Dipartimenti: la parola ai neo eletti rappresentanti degli studenti

A poco tempo di distanza dalle elezioni, i rappresentanti degli studenti nei Consigli di Dipartimento fanno il punto della situazione. “L’idea di una lista unica, Uniamoci, ha dato l’opportunità di valicare gli interessi particolaristici, pur tenendone conto, e di pensare collettivamente a una ghiera di problemi che coinvolgono l’intero Ateneo”, spiega Luca Valletta, al terzo anno di Scienze dei Servizi giuridici, individuando a colpo sicuro il punto focale della questione. E, infatti, girovagando tra i Dipartimenti, emergono due problematiche: la riapertura delle aule studio e delle biblioteche e l’estensione delle date di esame per i fuoricorso agli studenti in regola con gli esami. Grazie all’intervento del Senato Accademico, si è già provveduto alla riapertura delle aule studio e delle biblioteche, seppure con gli ingressi contingentati. Alcuni disagi, tuttavia, come quello della prenotazione per frequentare i corsi in aula, sono più evidenti per alcuni Dipartimenti, come quello di Scienze Politiche. Christian Capasso, al terzo anno del curriculum in Relazioni internazionali del Corso di Laurea in Scienze Politiche, riporta infatti che “in alcuni Dipartimenti il sistema a colori Restart è necessario, ma il Jean Monnet non conta un gran numero di iscritti e le aule non raggiungono mai il massimo della capienza. Inoltre, non tutti riescono a destreggiarsi con il sistema di prenotazione, che richiede di fare la gimcana da un sito a un altro, e questo può deprimere il morale già provato degli studenti che, in buona parte dei casi, non hanno mai frequentato in presenza”. Francesco Barbato, collega di Capasso, iscritto però al curriculum Istituzionale, dice: “il numero ristretto degli studenti e le dimensioni modeste del Dipartimento fanno sì che sia sufficiente il passaparola; se si rompe una maniglia o non funziona un condizionatore, o banalmente mancano sapone e carta igienica nei bagni, basta chiedere e in poco tempo il problema viene risolto”. 
La ricerca di un rapporto quanto più paritetico tra docenti e studenti: “è questo poi il senso dell’essere rappresentanti in Consiglio di Dipartimento”, dice Biagio De Simone, che frequenta la Magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso il Dipartimento di Lettere e Beni culturali (Dilbec) ed è anche membro del Consiglio degli Studenti di Ateneo. “Al Dilbec si è sempre posto il problema degli spazi comuni, come aree ristoro e relax – continua De Simone – Qualcosa si potrebbe ancora fare, anche se l’apertura di un’ulteriore area al piano terra ha migliorato la situazione. Quello che persiste, dato che la sede ospita sia gli studenti di Lettere e Beni culturali che quelli di Giurisprudenza, è il problema dell’ampliamento di biblioteca e aula studio ed è in questa direzione che abbiamo intenzione di muoverci”, conclude. 
Giuseppe Malferà, al quinto anno di Biologia presso il Dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali, biologiche e farmaceutiche, sin dal primo anno è sempre stato visto come un rappresentante, sebbene non lo fosse formalmente, e questo grazie alla sua disponibilità verso i colleghi. Nessun grosso disagio relativamente agli spazi: il Dipartimento ha assegnato  ad ogni anno di so un’aula dedicata per le lezioni. È stata inoltre realizzata una nuova aula studio che è stata inaugurata lo scorso 10 novembre. Tra le iniziative che saranno portate avanti in Consiglio di Ateneo, anticipa Giuseppe: “il miglioramento dell’app Vanvitelli che possa consentire la prenotazione sia della presenza in aula che nelle aule studio; l’erogazione di una tessera dello studente che dia la possibilità di accedere a un ventaglio di convenzioni e sconti; l’installazione nei Dipartimenti di colonnine che distribuiscano acqua limitando così l’impiego di plastica; la riapertura della mensa di Dipartimento e l’istituzione di un polo mensa di Ateneo; infine la richiesta formale all’Adisurc di ampliamento delle borse di studio”. Segnala una certa incompatibilità con l’Adisurc Enzo Vendemia, stesso Dipartimento, iscritto al quarto anno di Farmacia: “Al Distabif iniziamo i corsi un mese dopo rispetto alla Federico II. Alla scadenza del bando di concorso per le borse di studio, ci troviamo, così, con un esame in meno. Rischiamo, quindi, di non raggiungere il numero di crediti necessario per ottenere il beneficio”.  Farmacia, sottolinea, “conta un numero elevatissimo di fuoricorso; nell’arco degli anni spesso cambiano i docenti e con loro i programmi di esame costringendo gli studenti a prepararsi su nuovi testi. Sarebbe utile per questa fascia di studenti un servizio di tutoraggio”. Enzo, che una volta terminati gli studi ha intenzione di trasferirsi all’estero, ritiene fondamentale l’accoglienza per gli studenti, specialmente quelli dei primi anni “catapultati nella vita universitaria durante la pandemia e che non hanno avuto occasione di frequentare e di conoscere i colleghi, che all’università sono fondamentali. Il passaggio tra le superiori e l’università è già traumatico di per sé, figuriamoci dopo il Covid. Temo che la risposta potrebbe essere l’abbandono degli studi, come già sta accadendo. Quest’anno, infatti, si sono registrati cambi di Corso insoliti: da Farmacia a Giurisprudenza o Economia, ambiti disciplinari completamente diversi”. 
A Economia “abbiamo intenzione di impegnarci su tutte le questioni che sono state trascurate durante la pandemia – dice Andrea De Filippo, iscritto al primo anno della Magistrale in Economia, finanza e mercati – come il miglioramento del servizio di segreteria e degli uffici didattici. Sarebbe da migliorare anche qualcosa a livello di struttura: alcune rampe di scale sono usurate e si rischia di scivolare, come mi è capitato pochi giorni fa”. Domenico Burrata, rappresentante del Consiglio di Corso di Laurea in Economia aziendale, ritiene che a Economia si dovrebbe “cercare di rinsaldare il legame tra studenti e docenti”. Chiede: “più date di esame” e che sia “alleggerito un po’ il secondo anno di corso, che è quello più pesante, posticipando qualche insegnamento al terzo anno”. 
Apertura prolungata delle aule studio: la richiesta di  Federica Fasto, terzo anno di Ingegneria meccanica. Motiva: “il Dipartimento di Ingegneria è dislocato su due sedi, le aule studio sono sia in via Michelangelo che in via Roma, ad Aversa. La prima chiude alle 15; quella in via Roma, alle 18.00 ma è difficile trovare posto se ci si vuole spostare nel pomeriggio”. La didattica a distanza per discipline come quelle di Ingegneria non è abbastanza funzionale: “durante la presentazione di progetti – sottolinea Federica – o esercitazioni alla lavagna non si riesce a vedere bene. Sarebbe preferibile, quindi, riprendere completamente in presenza”. Angelo Bamundo, primo anno della Magistrale in Ingegneria civile, conclude: “i docenti da noi sono molto disponibili, credo che in questo momento sia fondamentale creare un legame con gli studenti, dato che il post-pandemia comporta una serie di conseguenze che solo il contatto umano può contribuire ad attenuare”.
 
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