A Procedura Penale si parte da un caso pratico per poi approdare al manuale

Teoria e prassi a confronto alle lezioni di Procedura Penale, cattedra della prof.ssa Clelia Iasevoli. A pochi giorni dall’inizio del secondo semestre (il 29 febbraio) si definiscono le prime linee guida del corso. “Il metodo che adotterò – spiega la docente – è sempre lo stesso. Partiremo da un caso pratico per stimolare l’attenzione degli studenti, successivamente si inquadrerà l’Istituto di riferimento sul piano teorico, per approdare infine al manuale. Oggi, con la crisi della legge, i dati normativi non sono più affidabili, dobbiamo insegnare agli studenti come si ricostruisce il caso con l’Istituto, attraverso un approccio problematico”. Le lezioni, secondo la docente, “non possono basarsi solo sulle spiegazioni del manuale. Una cosa è il libro, un’altra è un’aula di tribunale. I nostri ragazzi devono superare la barriera nozionistica e lasciarsi guidare dai casi concreti. Solo così si arriva alla laurea consapevoli di ciò che c’è al di fuori dell’università”. Il manuale, infatti, “non è il punto di partenza, ma quello di arrivo, e si pone come sintesi del corso. La formazione non è semplice ripetizione, ma lo sviluppo del senso critico e della passione. In tre mesi cerchiamo di far nascere l’amore per la disciplina fornendo gli strumenti che aiutino ad entrare nel mondo processuale”. 
Si inquadra in questa direzione, grazie alla collaborazione del Direttore Lucio De Giovanni, la nascita del primo Osservatorio Giuridico di Procedura Penale. Il progetto, che coinvolge tutte le cattedre di Procedura Penale, si avvale del supporto dei Tribunali di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere,   con i quali il Dipartimento ha sottoscritto un protocollo d’intesa. In programma una serie di incontri fra studenti, magistrati ed avvocati, sia all’Università sia al di fuori. L’iniziativa si sostanzia in diverse azioni: “il magistrato invitato a lezione illustrerà un caso agli studenti. Successivamente, i ragazzi saranno condotti presso il Tribunale, dove potranno esperire dal vivo il caso. Questo è un segnale forte che vogliamo dare, il diritto è quello delle aule processuali, gli studenti devono abituarsi a questa realtà. Avranno modo, quindi, di confrontarsi con personalità di spicco appassionate di formazione. Il dialogo fra accademici, magistrati e studenti deve diventare forte, soprattutto in un mondo in divenire come il nostro, quando si parla sempre più diffusamente di procedure penali a livello europeo”. Questa forte impronta pratica sembra riflettersi positivamente sulle sedute d’esame. “Lo scorso anno, a chiusura corso, abbiamo ottenuto ottimi risultati fra giugno e luglio. Gli studenti che frequentano fanno di sicuro un percorso più complesso, però sostengono prove d’esame quasi sempre brillanti, premiate con una media alta. Il rapporto di fiducia che si instaura a lezione sprona tutti a dare il meglio. Conosco personalmente gli studenti che seguono, l’aula Ottagono diventa un ritrovo per confrontarsi, per scambiare conoscenza. Se si dà tanto a lezione, poi si vuole ricevere anche la controparte. Questo i ragazzi lo capiscono, e all’esame danno il massimo cercando di ripagare i sacrifici fatti insieme”. 
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