Il prof. Mario Losasso è stato confermato alla direzione del Dipartimento di Architettura. Le elezioni si sono svolte il 3 dicembre. Losasso, che era l’unico candidato, ha ottenuto cento preferenze su centocinque votanti. Gli aventi diritto erano 135.
Professore, è soddisfatto dell’esito delle urne?
“Sì. Avrei voluto che ci fosse una più massiccia partecipazione da parte dei rappresentanti degli studenti, in quanto uno solo su diciotto ha partecipato al voto, ma credo che la loro assenza possa essere dipesa dal fatto che erano elezioni dall’esito scontato. Per il resto, direi che dal risultato delle urne emerge un Dipartimento compatto e che i colleghi hanno apprezzato il lavoro che ho svolto negli anni scorsi”.
Quali sono gli obiettivi del prossimo mandato?
“Riguardano la didattica, l’assetto organizzativo, le sedi”.
Partiamo da queste ultime. Cosa bolle in pentola?
“Certamente va risolta la questione dell’Aula Magna a Palazzo Gravina. Abbiamo un finanziamento da 600 mila euro. Siamo in attesa del progetto degli Uffici tecnici dell’Ateneo relativo alla parte impiantistica, poi si potrà procedere col bando. Mi auguro che entro un anno l’operazione sia completata. Il rilancio di Palazzo Gravina, peraltro, è già iniziato da tempo, con l’organizzazione di una serie di dibattiti e convegni nella sede storica di Architettura. Proseguirà, perché nei prossimi anni l’edificio ospiterà di nuovo alcuni corsi e si riempirà di studenti, come accadeva alcuni anni fa. Questo grazie al fatto che il Corso di Design, attivato quest’anno per la prima volta, avrà la sede proprio a Palazzo Gravina”.
Ci saranno novità anche nell’edificio di via Forno Vecchio?
“Lì abbiamo un piano, finanziato per circa 120 mila euro, di adeguamento della parte degli impianti elettrici. L’obiettivo è di rendere le aule ed i laboratori sempre più funzionali e di garantire una presa di corrente per ciascuna seduta. Ormai il computer è uno strumento indispensabile per gli studenti e devono poterlo utilizzare nelle condizioni migliori qui in ateneo. Mi riprometto di valorizzare anche Palazzo Latilla, un’altra delle nostre sedi. Ospita la Materioteca, ma, affinché essa viva, deve essere frequentata dagli studenti. Va utilizzata, laddove possibile, anche con finalità didattiche, nell’ambito dei corsi”.
Per quanto concerne la didattica, quali sono le priorità?
“Incrementare i posti disponibili a Scienze dell’architettura, che mi auguro sin dal prossimo anno potrà accogliere 200 immatricolati, è senz’altro un obiettivo importante. Un altro è rafforzare il nuovo Corso di Design, quello in inglese. È partito quest’anno con un numero di studenti non molto ampio, circa 25. Ritengo abbia ottime potenzialità di crescita e per questo sono convinto che dobbiamo moltiplicare gli sforzi per farlo conoscere”.
Lei parlava prima anche della necessità di migliorare l’organizzazione. A cosa si riferiva?
“Spero nel prossimo triennio di rendere più efficienti i rapporti tra gli uffici e le aree e di coinvolgere ancora di più i colleghi nella gestione del Dipartimento. Per questo mi riprometto di assegnare numerose deleghe. Serve che tutti diano una mano e si sentano parte del progetto comune”.
È per questo che, prima di formalizzare la sua nuova candidatura, ha convocato numerosi incontri in Dipartimento?
“Sì. Mi è parso giusto che il programma in base al quale ho chiesto di rinnovarmi la fiducia fosse costruito in maniera collegiale e che assorbisse spunti provenienti dai colleghi. Non ne sono mancati nelle ultime settimane, in particolare durante l’incontro che abbiamo svolto a fine novembre e che era dedicato appunto ad una riflessione sul prossimo triennio”.
Un bilancio del suo primo mandato?
“Non è che debba essere io a tracciarlo, ma i colleghi, gli studenti e gli amministrativi. Certamente non sono stati anni facili, ma mi sembra che Architettura della Federico II abbia realizzato un importante cambio di passo”.
Fabrizio Geremicca
Professore, è soddisfatto dell’esito delle urne?
“Sì. Avrei voluto che ci fosse una più massiccia partecipazione da parte dei rappresentanti degli studenti, in quanto uno solo su diciotto ha partecipato al voto, ma credo che la loro assenza possa essere dipesa dal fatto che erano elezioni dall’esito scontato. Per il resto, direi che dal risultato delle urne emerge un Dipartimento compatto e che i colleghi hanno apprezzato il lavoro che ho svolto negli anni scorsi”.
Quali sono gli obiettivi del prossimo mandato?
“Riguardano la didattica, l’assetto organizzativo, le sedi”.
Partiamo da queste ultime. Cosa bolle in pentola?
“Certamente va risolta la questione dell’Aula Magna a Palazzo Gravina. Abbiamo un finanziamento da 600 mila euro. Siamo in attesa del progetto degli Uffici tecnici dell’Ateneo relativo alla parte impiantistica, poi si potrà procedere col bando. Mi auguro che entro un anno l’operazione sia completata. Il rilancio di Palazzo Gravina, peraltro, è già iniziato da tempo, con l’organizzazione di una serie di dibattiti e convegni nella sede storica di Architettura. Proseguirà, perché nei prossimi anni l’edificio ospiterà di nuovo alcuni corsi e si riempirà di studenti, come accadeva alcuni anni fa. Questo grazie al fatto che il Corso di Design, attivato quest’anno per la prima volta, avrà la sede proprio a Palazzo Gravina”.
Ci saranno novità anche nell’edificio di via Forno Vecchio?
“Lì abbiamo un piano, finanziato per circa 120 mila euro, di adeguamento della parte degli impianti elettrici. L’obiettivo è di rendere le aule ed i laboratori sempre più funzionali e di garantire una presa di corrente per ciascuna seduta. Ormai il computer è uno strumento indispensabile per gli studenti e devono poterlo utilizzare nelle condizioni migliori qui in ateneo. Mi riprometto di valorizzare anche Palazzo Latilla, un’altra delle nostre sedi. Ospita la Materioteca, ma, affinché essa viva, deve essere frequentata dagli studenti. Va utilizzata, laddove possibile, anche con finalità didattiche, nell’ambito dei corsi”.
Per quanto concerne la didattica, quali sono le priorità?
“Incrementare i posti disponibili a Scienze dell’architettura, che mi auguro sin dal prossimo anno potrà accogliere 200 immatricolati, è senz’altro un obiettivo importante. Un altro è rafforzare il nuovo Corso di Design, quello in inglese. È partito quest’anno con un numero di studenti non molto ampio, circa 25. Ritengo abbia ottime potenzialità di crescita e per questo sono convinto che dobbiamo moltiplicare gli sforzi per farlo conoscere”.
Lei parlava prima anche della necessità di migliorare l’organizzazione. A cosa si riferiva?
“Spero nel prossimo triennio di rendere più efficienti i rapporti tra gli uffici e le aree e di coinvolgere ancora di più i colleghi nella gestione del Dipartimento. Per questo mi riprometto di assegnare numerose deleghe. Serve che tutti diano una mano e si sentano parte del progetto comune”.
È per questo che, prima di formalizzare la sua nuova candidatura, ha convocato numerosi incontri in Dipartimento?
“Sì. Mi è parso giusto che il programma in base al quale ho chiesto di rinnovarmi la fiducia fosse costruito in maniera collegiale e che assorbisse spunti provenienti dai colleghi. Non ne sono mancati nelle ultime settimane, in particolare durante l’incontro che abbiamo svolto a fine novembre e che era dedicato appunto ad una riflessione sul prossimo triennio”.
Un bilancio del suo primo mandato?
“Non è che debba essere io a tracciarlo, ma i colleghi, gli studenti e gli amministrativi. Certamente non sono stati anni facili, ma mi sembra che Architettura della Federico II abbia realizzato un importante cambio di passo”.
Fabrizio Geremicca







