Proposte per un Ateneo sostenibile: “migliorare la qualità della vita universitaria e rendere le sedi posti più vivibili”

“L’aspetto della sostenibilità rientra già da tempo nell’agenda di lavoro e negli interessi delle politiche di Ateneo. Si può fare, però, ancora di meglio”, esordisce la prof.ssa Alessandra De Chiara, docente di Economia e Gestione delle Imprese Internazionali e di Etica e Mercato. Incardinata nel Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, la prof.ssa De Chiara è delegata della Rettrice allo Sviluppo della Sostenibilità, un tema questo che con la ripresa delle attività in presenza necessiterà di nuovi spunti e sollecitazioni. In questo momento di emergenza Covid 19, “mi sto occupando di redigere un progetto di bilancio indirizzato alla RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile) in cui rendicontare gli aspetti e le misure adottate nel rispetto delle politiche ambientali in Ateneo, prima di sottoporlo alla Rettrice”. Da un lato, “sono certa che l’impatto di alcune nostre iniziative sia stato del tutto positivo”, dall’altro, “il virus ci ha preso in contropiede: occorrerà presto iniziare a riflettere sulle sfide e le possibilità di intervento per non tornare indietro né tralasciare i risultati finora ottenuti”. Bloccato, per esempio, al momento il nuovo progetto di mobilità sostenibile attraverso una app di car-sharing: “Non credo che a breve ci si possa muovere in tutta libertà né che ci si fidi facilmente di chi non si conosce. Sarebbe certamente stata una app utile adesso che abbiamo da scontare un problema molto serio con i nostri trasporti pubblici”. Proprio per questo motivo: “ora che è stata messa in evidenza una correlazione tra la propagazione del virus e le zone ad alto tasso di inquinamento, sarebbe bene che la nostra città iniziasse a ripensare l’area urbana in una prospettiva più green sull’esempio di altre regioni che hanno finanziato bici elettriche e piste ciclabili temporanee”. In vista dei cambiamenti da attuare in risposta all’epidemia, la sostenibilità rappresenta dunque una sfida preponderante in cui progettare nuovi investimenti.
Riduzione della plastica
Poco prima della chiusura, era stata portata avanti una campagna di sostituzione e progressiva eliminazione dei materiali plastici: “qualche mese fa sono stati rimossi in ogni sede i vecchi impianti e predisposti distributori di alimenti e bevande con un packaging plastic free insieme a compattatori per il riciclo istantaneo degli involucri”. I compattatori hanno per giunta fatto sparire i bidoni dai cortili delle sedi. Il rimodernamento ha visto anche una diversificazione dell’offerta di prodotti. “Abbiamo avviato un’indagine sulle abitudini alimentari con questionari divisi in tre fasce: per studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo”. L’obiettivo era capire: cosa mangiano a ora di pranzo? Qual è il loro grado di soddisfazione rispetto al pasto? “Questa ricerca sulla domanda ci ha spinto a revisionare la proposta di alimenti nei distributori in una direzione più salutare: meno merendine e più frutta e verdura”. In particolare, soddisfacendo alcune richieste specifiche, “abbiamo introdotto prodotti senza glutine, tenuto conto di allergie alimentari e inserito snack bio o vegan”. In previsione dell’estate, “l’intenzione era di implementare ancora l’offerta e variarla periodicamente con i prodotti di stagione. Avremmo, inoltre, a breve avviato l’installazione di erogatori d’acqua potabile e la distribuzione di borracce: la ditta incaricata aveva appena vinto la gara e stavamo cercando di capire insieme all’Ufficio Tecnico la fattibilità dei prossimi interventi”.
Proposte per la ripresa
Proprio la RUS, in questa fase uno, “si è occupata di raccogliere le buone pratiche diffuse all’interno di ciascun Ateneo: nel confronto con gli altri, è apparso anzitutto prioritario assicurare la docenza in aule virtuali per consentire agli studenti di terminare il semestre senza troppi disagi”. La formazione a distanza, però, “non va assolutamente considerata un ripiego. Seguiamo i tesisti, facciamo ricevimento, discutiamo le lauree: è vero, si perdono gli aspetti più belli della didattica, il contatto umano, ma la continuità ci aiuta a tenere un atteggiamento positivo”. Sarà difficile ripartire a pieno regime, “né io sinceramente riesco adesso a immaginare un equilibrio tra la ripresa completa e le precauzioni che dovremmo mettere in atto per la tutela della nostra salute. Mi auguro, quindi, che le future direttive rispettino un criterio di omogeneità: per esempio, non si può pensare di tenere alcuni corsi in presenza e altri online”. Tra l’altro, “nelle nostre strutture, in aule che generalmente per certi corsi arrivano a contenere oltre duecento persone, in corridoi ostici: ecco, a queste condizioni, evitare assembramenti mi sembra complesso”. Superato il momento di crisi, è bene porre in evidenza un altro fattore: “l’emergenza ha reso visibile la scarsa predisposizione di noi tutti alle risorse informatiche. Non siamo partiti tra i primi, ma adesso ci siamo digitalizzati e sta funzionando: facciamone tesoro”. Tuttavia, “stiamo cominciando a elaborare proposte per ripensare la didattica in un contesto di sicurezza e sicuramente replicheremo le esperienze che arrivano da altri Paesi dove l’Università pian piano ha ripreso il suo corso”. Di recente, “avevamo anche risposto a una call della Regione che ci chiedeva di fare network insieme alle altre Università campane per l’ottimizzazione e la gestione di azioni di solidarietà, come la spesa a domicilio o il ‘panaro solidale’. Iniziative queste messe in circolo sul territorio dalle associazioni di volontariato e dalla Caritas e che stavamo provando a mappare per capire gli attori sociali coinvolti e la possibilità di mettere a sistema alcune idee”. 
Sostenibilità sociale
In funzione delle prossime tornate elettorali per la carica di Rettore, oltre al discorso sull’ambiente, “occorre accelerare il passo anche in un’ottica di integrazione”. Ad esempio, incentivando il progetto tandem del Centro linguistico CLAOR. “Una sorta di tutorato linguistico alla pari tra parlanti nativi di lingue diverse: sarebbe per i nostri studenti un modo per migliorare l’apprendimento della lingua favorendo, però, l’inclusione dello studente straniero all’interno della comunità universitaria”. Del resto, il tema dell’italiano per stranieri “è centrale nel nostro Ateneo”, sia su un Corso di Laurea Magistrale sia in un Master Italiano L2. “L’estensione della rete di collaborazioni tra l’Università e associazioni partner, che attivano i servizi per la popolazione immigrata, potrebbe garantire una maggiore solidità all’avvio della loro vita in Italia”. Gli studenti, molti dei quali peraltro interessati a una carriera nel settore della mediazione, “potrebbero seguire questi percorsi, facilitando l’inserimento di categorie più vulnerabili nel sistema locale e supportandoli nelle procedure burocratiche, dall’assistenza sanitaria all’apertura di un conto corrente”.
Strutture e raccolta differenziata
“Gli spazi sono il nostro tallone d’Achille, la raccolta rifiuti invece è sicuramente migliorabile”. Bisogna impostarne meglio l’organizzazione e sensibilizzare tutti alle buone abitudini. “La raccolta dovrebbe essere capillare e comoda perché la si possa rendere pienamente operativa. Ogni aula dovrebbe avere tre cestini, e non solo uno. I tre cestini si trovano adesso solo nel corridoio e non funziona se ogni volta i contenitori cambiano posto. Anche da questa praticità, a volte, dipende un comportamento responsabile”. Una ripartenza green “sarebbe, inoltre, una bella pubblicità per l’Ateneo”. Quanto alle strutture, urge un piano d’azione differenziato: in primis, migliorare i servizi igienici. “Nella sede del mio Dipartimento, a Palazzo Giusso, sono stati di recente ristrutturati i bagni del secondo piano, che versavano in condizioni pietose, ed erano previsti interventi al quarto”. Anche l’igiene delle strutture non è sufficiente. “In certi periodi dell’anno in cui in un’aula o in un bagno entrano più di cento persone all’ora, sarebbe giusto incaricare qualcuno della manutenzione giornaliera”. In aule e corridoi altrettanto auspicabile sarebbe un efficientamento energetico: “negli edifici storici ci sono troppi vincoli, ma a Palazzo del Mediterraneo si potrebbero installare dei pannelli solari”. Oppure convertire l’illuminazione in un sistema a led che “aiuterebbe a evitare sprechi”. In ultimo, riqualificare le aree.
Il sogno: uno spazio per la pausa pranzo 
“Il sogno: creare spazi per rendere piacevole il momento della pausa pranzo. Non avendo una mensa, mi piacerebbe immaginare un luogo dove gli studenti possano consumare i pasti senza più mangiare il panino in mezzo alle scale o nei corridoi tra persone che studiano”. Già un paio di anni fa, “studiai un progetto per la realizzazione di un giardino pensile sul terrazzo della sede in via Marina”. Il terrazzo, peraltro adiacente al bar, “si potrebbe riqualificare con un basso investimento, creando una zona con sedie o aiuole per vivere un momento di svago durante una lunga e faticosa giornata. Le idee sono tante, ma bisogna contare sulla sensibilità degli Organi ai vertici per migliorare la qualità della vita universitaria e rendere le sedi posti più vivibili”.
 
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