. Cercavano laureati triennali, ho fatto un colloquio, ed eccomi qui. Sarò chiamata ad andare nelle scuole per avvicinare i ragazzi dai 14 ai 18 anni al volontariato, tramite progetti vivaci e interessanti”. Con Sara, in questa interessante iniziativa, Gennaro Raio, 28enne con una Triennale in Scienze e Tecniche psicologiche. “Io vengo da un anno di frequentazione del primo anno della Magistrale di Psicologia. Durante il secondo semestre ho seguito il corso di Pedagogia di comunità del prof. Vittoria. Ed è stato lì che, per il metodo didattico usato e per i temi toccati, mi sono avvicinato sempre di più a quella sensibilità propria degli obiettivi di Coordinamento dei Servizi educativi. Ho seguito tutte le presentazioni e dopo aver riflettuto ho deciso di virare su quest’altro percorso”. Sul futuro, il mantra sembra l’apertura ad ogni possibilità. “Non mi pongo alcun limite, bisogna essere flessibili. Di sicuro reputo l’educazione lo strumento di base per poter cambiare ciò che non va nella nostra società”. Ma la chiosa finale di Gennaro rivela il desiderio: “lavorare con gli adolescenti e con gli adulti sarebbe più vicino alle mie attitudini”.
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