Il giallo della camicia d’esame scomparsa. Potrebbe essere questo il titolo della vicenda che si è svolta a Veterinaria e che ha per protagonisti da una parte Claudia Addezio, 23 anni, iscritta al quinto anno, media del 27 e tre esami mancanti per la laurea; dall’altra il professor Angelo Persechino, fra i professori più severi, ordinario e veterano della Facoltà. Coprotagonisti i professori Pietro Pagnini, Salvatore Florio, il Preside Gaetano Pelagalli ed altri 13 studenti. La camicia in questione è la fotocopia di un originale sulla quale, a luglio, Pagnini e Florio avrebbero appuntato l’esito della prova sostenuta da Claudia nei moduli di Tossicologia Alimentare degli Animali Domestici e Farmacosorveglianza Veterinaria. Insieme al modulo di Patologia Nutrizionale e Riproduttiva, costituiscono l’esame di Patologia Nutrizionale e Metabolica. Il voto finale è unico ed è sempre stato il risultato della media dei voti riportati nei tre moduli. “Ho superato Tossicologia e Farmacosorveglianza con un bel trenta, regolarmente trascritto sulla camicia -ricorda la studentessa-. Ho sostenuto la prova insieme ad altri tredici colleghi a luglio; i professori mi hanno scritto il voto e l’ho firmata”. Conferma, al suo fianco, Simona Romano, media del 30, anch’essa al quinto anno di Veterinaria: “Florio e Pagnini ci hanno fatto firmare la camicia, sulla quale hanno scritto il voto per ciascuno dei due moduli”. Perché è tanto importante questa camicia? La parola di nuovo a Claudia: “il 13 ottobre, dopo essere già stata bocciata a luglio, sostengo nuovamente la prova relativa al modulo Patologia nutrizionale e metabolica con il professor Persechino. Mi tiene dalle 9.00 alle 10.30; alla fine è indeciso se darmi o meno l’esame. Mi fa accomodare a posto, si allontana, ritorna, firma la camicia, lascia il libretto sulla cattedra e va via. Io apro il libretto e trovo un venti. Chiedo chiarimenti, lui mi dice che non ho diritto a nessuna spiegazione e mi allontana con un violento spintone, prendendomi per il braccio. Dopodiché mi sbatte la porta in faccia”. Presenti all’accaduto alcune studentesse, “pronte a testimoniare”, afferma. Sull’episodio Claudia si riserva di adire le vie legali.
“Studentessa,
lei non ha diritto
a spiegazioni”
lei non ha diritto
a spiegazioni”
A questo punto entra in gioco la camicia fantasma. “Persechino dice che prima di mettermi il voto complessivo era andato a consultarsi con i docenti degli altri due moduli. Io faccio due calcoli: per avere venti al voto finale, dopo aver preso due trenta nei primi due moduli, avrei dovuto avere zero nel modulo di Persechino. Trenta più trenta più zero diviso tre, infatti, è uguale a venti. Decido di chiedere l’intervento degli altri due professori, quelli che mi hanno messo trenta ai loro moduli. Entro nello studio di Pagnini e mentre spiego l’accaduto arriva una telefonata di Persechino. Pagnini gli dice che sarebbe andato con Florio nel suo studio per chiarire la questione. Prendono la camicia d’esame con i trenta che mi hanno messo a luglio nei loro moduli e spariscono. Tornano dopo un po’ e mi dicono che Persechino addirittura mi avrebbe messo venti per venirmi incontro. Cioè, ripeto, per aiutarmi ha valutato zero l’esame che ho sostenuto nel suo modulo!”. La studentessa non ci sta e si reca in presidenza. Nel frattempo il professor Persechino deve allontanarsi a causa di un grave lutto familiare del quale riceve comunicazione. “Spiego la questione al Preside Pelagalli. Lui dice che il professore non doveva permettersi di fare l’esame in mattinata, perché abbiamo la frequenza obbligatoria e quando si svolgono le lezioni non si possono tenere esami. Mi dice che devo chiedere l’annullamento dell’esame, poi mi dà appuntamento a lunedì 16 ottobre, per avere tempo di sentire il professore. Persechino torna in facoltà, dopo il lutto che lo ha colpito, giovedì 19 ottobre. Io vado un’altra volta a parlare col preside per capire cosa vuole fare e lui mi risponde che non esiste nessuna camicia d’esame dalla quale risulti che io ho avuto due trenta nei primi due moduli, quelli sostenuti a luglio. Mentre discutiamo passa il professor Florio. Penso, ecco, può confermare. Lui che mi risponde? Claudia, lo sai che era una valutazione e non un voto”. Poi, mentre va via: “comunque, anche se avessi avuto trenta ai primi due moduli sappi che anche zero è un voto”.
La studentessa:
“voglio sostenere
nuovamente
l’esame davanti ad una commissione allargata”
“voglio sostenere
nuovamente
l’esame davanti ad una commissione allargata”
La interrompe la collega: “a meno di pensare che 13 persone, a luglio, abbiamo avuto contemporaneamente le visioni, non si può negare che in quell’occasione ci è stata fatta firmare una camicia di esame, con tanto di voto espresso in trentesimi. Voto, altro che giudizio”. Claudia è amareggiata: “il professore avrebbe potuto bocciarmi, se convinto che fossi andata disastrosamente. Lo ha già fatto a luglio; avrei sostenuto la prova in un’altra sessione, per quanto concerne il suo modulo. Così, però, non ha senso. Anche perché non mi ha dato neanche la possibilità di accettare o rifiutare il venti”. E’ intenzionata ad andare fino in fondo: “i colleghi che hanno firmato con me la camicia d’esame a luglio mi hanno già detto che sono disponibili a testimoniare. Tra i docenti spero di avere un appoggio da quelli del dipartimento di Zootecnica, presso il quale sto preparando la tesi. Mi annullino l’esame; voglio sostenerlo di nuovo, ma davanti ad una commissione allargata”.
Il Preside Pelagalli, interpellato da Ateneapoli, sposa la tesi del docente. “Provvedimenti? E perché dovrei prenderne. La studentessa aveva avuto due trenta negli altri moduli? Non risulta niente! Non si mette un voto, sui singoli moduli; semplicemente i professori di Tossicologia alimentare degli animali domestici (Florio) e Farmacosorveglianza veterinaria (Pagnini) avevano dato un giudizio di sufficienza. Il diverbio tra la studentessa e Persechino è tra l’altro avvenuto in un momento particolare, essendo stato colpito il collega da un grave lutto. Cosa vuole ottenere la studentessa? Inimicarsi tutta la facoltà?”
Giriamo la domanda all’interessata. “Ho la media del 27, mi mancano tre esami alla laurea, tra i quali uno con Persechino. A questo punto credo che mi trasferirò alla facoltà di Milano. Ho un parente che mi ospita, altrimenti avrei preferito Bologna che è l’unica facoltà italiana di Veterinaria che rilasci una laurea riconosciuta a livello europeo”. Gli studenti di Veterinaria della Federico II, infatti, non hanno la possibilità di esercitarsi e di fare pratica decente per l’inadeguatezza delle strutture, durante il corso di studi. Se varcano i confini, una volta laureati, per esercitare la professione devono frequentare corsi integrativi.
Fabrizio Geremicca
Il Preside Pelagalli, interpellato da Ateneapoli, sposa la tesi del docente. “Provvedimenti? E perché dovrei prenderne. La studentessa aveva avuto due trenta negli altri moduli? Non risulta niente! Non si mette un voto, sui singoli moduli; semplicemente i professori di Tossicologia alimentare degli animali domestici (Florio) e Farmacosorveglianza veterinaria (Pagnini) avevano dato un giudizio di sufficienza. Il diverbio tra la studentessa e Persechino è tra l’altro avvenuto in un momento particolare, essendo stato colpito il collega da un grave lutto. Cosa vuole ottenere la studentessa? Inimicarsi tutta la facoltà?”
Giriamo la domanda all’interessata. “Ho la media del 27, mi mancano tre esami alla laurea, tra i quali uno con Persechino. A questo punto credo che mi trasferirò alla facoltà di Milano. Ho un parente che mi ospita, altrimenti avrei preferito Bologna che è l’unica facoltà italiana di Veterinaria che rilasci una laurea riconosciuta a livello europeo”. Gli studenti di Veterinaria della Federico II, infatti, non hanno la possibilità di esercitarsi e di fare pratica decente per l’inadeguatezza delle strutture, durante il corso di studi. Se varcano i confini, una volta laureati, per esercitare la professione devono frequentare corsi integrativi.
Fabrizio Geremicca







