L’ABC della matricola, consigli e trucchi del mestiere per orientarsi al primo anno

Esami in contemporanea, lezioni accavallate, inizio alle 8.30 del mattino con sede variabile. Benvenuti a L’Orientale! Un appello alle aspiranti matricole: per arrivare ben attrezzati all’impatto con il primo semestre occorre sin da subito armarsi fino ai denti di aneddoti e trucchi del mestiere, di cui ogni studente ha fatto tesoro negli anni di studio. “Il primo anno è uno scoglio, c’è da tenere duro: aule strabordanti, soprattutto per i corsi di Lingua e Linguistica. Ma poi passa. Soltanto il primo mese l’aula trabocca, gli studenti sono il triplo dei posti a sedere. Ma se non fosse ogni volta la stessa storia, non potrebbe avere inizio il ‘battesimo’ in questo Ateneo. Letteratura Italiana o Linguistica Generale nella 221 di via Duomo: è lì che è cominciata per molti – ricorda Giorgia Colantuono, al secondo anno di Mediazione Linguistica e Culturale – A L’Orientale è stata formativa anche l’esperienza più brutta: trovarsi in fondo all’aula seduti a terra, perdersi nella ricerca delle aule sotterranee (la T7 tra tutte), fare la salita di via Mezzocannone per spostarsi da Mediterraneo a Corigliano. Spero che anche gli studenti del prossimo anno possano avere quest’opportunità. Vi garantisco che se ne guadagna in dinamismo, elasticità mentale e problem solving”. È quasi certo, infatti, che le matricole del nuovo anno accademico – molte delle quali hanno giù fruito delle modalità DAD nell’ultimo anno di scuola – si confronteranno sì con aule nuove, quelle virtuali, su piattaforme come Zoom o Teams, capaci di accogliere un gran numero di utenti collegati. Se l’ipotesi che dovesse profilarsi con maggiore certezza sarà questa, “non c’è nulla da temere. In questi mesi, grazie alla disponibilità e alle capacità dei nostri docenti, siamo riusciti a far fronte a una situazione complessa. L’Ateneo ha dato una grande prova di serietà garantendo nel giro di pochi giorni, neanche settimane, la continuità di tutte le attività didattiche, sostanzialmente senza contraccolpi per gli studenti fin dai giorni immediatamente successivi alla chiusura delle sedi”, è il resoconto di Daniela Bove, studentessa di Lingue e Culture Comparate. 
Chi studia una lingua “deve lavorarci giorno per giorno”
Perciò, “nessuna preoccupazione dovrà rovinare il vostro nuovo inizio: l’anno comincerà senza ritardi”, assicura Chiara De Luca, laureanda in Mediazione. Nell’attesa che tutto prenda forma, “seguite le lezioni dimostrative dell’Open Day e ripetete un po’ d’inglese: non guasta mai in un Ateneo dove il 70% della letteratura scientifica si legge in lingua”. Soltanto dopo l’estate si avrà la certezza della modalità con cui ripartirà la didattica. “È probabile che da settembre molti corsi saranno erogati online e che quelli meno frequentati prevederanno incontri in presenza. Per tutti gli altri, la folla sarà telematica! Scherzi a parte, anche le piattaforme offrono un sacco di strumenti interattivi utilissimi per l’apprendimento della lingua: si può condividere lo schermo e svolgere più azioni in contemporanea. È, però, faticoso passare l’intera giornata alla scrivania, per la vista e la postura”. C’è invece chi è più ottimista: “i segnali lasciano pensare a una riapertura graduale. È vero, l’Università non si fa da casa. Ma anche il lavoro da soli ha la sua importanza. Letture, esercizi, traduzioni… non è poi così vero che all’Università non ci siano i compiti a casa. Una cosa deve essere chiara: chi vuole studiare una lingua, deve lavorarci giorno per giorno”. Superate le difficoltà fisiologiche dei primi mesi, “scoprirete che L’Orientale è a tutti gli effetti un altro mondo – sottolinea Simone Pagano della Magistrale in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea – Avrete l’opportunità di compilare il piano di studi e scegliere liberamente molti degli esami. Per esempio, Antropologia culturale o Estetica? Storia dell’arte contemporanea o Storia del Teatro? E potrete decidere anche se e quali seminari seguire per conseguire crediti, incontrare docenti da ogni parte del mondo, presenziare a tutti i lettorati possibili e grazie al tirocinio del terzo anno fare un’esperienza di lavoro”. Naturalmente, all’inizio “ci si può sentire spaesati da tutta questa libertà e avere nostalgia del passato, ma presto vi immergerete in lezioni completamente diverse, approfondite come mai in precedenza, in cui sarete coinvolti come parte attiva del discorso. Inizierete anche a confrontarvi con persone da ogni luogo, sarete inclusi nel dibattito di classe, potrete soddisfare le vostre domande sull’attualità di certi fenomeni. Dimenticatevi le noiose lezioni del liceo: il latino non sarà mai stato così interessante come quello che si spiega in una lezione di Linguistica italiana”. Tuttavia, per non disperdersi nel mare magnum delle novità, “è necessario stare attenti all’organizzazione, tenere un’agenda e organizzare lo studio, che sia da casa o frequentando le sedi”, parla Fabio Montanari, laureando in Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. Che aggiunge: “spesso le lezioni in presenza si accavallano. Non bisogna farsi prendere dalla frenesia e giocare d’anticipo: procuratevi dal primo giorno i libri in programma. Al primo anno si corre il rischio di non sfogliarli fino alle vacanze di Natale. Meglio iniziare subito, rileggere gli appunti dopo ogni lezione e prima della successiva. Il mio primo esame di Letteratura Italiana si può dire che l’ho preparato in Cumana, viaggiando ogni giorno da Licola a Napoli”. 
“Fate gruppo”
In genere, verso la metà dell’anno l’afflusso degli studenti si distribuisce in modo più omogeneo. “A quel punto inizierete a sentire l’Università come la vostra casa: nel mio caso, il secondo piano della Biblioteca di Corigliano (con gli orari di chiusura invernali fino alle 19.00) lo è stata per davvero – interviene Mattia De Stefano, studente di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa – E allora le vostre giornate diventeranno regolari e finalmente inizierà il percorso di scoperta nei meandri della nuova lingua con nuovi compagni e docenti. Se tutto dovesse andare secondo i piani, questo viaggio dovrebbe durare almeno cinque anni. Perciò, cosa importante, fate gruppo sempre. Anche oggi, se salto una lezione ho sicuramente un compagno disponibile a passarmi i suoi appunti”. In questa circostanza, non mancare di creare gruppo Whatsapp o Facebook per le matricole può essere un primo step per iniziare a conoscersi. “Avrete bisogno un giorno di una spiegazione sulla lezione a cui non avete potuto assistere, o necessità di sapere dall’altro come ha tradotto un paragrafo”. Anche per la sua collega, Aurora Leone, da questo confronto viene la parte più bella: “in men che non si dica ci si ritrova al terzo anno in cui i compagni di viaggio divengono parte fondamentale del percorso, umano e formativo. Condividere con loro le indimenticabili ore in attesa dell’appello, senza campo per il cellulare, in aule come Mura Greche o Antiche Scuderie, praticamente isolate. Ma anche l’emozione del 30 all’orale di Giapponese, la paura di tutti i compagni con cui ci si confronta la sera prima dello scritto. E poi la felicità di andare a bere qualcosa in Piazza San Domenico per festeggiare”. Già dal secondo semestre poi non sarà più un problema destreggiarsi col calendario delle lezioni, capire a quale Ufficio rivolgersi per un’informazione e organizzare lo studio durante i mesi precedenti la sessione estiva. “Così facendo, ingranando la marcia, imparerete a ragionare mettendo in rapporto diverse visioni del mondo, quando le lingue studiate diventeranno un’ossessione e scoprirete anche molte cose della vostra di cultura”. Un Ateneo ricco di differenze, in cui gli studenti si distinguono per l’innata propensione all’apertura verso mille sfaccettature del pensiero. “Basti pensare che gran parte del nostro corpo docente ha studiato qui. L’aria che tira per fortuna non è viziata da nessuna seriosità accademica. Ogni studente, per esempio, è libero di seguire tutti i corsi che desidera e non è soggetto a restrizioni di alcun genere”, commenta Giusy Di Matteo, di Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente. “Io stessa di tanto in tanto ho seguito dei corsi di francese, per curiosità, per non dimenticarlo dato che l’avevo studiato a scuola. L’Orientale è fatta così: ti invita ad andare fino in fondo nello studio dei temi che più ti toccano, per conoscere qualcosa di nuovo e riuscire ad averne una visione al passo coi tempi”. 
L’esperienza all’estero “un bisogno”
Lo studio è indispensabile, ma neppure bisogna ridurre tutto a un bel libretto universitario, “peraltro ora esclusivamente elettronico. Due anni fa ho rinunciato alla borsa Erasmus, convinta che andando all’estero non mi sarei laureata nei tempi. Potessi tornare indietro cambierei idea. Per gli studenti di quest’Ateneo un’esperienza all’estero, oltre che un’opportunità, è proprio un bisogno”, riprende Giorgia, che spera di potersi candidare l’anno prossimo per un Erasmus in Portogallo. Dedizione, prontezza di spirito e molta responsabilità, ma non basta: “la lingua è come un corpo. Se non lo si tiene in allenamento si infiacchisce. Studiare Arabo e arrivare all’esame successivo avendo già rimosso parte del precedente serve a poco. Ci si trova laureati in qualcosa che poi non si sa fare e sono guai”, sottolinea Giuseppe Provenzano, al terzo anno di Lingue e Culture Orientali e Africane. Essere ‘secchioni’ paga eccome, anche perché “avere un curriculum in cui si certifica una conoscenza del Francese C1 e poi non saper dare indicazioni a un turista parigino, oltre che imbarazzante, è inutile”, osserva Benedetta Merolla. “Non dimenticherò mai la mia prima lezione di swahili: suoni incomprensibili e meravigliosi. Non sapevo ancora niente, ma desideravo conoscere tutto di quella lingua misteriosa. Tra un anno, se tutto va bene, sarò laureato”, conclude Giuseppe.
 
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