Terapia assistita con gli animali “una delle nuove frontiere della medicina veterinaria”

Accarezzare un cane, passargli un bocconcino di cibo, giocare con lui, tenerlo accanto al proprio letto può essere una importante terapia per chi è ricoverato in ospedale. In particolare per i pazienti in età pediatrica. Sono ormai numerose le esperienze di pet therapy condotte nei reparti pediatrici italiani. Al Santa Chiara di Pisa, per esempio, il primo progetto è partito nel 2016 in virtù di una collaborazione tra l’Azienda sanitaria toscana e l’associazione Dobredog. Di qui a qualche tempo – compatibilmente con le norme di prevenzione del contagio da coronavirus – una esperienza analoga sarà attivata dall’Asl Napoli 1. Nei giorni scorsi, infatti, il direttore generale Ciro Verdoliva ha firmato il contratto con la veterinaria Alessandra Tedone in virtù del quale la giovane professionista sarà impiegata con il suo cane, addestrato per questo tipo di attività, nei reparti ospedalieri. La borsa di studio triennale garantisce alla giovane professionista un compenso annuo di 12.000 euro lordi per un impiego di almeno quattro ore a settimana. Tedone ha partecipato come unica concorrente al bando pubblicato dalla Asl Napoli 1 a dicembre 2019 per la selezione di un medico veterinario, detentore di un cane formato in IAA (è l’acronimo di Interventi Assistiti con Animali) da impiegare nel progetto ‘Umanizzazione delle cure ospedaliere per l’età pediatrica’. Ha frequentato ed ha conseguito nel 2019 con 110 e lode alla Federico II il Master in Zooantropologia per gli interventi assistiti con gli animali ed un anno fa aveva avuto con altri due colleghi una consulenza per l’attività svolta presso un centro di emodialisi napoletano nell’ambito di un progetto portato avanti dall’Ateneo federiciano sotto la responsabilità della prof.ssa Francesca Menna, docente a Veterinaria ed oggi assessore al Comune di Napoli. “La terapia assistita con gli animali – dice il professore Gaetano Oliva, che il Direttore del Dipartimento di Veterinaria dell’Ateneo federiciano – è una delle nuove frontiere della medicina veterinaria. Sempre di più si instaurano rapporti di collaborazione tra i veterinari e gli specialisti della medicina umana per aiutare attraverso il contatto con animali addestrati e preparati le persone che attraversano situazioni di fragilità fisica o psichica. La prof.ssa Menna è tra le massime esperte in Italia di terapia assistita con gli animali e dirige il nostro Master. È un campo che credo sarà caratterizzato da sempre nuovi progressi e potrà garantire ai colleghi bravi e motivati discrete opportunità di lavoro”. Per gli studenti, allo stesso modo, potrebbe essere occasione di formazione ed arricchimento la partecipazione alle attività del centro di accoglienza per i cani che, dopo una falsa partenza risalente ad alcuni anni fa ed una inaugurazione alla quale non seguì alcuna attività, ha finalmente aperto i battenti qualche settimana fa. “Noi abbiamo una intesa – ricorda il prof. Oliva – nell’ambito delle attività del polo didattico integrato con l’Asl Napoli 1, l’istituto zooprofilattico ed il Comune di Napoli per seguire la parte del canile. Può essere una opportunità anche per la didattica. Spero che, compatibilmente con la situazione della pandemia, invieremo lì i nostri studenti per apprendere le dinamiche di gestione di un canile di questo tipo”.
In presenza primo anno, attività a piccoli gruppi e tirocini prelaurea 
Nei primi giorni di marzo, intanto, cominceranno le lezioni del secondo semestre: “A Veterinaria, come nel resto dell’Ateneo, compatibilmente con la curva dei contagi, saranno assicurate la presenza almeno delle matricole in aula e le attività svolte a piccoli gruppi: esercitazioni pratiche, laboratori, tesi sperimentali. Ovviamente, se poi riusciremo a fare anche altro, nel rispetto rigoroso nelle norme e dei principi di sicurezza, che impongono di utilizzare le aule al 50% della capienza massima, tanto di guadagnato. Stiamo comunque potenziando le attrezzature informatiche delle aule affinché anche chi non potrà venire potrà seguire in maniera ottimale la didattica a distanza. È poi allo studio la possibilità per gli anni successivi al primo di compattare lezioni teoriche a distanza tra marzo e metà aprile e poi di concentrare la parte pratica in aula tra la seconda metà di aprile e maggio e giugno. Nella speranza che le cose vadano a migliorare. Per dpcm siamo in regime emergenziale fino al trenta aprile, poi lo scenario potrebbe cambiare”. 
Sono iniziati nei giorni scorsi anche i tirocini prelaurea obbligatori, che si svolgono presso le asl, le aziende zootecniche, i macelli, l’istituto zooprofilattico, i caseifici. “Abbiamo la possibilità che si svolgano in presenza”, ricorda Oliva, “perché gli studenti in tirocinio sono equiparati ai lavoratori. Ovviamente, se il quadro epidemiologico dovesse aggravarsi, anche le attività di tirocinio potrebbero essere sospese. Siamo in continuo contatto con la ripartizione prevenzione e sicurezza dell’Ateneo. Tengo a sottolineare che i nostri tirocinanti vanno in aziende certificate dove si applicano con scrupolo le norme indispensabili a prevenire il contagio da coronavirus”.
La dinamica dei contagi sarà decisiva anche rispetto ad un’altra scelta che Veterinaria si appresta a compiere e che è relativa al prossimo anno accademico: la richiesta di posti per gli immatricolati. “Stiamo valutando di chiedere almeno una decina di immatricolazioni in più rispetto a quest’anno, ma molto dipenderà dall’andamento dei contagi. L’istanza di ampliare le immatricolazioni, in ogni caso, va vista in prospettiva dell’entrata in attività della nuova sede che sarà costruita al Frullone. Qui in via Delpino gli spazi sono francamente vetusti e se non ci fosse il progetto di nuovi spazi più funzionali non ci azzarderemmo a pensare di incrementare il numero di nuovi iscritti. Va pur detto che ogni anno riceviamo richieste di immatricolazione di gran lunga superiori rispetto ai posti disponibili. Credo che il rapporto sia uno a dieci. Restano fuori tanti e magari qualche posto in più potrebbe essere indispensabile”. Il nuovo Dipartimento vedrà la luce nella zona in prossimità del centro di recupero della fauna selvatica gestito dall’Asl e nella quale è prevista anche l’edificazione di un nuovo ospedale per gli animali. “È in definizione la cantierizzazione dell’una e dell’altra struttura. L’ospedale nell’arco di un anno e mezzo dovrebbe essere pronto. Per i nuovi spazi del Dipartimento i tempi sono diversi, si stimano almeno tre anni dall’avvio dei lavori”. Nell’attesa, continua a rappresentare un riferimento l’ospedale attivo nella sede storica di Veterinaria, in via Delpino. Si accede per appuntamento e sul sito del Dipartimento sono indicati i numeri da comporre per la prenotazione. “C’è forte richiesta – dice Oliva – sia da parte di proprietari di animali, sia da parte di colleghi veterinari che ci chiedono consulenze e visite specialistiche per gli animali dei loro clienti. Si chiamano visite di referenza. Da sempre, d’altronde, ci siamo posti in regime non concorrenziale con i colleghi liberi professionisti. C’è desiderio e necessità di interazione. Per noi è fonte di casistica e dalla collaborazione si impara tanto reciprocamente”.
 
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