Un ‘semestre bianco’ per gli studenti di alcune Magistrali con i Minor

L’approfondimento delle conoscenze all’insegna dell’integrazione e della trasversalità è la logica alla base del progetto nazionale dei Minor in Green Technologies e Smart Infrastructures che vede coinvolto il Collegio di Ingegneria dell’Università Federico II. I Minor, pacchetti di insegnamenti e altre attività ora a disposizione degli studenti al secondo anno di alcune Magistrali, sono stati presentati giovedì 16 settembre nel corso di un incontro tenutosi in modalità blended.
Ad introdurre i lavori, dall’Aula Magna Leopoldo Massimilla di Piazzale Tecchio, c’è il prof. Antonio Moccia che era il Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base – di cui fa parte il Collegio di Ingegneria – alla partenza del progetto. Il suo intervento si apre centrando il nocciolo della questione: “L’innovazione della didattica fa parte del DNA della nostra Ingegneria, nel contesto di un costante aggiornamento di tutti i Corsi”. Brevemente, ripercorre le novità degli ultimi anni: “Siamo intervenuti sulle Triennali, ad esempio, tarando un Corso sui servizi e le infrastrutture e innovando la Laurea dedicata alle Telecomunicazioni. Abbiamo introdotto due Lauree professionalizzanti e lanciato, tra le Magistrali, tre nuovi Corsi e molti percorsi in inglese”. La volontà di innovazione si è sposata con la vocazione interdisciplinare dando vita, nella Scuola, “a progetti come Data Science e Mathematical Engineering. Altri due nuovi Corsi, sempre interdisciplinari, sono in via di approvazione: Quantum Science and Engineering e un Corso che mette insieme Biochimica, Ingegneria ed Economia”. Già da tempo, “ad Ingegneria, si parlava di un semestre bianco ovvero di una finestra in cui gli studenti Magistrali potessero muoversi trasversalmente tra più settori scientifico-disciplinari. E i Minor, ora, sono un’applicazione nazionale di questa idea”. Idea che fu suggerita allora dal prof. Piero Salatino, il primo Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base e oggi Coordinatore del progetto quadro interateneo Tecnologie per le Transizioni in cui rientra lo strumento del Minor: “L’Università ha spesso la tendenza ad entrare in un condotto culturale e poi rimanerci – esordisce il docente – Il nostro compito, invece, è abbattere le barriere disciplinari e creare presupposti di incontro e contaminazione”. Green Technologies e Smart Infrastructures “sono temi ampi, in cui si muovono professionalità diverse, che hanno bisogno di un approccio integrato”. La formazione, spiega, deve avere la forma di una T. C’è bisogno di una solida conoscenza verticale della propria disciplina su cui si innesta un’asse orizzontale generalista. “Un ingegnere non deve saper fare tutto. Deve saper condividere con gli altri professionisti obiettivi, metodi, sensibilità e linguaggi”. Il Minor – prosegue – si sta diffondendo proprio con lo scopo di “promuovere una didattica interdisciplinare, integrare la formazione professionale, dare spazio a curiosità e interessi e rendere le competenze più appetibili”.
C’è tempo fino al 31 ottobre per aderire al percorso
Ma come funziona questo strumento? Il percorso formativo del Minor vale 30 crediti, suddivisibili in quattro categorie: attività formative di area tecnico-scientifica che possono essere moduli didattici strutturati appositamente per il Minor e per lo più in inglese oppure mutuati dall’offerta formativa dei Corsi di Studio coinvolti; insegnamenti dedicati alla promozione delle competenze digitali; attività per la promozione delle competenze trasversali che riguardano aspetti economici, manageriali, socio-culturali e legali e che potrebbero essere sviluppati sotto forma di seminari e project work. “Nel piano di studi, il Minor è un plus che richiede un po’ di studio in più – chiarisce ancora il prof. Salatino – Dei 30 crediti, fino a 20 possono essere acquisiti nei 120 della Magistrale, 10 sono in esubero e almeno due terzi devono essere presi in settori diversi da quelli caratterizzanti il proprio Corso”. Il Minor potrà essere inserito nel piano di studi fino al 31 ottobre. Qualche battuta, in conclusione, va su Tecnologie per le Transizioni: “un progetto sviluppato a Napoli in partenariato tra gli 8 Atenei che hanno le Scuole di Ingegneria numericamente più grandi – Politecnici di Bari, Milano e Torino, Federico II, La Sapienza, Università di Bologna, Padova e Palermo – I Minor non sono fruibili da tutti i Corsi di Ingegneria proprio perché necessitano di alcune conoscenze di base. Ma siamo in una prima fase di sperimentazione che vorremmo allargare”. E, in particolare, “al Ministero il nostro progetto è piaciuto molto e sembra che vi siano i presupposti affinché questa misura venga inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, chiarisce. L’incontro prosegue con un breve focus su ciascun Minor. Green Technologies (per le Magistrali di Ingegneria Chimica, Elettrica, per l’Ambiente e il Territorio, Meccanica per l’Energia e l’Ambiente e Scienza e Ingegneria dei Materiali) è illustrato dal prof. Massimo Dentice D’Accadia che cita i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030: “Nel 2030 vorremo basare gran parte dei nostri consumi energetici sulle fonti rinnovabili e sostituire carbone, gasolio e petrolio con combustibili più sostenibili. Dovremo ragionare in un’ottica di economia circolare, improntata alla riduzione dei consumi delle materie prime e al riciclo”. Il Green Technology Developer, quindi, dovrà controllare le trasformazioni della materia e dell’energia e intervenire nella produzione di beni e nell’erogazione di servizi operando, “in ottica sostenibile, e puntando alla preservazione della biodiversità, alla riduzione dell’inquinamento e all’uso efficiente delle risorse”. Il prof. Stanislao Patalano interviene, infine, a proposito del Minor Smart Infrastructures (per Transportation Engineering and Mobility, Ingegneria dei Sistemi Idraulici e di Trasporto, delle Telecomunicazioni, Elettrica, Meccanica): “Le infrastrutture sono una risorsa fondamentale per il nostro Paese ed è necessario provvedere ad una loro riqualificazione sia fisica che funzionale”. Lo Smart Infrastructure Developer “saprà implementare nuove soluzioni per garantire la sostenibilità, la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture, avvalendosi di metodologie di analisi e tecnologie emergenti innovative”. A concludere l’evento è ancora il prof. Salatino: “I Minor non sono strumenti monolitici e sono suscettibili di modifiche. Crediamo molto in questo progetto che ha suscitato anche l’attenzione di Farmacia, Scienze Sociali e Studi Umanistici che sono interessati a strade analoghe”.
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