Allo sportello Dises per sentirsi meno soli durante il percorso di studi

Nascondersi dietro le difficoltà di un esame è inutile, ricorrere ai ripari chiedendo un valido supporto, invece, è possibile. Questo l’intento dello sportello studenti del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (DISES) che, nato di recente in concomitanza all’abolizione delle Facoltà, è gestito da un gruppo di qualità costituito proprio dai docenti dei Corsi di Laurea di Economia e Commercio e Scienze del Turismo i quali, a turno, ogni lunedì dalle 13:45 alle 15:00, presidiano un’auletta al primo piano dell’edificio del Dipartimento. “È un modo per rompere il ghiaccio e rendere più familiare il rapporto con i ragazzi – spiega la prof.ssa Francesca Stroffolini, docente di Scienza delle finanze ad Economia aziendale – che molto spesso si lasciano influenzare dal pregiudizio e dal ‘sentito dire’ su un esame specifico, arrivando ad avere il timore di non poterlo mai superare. Sarebbe opportuno, invece, seguire i corsi, studiare di pari passo, frequentare gli orari di ricevimento del docente ed evitare di trascinare l’esame anno dopo anno”. Vivere a pieno i servizi che l’università mette a disposizione dello studente, quindi, è un grande passo avanti per sentirsi ‘meno soli’, specie se si avverte la presenza di una difficoltà nel corso degli studi. “Oltre alle classiche domande di carattere burocratico avanzate dagli studenti ancora un po’ confusi dalla costituzione dei Dipartimenti e dai cambiamenti dei piani formativi, il nostro sportello vuole recuperare gli studenti che interrompono il proprio percorso per svariati motivi, ma che desiderano rimettersi a studiare”. Più che una questione di volontà, quindi, si cerca di fare i conti con la motivazione: “Vorremmo raggiungere coloro che vogliono studiare ma non ce la fanno, pensando di essere casi unici e rari. Invece non lo sono affatto!”. Il vero problema, infatti, sembrerebbe proprio quello di non riuscire a rintracciare questo pubblico che, seppure ampio, si nasconde forse dietro la demotivazione e lo scoraggiamento. Sul punto, la prof.ssa Stroffolini sottolinea di aver riscontrato una sempre più scarsa affluenza sia durante le ore di ricevimento dei docenti che in quelle dello sportello che lei ama definire “di aiuto agli studenti”. Forse, abituati agli scambi sociali ‘virtuali’, dove trionfano e-mail e social network, molti si chiudono in se stessi piuttosto che palesare delle specifiche problematiche. “Il momento di incontro tra docenti e studenti, allo sportello così come negli orari di ricevimento, è proficuo per entrambi: ai fini dell’organizzazione della didattica e della qualità dell’offerta formativa dell’Ateneo, è importante avere informazioni e feedback da parte dei ragazzi, i quali, allo stesso tempo, confrontandosi con la cattedra possono fare un po’ di ordine tra le loro idee. Ma se loro non collaborano, se non ci espongono le loro problematiche, come possiamo apportare cambiamenti significativi?”. Lo sportello DISES è una vera risorsa, un’opportunità per “sbloccare quei percorsi interrotti molto spesso da motivi superabili se ci si confronta con le persone giuste”. E poi aggiunge: “a volte può bastare anche una chiacchierata con i ragazzi per far capire loro che un esame non è una prova di tutte le nostre abilità, ognuno ha le sue caratteristiche e predisposizioni per una materia piuttosto che per un’altra”. Un esame, quindi, non è la fine del mondo, e sentirsi incapaci di superarlo non è assolutamente concesso! Intanto, il primo passo da compiere è rendersi consapevoli dell’esistenza di un problema che intralcia il percorso di studi. Oltre all’oggettiva complessità degli esami ‘scoglio’, anche motivi strettamente psicologici possono essere la causa di tale comportamento. “Anche un breve allontanamento dall’università per motivi di lavoro può favorire l’interruzione degli studi – aggiunge la docente – così come per un’incomprensione con un docente”. A compromettere alcuni percorsi di studi “anche una diffusa demotivazione dei più giovani legata alle poche opportunità offerte da mondo del lavoro”. Una sfiducia che dev’essere superata! “L’appello che rivolgo a tutti gli studenti, in particolare del primo anno, è di non avere fretta di laurearsi; impiegare un anno in più può essere importante per elaborare contenuti, acquisire una certa autonomia e quella maturità oggi richiesta nel mondo del lavoro”. Lungi dal voler incoraggiare i ragazzi a prendersela comoda, il monito va a coloro che, bloccandosi sugli esami più difficili, preferiscono mollare piuttosto che recuperare. Il timore più diffuso, infatti, è di non “buttare via un altro anno”. 
(F. Di N.)
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