Alla Vanvitelli si apre un nuovo anno di ricerca: nell’ambito del programma Valere 2019, l’Ateneo ha stanziato 17 milioni di euro da dedicare proprio alle idee di ricerca, ai giovani ricercatori e alle donne. Una parte di questa cifra, 9 milioni di euro, è stata destinata al finanziamento di un bando per progetti di ricerca intra-Ateneo, con scadenza 13 febbraio, destinato a docenti e ricercatori, parte dei quali saranno obbligatoriamente donne.
“Il programma Valere, Vanvitelli per la Ricerca, nasce per promuovere una ricerca di qualità e per avviare i giovanissimi verso aspetti della ricerca scientifica che rappresentano la conoscenza con l’obiettivo di migliorarla. Si parla molto della cosiddetta fuga dei cervelli: noi vorremmo invece acquisirli, permettere loro di rientrare e rimanere nel nostro Paese, facilitare le loro carriere e formare persone che rappresenteranno il nostro futuro”, spiega la prof.ssa Lucia Altucci, delegata del Rettore per la Ricerca.
I 17 milioni stanziati nell’ambito del programma Valere 2019 verranno impiegati in molteplici ambiti: assegni di ricerca triennali, dottorati di ricerca internazionali, finanziamento di pubblicazioni Open Access, incremento della visibilità all’estero con l’invito di esperti internazionali di chiara fama come premi Nobel e, novità per quest’anno, un bando di selezione per il finanziamento di progetti competitivi intra-Ateneo.
“Il programma Valere, Vanvitelli per la Ricerca, nasce per promuovere una ricerca di qualità e per avviare i giovanissimi verso aspetti della ricerca scientifica che rappresentano la conoscenza con l’obiettivo di migliorarla. Si parla molto della cosiddetta fuga dei cervelli: noi vorremmo invece acquisirli, permettere loro di rientrare e rimanere nel nostro Paese, facilitare le loro carriere e formare persone che rappresenteranno il nostro futuro”, spiega la prof.ssa Lucia Altucci, delegata del Rettore per la Ricerca.
I 17 milioni stanziati nell’ambito del programma Valere 2019 verranno impiegati in molteplici ambiti: assegni di ricerca triennali, dottorati di ricerca internazionali, finanziamento di pubblicazioni Open Access, incremento della visibilità all’estero con l’invito di esperti internazionali di chiara fama come premi Nobel e, novità per quest’anno, un bando di selezione per il finanziamento di progetti competitivi intra-Ateneo.
I fondi suddivisi
in tre aree
in tre aree
I 9 milioni destinati all’attuazione del bando verranno in questo modo suddivisi: un milione di euro per l’area Scienze Sociali e Umanistiche, tre milioni e cinquecento per il comparto Scienze Fisiche ed Ingegneristiche e quattro milioni e cinquecento per l’area Scienze della Vita. “A ciascuna di queste tre aree è stata destinata una somma sulla base di due criteri. Il primo è la loro rappresentatività in Ateneo mentre il secondo rispecchia gli atteggiamenti europei e internazionali nell’istituzione di questa tipologia di bando – prosegue la prof.ssa Altucci che ne illustra poi gli aspetti tecnici – La partecipazione è aperta a docenti, ricercatori a tempo indeterminato e ricercatori a tempo determinato che dovranno essere in servizio fino al termine dei progetti che dureranno due anni. Possono partecipare alle unità di ricerca anche assegnisti di ricerca, specializzandi e dottorandi in servizio per almeno la metà della durata del progetto”. Le quote rosa saranno d’obbligo: ogni cordata, che prevede una o più unità di ricerca, dovrà essere composta al femminile almeno per il 20%. “Se si supera il 25%, poi, il punteggio sale. Tengo particolarmente a questa novità con cui il nostro Ateneo vuole facilitare l’integrazione delle donne nell’ambito della ricerca”, dice ancora la prof.ssa Altucci. A ciascun progetto verrà assegnata una somma da impiegare nel reclutamento di assegnisti, attrezzature, pubblicazioni, partecipazioni a congressi scientifici, materiali e traduzioni, ed in più “sarà possibile coinvolgere altri ricercatori nazionali e internazionali che potranno prendere parte al progetto. Queste collaborazioni, però, non possono essere richieste a spese dell’Ateneo”. La scadenza fissata per la presentazione dei progetti è il 13 febbraio: “Ci aspettiamo all’incirca un centinaio di proposte che non verranno valutate dall’Ateneo, ma, da revisori esterni appartenenti ad una banca di esperti nazionali ed internazionali. Preferiremmo che fossero internazionali, proprio per dimostrare la massima trasparenza ed evitare qualunque connessione con l’Ateneo. Dopo le valutazioni che si baseranno sulla qualità e l’impatto del progetto, probabilmente già ad aprile o a maggio la ricerca potrà essere avviata”.
Un buon progetto di ricerca potrà essere il punto di partenza per obiettivi ancora più alti. La prof.ssa Altucci, infatti, guarda al futuro: “I risultati che si otterranno nell’ambito di questi progetti costituiranno la base per ulteriori ricerche. Se l’idea è valida e avrà prodotto esiti interessanti si potrà proseguire lungo questa strada con ulteriori finanziamenti presso l’Ateneo, ma anche al di fuori. Questi ricercatori, sia uomini che donne, potrebbero rivolgersi anche all’Unione Europea e partecipare a bandi internazionali”. Per queste attività è prevista un’attività di monitoraggio e di valutazione dopo un anno e dopo 18 mesi. Gli esperti esterni che hanno selezionato le idee di ricerca e la Commissione per la Ricerca di Ateneo valuteranno i risultati. Su cosa ci si basa per la valutazione? Che cosa ci aspetta da un’attività di ricerca? “Bisogna capire se e quali passi avanti sono stati fatti e questo si può valutare attraverso le pubblicazioni o la messa a punto, a seconda dell’ambito di ricerca, di trattamenti, prototipi, terapie”.
Nel 2017 il programma Valere ha investito 10 milioni di euro sul capitale umano, nel 2018 14 milioni sulle tecnologie innovative. Quali risultati sono già verificabili a tre anni dalla sua nascita? “Grazie al programma Valere 2017 ad oggi abbiamo all’interno dell’università 36 posti ricoperti a tempo determinato da giovani che coprono tutti gli ambiti della ricerca rappresentativi dell’Ateneo. A febbraio è previsto un incontro per valutare gli ulteriori risultati ottenuti in questo campo. Quanto al programma 2018, ci sono state acquisizioni in campo tecnologico e azioni per i dottorandi, ma i primi risultati concreti li avremo soltanto tra qualche mese, quando verrà fatta la valutazione in itinere”, conclude la prof.ssa Altucci.
Carol Simeoli
Un buon progetto di ricerca potrà essere il punto di partenza per obiettivi ancora più alti. La prof.ssa Altucci, infatti, guarda al futuro: “I risultati che si otterranno nell’ambito di questi progetti costituiranno la base per ulteriori ricerche. Se l’idea è valida e avrà prodotto esiti interessanti si potrà proseguire lungo questa strada con ulteriori finanziamenti presso l’Ateneo, ma anche al di fuori. Questi ricercatori, sia uomini che donne, potrebbero rivolgersi anche all’Unione Europea e partecipare a bandi internazionali”. Per queste attività è prevista un’attività di monitoraggio e di valutazione dopo un anno e dopo 18 mesi. Gli esperti esterni che hanno selezionato le idee di ricerca e la Commissione per la Ricerca di Ateneo valuteranno i risultati. Su cosa ci si basa per la valutazione? Che cosa ci aspetta da un’attività di ricerca? “Bisogna capire se e quali passi avanti sono stati fatti e questo si può valutare attraverso le pubblicazioni o la messa a punto, a seconda dell’ambito di ricerca, di trattamenti, prototipi, terapie”.
Nel 2017 il programma Valere ha investito 10 milioni di euro sul capitale umano, nel 2018 14 milioni sulle tecnologie innovative. Quali risultati sono già verificabili a tre anni dalla sua nascita? “Grazie al programma Valere 2017 ad oggi abbiamo all’interno dell’università 36 posti ricoperti a tempo determinato da giovani che coprono tutti gli ambiti della ricerca rappresentativi dell’Ateneo. A febbraio è previsto un incontro per valutare gli ulteriori risultati ottenuti in questo campo. Quanto al programma 2018, ci sono state acquisizioni in campo tecnologico e azioni per i dottorandi, ma i primi risultati concreti li avremo soltanto tra qualche mese, quando verrà fatta la valutazione in itinere”, conclude la prof.ssa Altucci.
Carol Simeoli







