Vita da ricercatrice: il racconto della prof.ssa Daniela Montesarchio

Premio alla ricerca ‘Chimica Organica per le Scienze della Vita’ per l’elevata interdisciplinarità degli studi “relativi alla progettazione, sintesi e applicabilità di molecole organiche, di complessi metallici e di sistemi nanostrutturati in grado di interagire con strutture non canoniche del DNA e con potenzialità applicative in ambito terapeutico e diagnostico”, alla prof.ssa Daniela Montesarchio. Lo ha attribuito a fine settembre la Divisione di Chimica Organica della Società Chimica Italiana, in occasione del XXVII Congresso Nazionale. Tradotto con qualche approssimazione che la docente perdonerà, ma che racchiude il senso della sua attività: Montesarchio e la sua squadra sono impegnati con successo da anni nell’indagare i meccanismi molecolari alla base dei processi di sviluppo e proliferazione del cancro. La conoscenza di questi meccanismi è fondamentale per sviluppare ipotesi di terapie, progetti di cura.
Un premio frutto del lavoro di squadra
“Il premio che ho ricevuto – spiega la docente che insegna Chimica Organica al Dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II dove si è laureata ed ha conseguito il dottorato di ricerca – è un po’ un riconoscimento alla carriera. Ogni anno la Società Chimica Italiana lo assegna ad un ricercatore o ad una ricercatrice distintosi per i suoi studi. Nasce non da autocandidature, ma da più candidature presentate da vari membri della Divisione di Chimica organica e valutate dal direttivo che decide. Insomma, ci sono le lettere di presentazione firmate da vari colleghi e poi il direttivo sceglie tra i papabili. Quando ho saputo di avere vinto sono rimasta sorpresa, emozionata e commossa. Ho ricevuto a giugno una comunicazione ufficiale, poi sono stata consultata dal presidente e mi è stato chiesto di tenere una lezione plenaria al Congresso nazionale della Società chimica che si è svolto qualche settimana fa. Da remoto, purtroppo. È mancata la possibilità di un contatto diretto, fisico, ma ho percepito anche dallo schermo grande affetto e stima”. Montesarchio precisa, peraltro, che il riconoscimento è anche il frutto di un bel lavoro di squadra. “Mi fa piacere sottolineare – prosegue – che è un riconoscimento alla Scuola napoletana. Quella nella quale sono impegnata è una ricerca particolarmente interdisciplinare. La chimica organica svolge un ruolo centrale, ma gli aspetti chimici devono essere connessi a quelli strutturali di caratterizzazione delle interazioni delle biomolecole con potenziali farmaci e con gli aspetti biologici. Obiettivo fondamentale è trovare farmaci antitumorali sempre più selettivi e mirati, calibrati anche sulle specifiche caratteristiche dell’individuo”. Molte di queste ricerche sono finanziate anche da fondazioni ed associazioni. Una di esse è l’Airc, l’Associazione per la ricerca sul cancro che mette a disposizione “fondi dedicati senza i quali non avremmo potuto portare avanti le nostre attività”. I laboratori nei quali Montesarchio porta avanti i suoi studi sono quelli del Dipartimento di Scienze Chimiche, nel Complesso di Monte Sant’Angelo. “Lì dentro – racconta – studenti e giovani laureati hanno l’opportunità di svolgere attività ad alto livello. Lo dico senza falsa modestia: non abbiamo complessi di inferiorità. Partecipiamo a tutte le chiamate nazionali ed internazionali relative al reclutamento di fondi per progetti i quali hanno come focus appunto la ricerca sul cancro”.
La ricerca? È per chi “ha un bisogno interiore di continue novità”
Come descrivere ad un giovane studente la vita di chi è impegnato nella ricerca? “In continua salita – risponde la prof.ssa Montesarchio – Una serie di sfide. Ottenuto un risultato, subito arriva un nuovo obiettivo. Per un ricercatore è importante, direi essenziale, pensare che ci siano continue mete da raggiungere. È fondamentale non sentirsi mai appagati ed avere obiettivi sempre nuovi da raggiungere. È una vita inquieta, dunque. La consiglio a chi ha un bisogno interiore di continue novità. I laureati giovani che si affacciano a questa esperienza sappiano che non si intraprende questa scelta senza una motivazione fortissima. La ricerca non si fa per ripiego e l’anno è costituito da un giorno di gloria e 364 di sofferenza e fatica. Quell’unico giorno, però, ripaga di tutti gli altri 364 ed io non ho mai pensato di poter fare altro”. Le qualità indispensabili? “Motivazione, caparbietà e capacità di adattarsi al mondo in cui ci si trova. Occorre poi una visione generale senza idee precostituite. Noi, quando guardiamo i dati sperimentali, li dobbiamo interpretare senza preconcetti. Avere solide basi è naturalmente il punto di partenza per pensare ad una vita di ricercatore che poi si costruisce passo dopo passo”. Qualità che non mancano ai giovani ricercatori i quali, nell’ambito dei laboratori del Dipartimento, collaborano con la professoressa. “Ho grande fiducia e stima – sottolinea – nei confronti di queste ragazze e di questi ragazzi. Senza di essi non faremmo nulla. Non sono solo gambe e braccia, ma teste. Questo è uno degli aspetti che rendono vivo un Ateneo. A Chimica li seguiamo da studenti, da laureandi, da dottorandi. Accompagniamo il loro percorso verso una indipendenza scientifica che poi contribuirà a conseguire nuovi risultati ed a raggiungere nuovi obiettivi a beneficio della collettività. È il senso più profondo dell’impegno di un Ateneo sul territorio”.
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it
- Advertisement -




Articoli Correlati