Una meta insolita: Singapore

Certamente è una meta insolita anche per chi viaggia per svago. È catalogabile tra le destinazioni esotiche accanto a Bora Bora e Bangkok. Ma Liliana Iannucci, ricercatrice al Distabif, ha scelto la città di Singapore per il suo Dottorato in Fisiologia. “Il nome significa città dei leoni, anche se non so il perché, e dei divieti, e questi li conosco anche perché trasgredirne alcuni vuol dire incorrere nella pena di morte, ancora in vigore in molti Stati asiatici, come ad esempio per il traffico di droga”. Per garantire ordine e pulizia della città sono vietate le gomme da masticare, ne sono bandite importazione e vendita, non si possono buttare cicche di sigaretta per strada e non si può mangiare sui mezzi pubblici. Una città supertecnologica, dalle installazioni scenografiche ed ecosostenibili, come gli alberi artificiali che sono muniti di pannelli fotovoltaici che durante la giornata incamerano energia solare che poi di sera viene sprigionata sotto forma di illuminazione. Ma come sopravvivere in una città così lontana dalla propria? “Ho sentito alcune ragazze dire che a malapena riescono ad orientarsi nella loro città, figurarsi in una località straniera. Non c’è da preoccuparsi perché i servizi di trasporto funzionano benissimo e ci si sposta con estrema facilità. Mi è capitato di perdermi quasi all’aeroporto di Roma e non a quello di Singapore”. La stessa cosa vale per la comunicazione. “In un ambiente internazionale sono abituati ad accogliere persone da tutto il mondo ed esiste una sorta di elasticità per quanto riguarda la comunicazione. È ovvio che qualcosa di inglese bisogna conoscerlo ma se non si ha una certa padronanza della lingua ci si aiuta e si riesce…
 
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