Orientalned conta già più di 300 iscritti

“Per la prima volta quest’anno lo studio di questa lingua a L’Orientale è stato classificato come ‘nederlandese (olandese)’ con una doppia dicitura, andando incontro a una questione di evoluzione, certo graduale, che tutte le lingue storico-naturali incrociano nel loro percorso”, sottolinea il prof. Franco Paris, docente di nederlandese (al Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati), il nome ufficiale della lingua comunemente intesa come ‘olandese’ parlata in Belgio (il 60%), nei Paesi Bassi ma anche ai Caraibi e in Sudamerica, essendo la lingua ufficiale di altri quattro paesi, il Suriname, Aruba, Curaçao e Sint-Maarten. Con i suoi 24 milioni di parlanti è tra le 40 lingue più parlate, ed è la dodicesima lingua più parlata al mondo su Internet. “Dire solo olandese secondo l’uso consolidato equivale a una definizione parziale, mentre si ritiene che nederlandese sia la nomenclatura più inclusiva e atta ad accogliere tutti gli abitanti dei Paesi Bassi e i fiamminghi, che abitano le regioni settentrionali del Belgio”, sottolinea il docente.
Tante le attività della dinamica cattedra. Ad esempio, per rafforzare la sinergia tra la compagine studentesca e l’intero gruppo – formato dal prof. Franco Paris, dalla lettrice Luisa Berghout, dall’assegnista di ricerca Annaclaudia Giordano e dalla dottoranda Frianne Zevenbergen – è stata da poco inaugurata una nuova pagina Facebook: ‘Orientalned’, che conta già più di 300 iscrizioni. “L’abbiamo creata dopo aver rilevato storicamente che non sempre gli studenti leggono gli avvisi dei docenti sul sito ufficiale dell’Ateneo, pensando anche a coloro che, appena iscritti, hanno qualche difficoltà a comprendere il meccanismo comunicativo dei canali istituzionali”. Sui social “si riesce a raggiungere tutti rapidamente e le notizie dell’ultim’ora si pubblicano in tempo reale”. I post spaziano dalla didattica a tutto ciò che interseca la materia dal punto di vista culturale: “riusciamo a entrare così in contatto con colleghi di altre Università d’Italia dove si studia nederlandese o con Università olandesi e fiamminghe, interloquire con associazioni di settore e, perché no, fornire informazioni interessanti: la posizione aperta da un’azienda che ricerca conoscitori di questa lingua o l’imminente mostra su un pittore fiammingo”. 
Intanto, la modalità mista di lezione per questa lingua prosegue “meglio del previsto sul piano tecnico: i materiali si condividono, gli studenti comunicano tra loro. È soltanto più faticoso gestire le due classi in contemporanea, di cui una metà collegata online”. Ad Olandese, “oscilliamo tra i 15 e i 20 studenti per corso. Potremmo anche entrarci tutti nelle aule da 40 posti, se opportunamente distanziati”. Dà l’idea del contesto internazionale che si respira in quest’ambiente l’incontro con il poeta Michaël Vandebril del 13 ottobre scorso. “La mattina, abbiamo tenuto un seminario in cui gli studenti si sono cimentati con la traduzione di due poesie e, il pomeriggio, l’incontro aperto a tutti. Peccato che alcuni abbiano dovuto seguirlo su Teams perché non potevamo superare il numero di 20 presenti in aula”. Una personalità poliedrica quella di Vandebril, “fiammingo che scrive in nederlandese, impegnato nella mediazione culturale e linguistica tra valloni francofoni e fiamminghi nederlandofoni in Belgio, che per l’occasione si è poi anche esibito in piccole performance in aula”. 
Prossime iniziative. Non mancheranno in futuro appuntamenti con noti scrittori e scrittrici dei Paesi Bassi, così come ritorneranno ‘l’ora del caffè’, dedicata alla conversazione e alla reciproca conoscenza, e i pomeriggi cinematografici che hanno accolto registi olandesi o fiamminghi. Grandi nomi sono attesi: “verrà a trovarci a fine gennaio un intellettuale di grandissimo rilievo per parlare con gli studenti dei temi per i quali si batte moltissimo: la democratizzazione della società e la transizione ecologica. Ma non posso svelare ancora di chi si tratta”. A marzo o aprile sarà ospite una esponente della poetry slam, o poesia performativa: Carmien Michels. E, ancora, due giornate di studio dedicate alla traduzione letteraria, a cui prenderanno parte poeti, traduttori e studiosi di Università straniere. Subito dopo, riprenderà la sesta edizione del ciclo sul Belgio, in collaborazione con la francesista prof.ssa Maria Centrella. Dulcis in fundo, “partirà presto un gruppo di lavoro che unirà docenti italiani di Università in cui si studia il nederlandese per andare alla scoperta di nuove interpretazioni – e, ci si augura, un nuovo modo di tradurre – il libro di Anne Frank”. La verità è che “vorremmo fare anche di più”, conclude il docente. Tuttavia, “abbiamo in alcuni casi anche difficoltà a pianificare le prossime manifestazioni, perché non sappiamo se da gennaio in poi ritorneremo completamente dal vivo”. Le cose, però, potrebbero cambiare. Nondimeno, “fino a pochi giorni fa abbiamo molto discusso della questione dei lettorati optando per la frequenza in presenza”, soprattutto per venire incontro agli studenti dei primi anni. Ma “non ci sono gli spazi per contenere migliaia di iscritti, per cui tutto il primo semestre è stato programmato in modalità da remoto e le difficoltà di accoglienza persisteranno fin quando non si provvederà a introdurre risorse strutturali aggiuntive. Dovevano già arrivare, speriamo avvenga quanto prima per ritrovarci finalmente tutti insieme”. 
 
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