“Tra dieci anni importeremo medici”

Decina di migliaia di medici andranno in pensione dal 2010. “Se non arrivano buoni studenti, tra dieci anni importeremo  medici dalla Croazia, dal Maghreb, dall’Albania, così come è successo in Inghilterra”. Ma attenzione: bisogna adeguarsi ai mutamenti. Occorrono medici di comunità in una società ormai multietnica, anestesisti che  certifichino i decessi (in applicazione della legge sulle donazioni) e sempre meno specializzati in ostetricia stando il calo delle nascite. L’invito, del prof. Paolo Rubba docente a Medicina del Federico II, insomma, è quello di tenere i piedi a terra. “La professione medica che voi immaginate (prestigio e ricchezza) non c’è più – avverte Rubba mentre l’aula trabocca di studenti- Oggi il medico è il nemico di Di Bella; è il lazzarone, il cattivo che brucia il paziente nella camera iperbarica”.
Qualche dritta sulla facoltà: Gli esami? “Ci sono in continuazione”. La presenza in Facoltà “E’ assillante”. La Guida? “La facciamo ogni anno, come il catalogo Postal Market”. Il test di ammissione? “E’ un rito iniziatico, un segno di diversità della nostra facoltà; è quella cosa che fa intossicare il mese di agosto”. Interviene il prof. Antonio Dello Russo, neo consigliere di amministrazione dell’Edisu, nonchè referente per  l’orientamento di Medicina: “io sono uno di quelli che si è intossicato il mese di agosto”;  racconta la fortunata esperienza dei precorsi di preparazione alle prove di selezione delle facoltà a numero chiuso organizzata nell’ambito del progetto Porta; settecento gli studenti che ne hanno usufruito. “E’ una facoltà dura- noi non dobbiamo fornire consigli per gli acquisti, non possiamo dire menzogne- ma ambita” aggiunge la professoressa Stefania Montagnani. L’orientamento –spiega- è uno dei fiori all’occhiello della facoltà. “La frequenza richiesta è di 5.500 ore di lezione, gli esami sono 36, sei gli anni di durata, i primi due hanno un’impronta biologica –le cosiddette materie di base-“. I vantaggi? “la selezione, diversamente da quanto accade nelle altre facoltà, la facciamo all’inizio. Da noi c’è una altissima percentuale di laureati in corso”. Un altro elemento qualificante “la vicinanza con il malato”. Sulla bontà dell’ordinamento degli studi si pronuncia anche il professor Giovanni Delrio, Presidente del Corso di Laurea in Medicina della Seconda Università (un mea culpa, in passato si è assistito ad “uno scadimento nella preparazione, abbiamo formato medici non in grado di esercitare”): “prima c’era la fuga dalle aule, oggi gli studenti ci richiedono lezioni suppletive”. E cita il caso di Clinica Medica: “abbiamo portato in aula il paziente”. Umiltà, dedizione e passione: i requisiti che per il docente deve avere uno studente che voglia iscriversi a Medicina. 
Un affondo che non avrà fatto sorridere gli insegnanti medi presenti all’incontro “l’istituzione dei corsi zero significa ammettere il fallimento della scuola”. 
Biotecnologie, corso di laurea trasversale a cinque Facoltà (Agraria, Veterinaria, Medicina, Scienze, Farmacia), di recente istituzione, tant’è che i primi laureati si avranno nel 2001.  Nel presentarlo il prof. Luciano Mayol, annuncia subito la novità: dal prossimo anno si appresta a trasformarsi in facoltà. E’ un corso a numero chiuso. E in aula c’è chi non ce l’ha fatta  ad entrare. Parla di sogno infranto la studentessa e chiede consigli “non ho superato i quiz; dove mi consigliate di iscrivermi, ad esempio CTF, per poter ritentare Biotecnologie, l’anno prossimo?” Se ci credete non mollate, esorta il professore. E suggerisce alla ragazza “ripeti il test l’anno prossimo, oppure iscriviti ad un corso di laurea come Chimica e tecnologie Farmaceutiche e poi fai una tesi in Chimica Biologica”. Qualche speranza “l’anno prossimo potrebbe cambiare tutto, anche che possa non esserci il numero chiuso”. Mayol incoraggia gli studenti presenti e si racconta “io ho avuto uno scarso rendimento a scuola, però all’università mi sono laureato in chimica, in quattro anni ed una sessione”. 
Invita a non scegliere Farmacia per ripiego, il Preside Ernesto Fattorusso. La Facoltà, con i suoi due corsi di laurea –Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche-  ha visto negli ultimi anni un boom di iscritti al primo anno. Uguale suggerimento alla ponderazione viene dal prof. Silvestro Damiano di Veterinaria. “In facoltà arrivano studentesse con un cucciolo in braccio e mi  dicono «amo questo animale più di ogni altra cosa, anche più del mio ragazzo, vorrei iscrivermi a Veterinaria». Ma non è così che si sceglie la facoltà. Bisogna riflettere molto e valutare le discipline di studio”. Veterinaria ha due corsi di laurea (Medicina Veterinaria – a numero chiuso- e Scienze della produzione animale –ad accesso libero-) ed una preponderanza di studentesse (il 75 per cento). Tante e brave. Confermano anche Montagnani e Delrio. “Voglio addestrare grandi animali per le esigenze di Polizia e Carabinieri, come fare?”, chiede, infine, una studentessa molto decisa. “Occorre laurearsi bene in Veterinaria, poi provare ad entrare nel Centro di allievi speciali di Grosseto, sono quindici l’anno i posti a concorso”, spiega Damiano. 
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