Se per Bernanos non poteva che essere ipocrita, per la comunità accademica de L’Orientale la parola ‘democrazia’ assume un significato quanto mai emblematico in vista delle elezioni del 18 giugno per il prossimo Rettore. Raramente si ha l’occasione di assistere ad un così vivo e leale dibattito durante una campagna elettorale come quello che si è visto svolgere il 28 maggio, moderato dal Decano Adriano Rossi, tra i due candidati alla guida dell’Ateneo, prof. Giuseppe Cataldi e la prof.ssa Elda Morlicchio.
L’occasione, attesa da tutti, ha visto la partecipazione attiva non solo del corpo docente in servizio, nonché in pensione, ma anche di numerosi esponenti del personale tecnico amministrativo e degli studenti, ai quali i candidati hanno lasciato la parola per le oltre tre ore e mezza di dibattito.
Come previsto, in ossequio alla par condicio, ogni candidato ha avuto a disposizione 15 minuti per ricordare, ad un pubblico già preparatissimo, i punti salienti del proprio programma, lanciando anche alcune sfide e promesse.
“Parliamo di fatti concreti – esorta subito il prof. Cataldi, primo a prendere la parola dopo il lancio della monetina – Di cosa c’è bisogno per questo Ateneo?”. Partire da una “riforma complessiva della capacità di comunicazione” sembra essenziale per poter raggiungere anche gli altri obiettivi: internazionalizzazione; sviluppo della ricerca, “la quale necessita di un monitoraggio costante e continuato”; vivibilità delle sedi, “per la qual cosa penso alla figura dell’intendente di palazzo”; semplificazione amministrativa, “attuabile anche attraverso una dematerializzazione dei documenti”; il reclutamento e le progressioni di carriera, “perché per i ricercatori è un diritto vedere riconosciuto il loro lavoro e passare ‘associati’”; dialogo con tutti i gruppi dell’Ateneo e con la città, “attraverso, ad esempio, un bollettino o dei momenti di socialità in cui fare il punto sui risultati ottenuti, i premi o anche per salutare chi sta andando in pensione”. “Tutto questo si può fare – ricorda ancora il prof. Cataldi – solo creando una squadra di lavoro. Questo è il primo punto del mio programma. Lavorare insieme significa per me essere sempre presente, tra gli uffici, con i colleghi, insomma ‘stare sul pezzo’, e per fare ciò ho deciso che – promette – per almeno tre giorni a settimana il mio ufficio sarà in uno dei tre Palazzi in centro e non a via Chiatamone”.
“Gli ambiti su cui dobbiamo impegnarci – sottolinea quindi la prof.ssa Morlicchio nel suo turno di intervento – sono molteplici e sicuramente un Rettore non può raggiungere degli obiettivi se non c’è la disponibilità di tutti. In questi anni, noi abbiamo preso molto sul serio la Riforma e c’è stata collaborazione da parte di colleghi e del personale di tutti i settori. La nostra forza è proprio quella di avere molte anime che vivono in una struttura tale che ci consente di dialogare e lavorare insieme”. E dal dialogo sono emerse le criticità su cui intende concentrarsi la candidata a partire da quel ‘delirio normativo senza norma’, contro cui si battono Crui, Cun e tante associazioni scientifiche, “e contro cui anche L’Orientale fa sentire la sua voce”; passando per la opprimente burocrazia che vede ricorrere gli acronimi di SUA (Scheda Unica Annuale) e VQR (Valutazione Quinquennale della Ricerca), “è sicuramente necessario un miglior coordinamento in vista della prossima VQR”, premette. E poi aggiunge: “Chi vive l’università conosce bene la complessità delle procedure di accreditamento, da cui dipende la sopravvivenza dei corsi, e che lo stesso Miur ha definito vessatorie”. Ancora attenzione naturalmente all’internazionalizzazione, “perché qui, nel cuore del Mezzogiorno, i nostri giovani devono prepararsi per affrontare le sfide del mercato del lavoro globale”, aggiunge la Morlicchio tratteggiando così alcuni punti della sua agenda.
Ma è solo con l’inizio degli oltre venti interventi che la platea si infiamma e si vanno a toccare nel vivo le questioni. Con un documento nato dall’assemblea studentesca del 21 maggio, sono gli studenti i primi a sollecitare i due candidati, esprimendo nel contempo anche le intenzioni di voto dei nove grandi elettori in favore del prof. Cataldi, e facendo così sollevare del brusio nell’aula. “A prescindere da chi uscirà vincitore – si legge nel documento – ci aspettiamo di trovare un’apertura alle tematiche degli studenti e collaborazione con gli stessi. Vivere l’Università si associa al diritto di viverla in condizioni che non siano degradanti – a partire dai servizi igienici per finire con la tempestiva pubblicazione delle date di esame – Vogliamo che il Rettore funga da garante per un’Università pubblica di qualità e di massa, prendendo posizioni ferme di contrasto alle politiche di decostruzione del mondo dei saperi”. “Restano forti le criticità nei confronti dei due candidati, nonostante la nostra dichiarazione di voto – affermano – e ci aspettiamo che il nostro documento venga preso comunque in considerazione da entrambi i docenti”. Sono sempre gli studenti ad introdurre uno dei temi che ha trovato un primo terreno di contestazione in assemblea, quello, cioè, del sistema bibliotecario, di cui si lamentano le deficienze e per il quale i due candidati sembrano aver pensato a soluzioni diverse.
D’accordo con il prof. Cataldi il personale amministrativo che vede di buon occhio la creazione di una Biblioteca unica di Ateneo. “In questa proposta ci sembra ravvedere la volontà di migliorare i servizi per gli studenti e la ricerca – commenta Francesco Perrella, uno dei grandi elettori scelto dal personale – Solo offrendo servizi migliori possiamo essere attrattivi per un numero maggiore di studenti, anche stranieri. E nel programma del prof. Castaldi ritroviamo maggiormente questa intenzione. Perciò, volontà del personale è di dare la nostra preferenza a quest’ultimo”.
L’occasione, attesa da tutti, ha visto la partecipazione attiva non solo del corpo docente in servizio, nonché in pensione, ma anche di numerosi esponenti del personale tecnico amministrativo e degli studenti, ai quali i candidati hanno lasciato la parola per le oltre tre ore e mezza di dibattito.
Come previsto, in ossequio alla par condicio, ogni candidato ha avuto a disposizione 15 minuti per ricordare, ad un pubblico già preparatissimo, i punti salienti del proprio programma, lanciando anche alcune sfide e promesse.
“Parliamo di fatti concreti – esorta subito il prof. Cataldi, primo a prendere la parola dopo il lancio della monetina – Di cosa c’è bisogno per questo Ateneo?”. Partire da una “riforma complessiva della capacità di comunicazione” sembra essenziale per poter raggiungere anche gli altri obiettivi: internazionalizzazione; sviluppo della ricerca, “la quale necessita di un monitoraggio costante e continuato”; vivibilità delle sedi, “per la qual cosa penso alla figura dell’intendente di palazzo”; semplificazione amministrativa, “attuabile anche attraverso una dematerializzazione dei documenti”; il reclutamento e le progressioni di carriera, “perché per i ricercatori è un diritto vedere riconosciuto il loro lavoro e passare ‘associati’”; dialogo con tutti i gruppi dell’Ateneo e con la città, “attraverso, ad esempio, un bollettino o dei momenti di socialità in cui fare il punto sui risultati ottenuti, i premi o anche per salutare chi sta andando in pensione”. “Tutto questo si può fare – ricorda ancora il prof. Cataldi – solo creando una squadra di lavoro. Questo è il primo punto del mio programma. Lavorare insieme significa per me essere sempre presente, tra gli uffici, con i colleghi, insomma ‘stare sul pezzo’, e per fare ciò ho deciso che – promette – per almeno tre giorni a settimana il mio ufficio sarà in uno dei tre Palazzi in centro e non a via Chiatamone”.
“Gli ambiti su cui dobbiamo impegnarci – sottolinea quindi la prof.ssa Morlicchio nel suo turno di intervento – sono molteplici e sicuramente un Rettore non può raggiungere degli obiettivi se non c’è la disponibilità di tutti. In questi anni, noi abbiamo preso molto sul serio la Riforma e c’è stata collaborazione da parte di colleghi e del personale di tutti i settori. La nostra forza è proprio quella di avere molte anime che vivono in una struttura tale che ci consente di dialogare e lavorare insieme”. E dal dialogo sono emerse le criticità su cui intende concentrarsi la candidata a partire da quel ‘delirio normativo senza norma’, contro cui si battono Crui, Cun e tante associazioni scientifiche, “e contro cui anche L’Orientale fa sentire la sua voce”; passando per la opprimente burocrazia che vede ricorrere gli acronimi di SUA (Scheda Unica Annuale) e VQR (Valutazione Quinquennale della Ricerca), “è sicuramente necessario un miglior coordinamento in vista della prossima VQR”, premette. E poi aggiunge: “Chi vive l’università conosce bene la complessità delle procedure di accreditamento, da cui dipende la sopravvivenza dei corsi, e che lo stesso Miur ha definito vessatorie”. Ancora attenzione naturalmente all’internazionalizzazione, “perché qui, nel cuore del Mezzogiorno, i nostri giovani devono prepararsi per affrontare le sfide del mercato del lavoro globale”, aggiunge la Morlicchio tratteggiando così alcuni punti della sua agenda.
Ma è solo con l’inizio degli oltre venti interventi che la platea si infiamma e si vanno a toccare nel vivo le questioni. Con un documento nato dall’assemblea studentesca del 21 maggio, sono gli studenti i primi a sollecitare i due candidati, esprimendo nel contempo anche le intenzioni di voto dei nove grandi elettori in favore del prof. Cataldi, e facendo così sollevare del brusio nell’aula. “A prescindere da chi uscirà vincitore – si legge nel documento – ci aspettiamo di trovare un’apertura alle tematiche degli studenti e collaborazione con gli stessi. Vivere l’Università si associa al diritto di viverla in condizioni che non siano degradanti – a partire dai servizi igienici per finire con la tempestiva pubblicazione delle date di esame – Vogliamo che il Rettore funga da garante per un’Università pubblica di qualità e di massa, prendendo posizioni ferme di contrasto alle politiche di decostruzione del mondo dei saperi”. “Restano forti le criticità nei confronti dei due candidati, nonostante la nostra dichiarazione di voto – affermano – e ci aspettiamo che il nostro documento venga preso comunque in considerazione da entrambi i docenti”. Sono sempre gli studenti ad introdurre uno dei temi che ha trovato un primo terreno di contestazione in assemblea, quello, cioè, del sistema bibliotecario, di cui si lamentano le deficienze e per il quale i due candidati sembrano aver pensato a soluzioni diverse.
D’accordo con il prof. Cataldi il personale amministrativo che vede di buon occhio la creazione di una Biblioteca unica di Ateneo. “In questa proposta ci sembra ravvedere la volontà di migliorare i servizi per gli studenti e la ricerca – commenta Francesco Perrella, uno dei grandi elettori scelto dal personale – Solo offrendo servizi migliori possiamo essere attrattivi per un numero maggiore di studenti, anche stranieri. E nel programma del prof. Castaldi ritroviamo maggiormente questa intenzione. Perciò, volontà del personale è di dare la nostra preferenza a quest’ultimo”.
Tra sogni e
prassi quotidiana
prassi quotidiana
Molto critico, invece, il prof. Francesco Sferra, il quale, non presente, tramite una missiva fa sapere: “benché entrambi i candidati abbiano fatto riferimento al Siba nei loro programmi, trovo la proposta del prof. Cataldi inutile e inattuabile. Mi aspetto che non si parli solo di valorizzazione dell’attuale patrimonio, ma di investire in acquisto di nuove risorse librarie. Su questo punto mi sembra che la Morlicchio sia più consapevole”.
Ricordando anche la polemica nata quando si parlava di costituire una Biblioteca unica a Palazzo Giusso, il prof. Cataldi tiene a rispondere che “quella era solo un’idea, un sogno”, mentre è proprio di essere troppo sognatore la criticità sollevata da alcuni colleghi, tra cui il prof. Giorgio Banti. “L’Orientale ha conosciuto in questi anni, in cui si è lavorato in una situazione drammatica, con molto coraggio e tenendo conto di un quadro normativo altalenante, una trasformazione radicale. Questa ha avuto dei costi anche in termini di ‘fatica’ da parte di tutti. ‘Volare alto va bene, ma bisogna saper tenere anche i piedi a terra”.
“Va bene ‘I have a dream’ – afferma anche la prof.ssa Donatella Izzo – ma chi pronunciava queste parole era un uomo che aveva anche ben chiaro e conosceva per filo e per segno il quadro normativo in cui si muoveva. Bisogna unire grandi visioni con la prassi quotidiana. Il prossimo Rettore deve avere una visione per l’Ateneo che deve incontrarsi con una vissuta e concreta consapevolezza del quadro normativo nazionale e locale, capacità che ritrovo maggiormente in Elda”.
Mentre la prof.ssa Rossella Cioffi ricorda come sia facile fare il punto su ciò che va e ciò che non va, ma si deve ricordare anche la fatica di “stare giorno dopo giorno negli uffici, a cercare di gestire e capire tutti gli input. Non si è bravi politici se non si è bravi amministratori. Sono felice – aggiunge – che oggi abbiamo come candidati due protagonisti di primo piano di questi ultimi anni, che hanno condotto questa navicella per mari tempestosi e che sapranno farlo anche in futuro”. Programmi interessanti e che offrono “due modi di vedere l’Ateneo del tutto personali”, commenta anche la prof.ssa Anna Maria D’Onofrio, la quale chiede che: “gli studenti possano essere maggiormente coinvolti nei lavori attraverso un tavolo tecnico e che il prossimo Rettore assuma uno stile diverso dal precedente e migliori il dialogo trasversale”.
“Senza la giusta comunicazione non si può far nulla – ricorda il prof. Bruno Genito – Bisogna comunicare contenuti e organizzare meglio la produzione scientifica”. “Invito – aggiunge – i candidati ad essere il Rettore di tutti e non solo di chi li ha votati”.
Se il prof. Agostino Cilardo ricorda come andrebbe affrontato meglio in entrambi i programmi il tema della definizione del terzo livello di formazione, “che dovrà essere organizzato così come lo sono gli altri due livelli”, il prof. Luigi Mascilli Migliorini nel suo intervento fa riferimento anche ai tre dottorati che, proprio perché solo tre, negano la possibilità di utilizzare risorse nei collegamenti esterni, e si compiace che “i candidati abbiano avuto il coraggio di fare questo incontro, che sia solo il primo, in un momento in cui io ho visto fiorire ‘il peggiore Orientale’, e non nascere il giusto ed aperto dibattito”.
Ricordando anche la polemica nata quando si parlava di costituire una Biblioteca unica a Palazzo Giusso, il prof. Cataldi tiene a rispondere che “quella era solo un’idea, un sogno”, mentre è proprio di essere troppo sognatore la criticità sollevata da alcuni colleghi, tra cui il prof. Giorgio Banti. “L’Orientale ha conosciuto in questi anni, in cui si è lavorato in una situazione drammatica, con molto coraggio e tenendo conto di un quadro normativo altalenante, una trasformazione radicale. Questa ha avuto dei costi anche in termini di ‘fatica’ da parte di tutti. ‘Volare alto va bene, ma bisogna saper tenere anche i piedi a terra”.
“Va bene ‘I have a dream’ – afferma anche la prof.ssa Donatella Izzo – ma chi pronunciava queste parole era un uomo che aveva anche ben chiaro e conosceva per filo e per segno il quadro normativo in cui si muoveva. Bisogna unire grandi visioni con la prassi quotidiana. Il prossimo Rettore deve avere una visione per l’Ateneo che deve incontrarsi con una vissuta e concreta consapevolezza del quadro normativo nazionale e locale, capacità che ritrovo maggiormente in Elda”.
Mentre la prof.ssa Rossella Cioffi ricorda come sia facile fare il punto su ciò che va e ciò che non va, ma si deve ricordare anche la fatica di “stare giorno dopo giorno negli uffici, a cercare di gestire e capire tutti gli input. Non si è bravi politici se non si è bravi amministratori. Sono felice – aggiunge – che oggi abbiamo come candidati due protagonisti di primo piano di questi ultimi anni, che hanno condotto questa navicella per mari tempestosi e che sapranno farlo anche in futuro”. Programmi interessanti e che offrono “due modi di vedere l’Ateneo del tutto personali”, commenta anche la prof.ssa Anna Maria D’Onofrio, la quale chiede che: “gli studenti possano essere maggiormente coinvolti nei lavori attraverso un tavolo tecnico e che il prossimo Rettore assuma uno stile diverso dal precedente e migliori il dialogo trasversale”.
“Senza la giusta comunicazione non si può far nulla – ricorda il prof. Bruno Genito – Bisogna comunicare contenuti e organizzare meglio la produzione scientifica”. “Invito – aggiunge – i candidati ad essere il Rettore di tutti e non solo di chi li ha votati”.
Se il prof. Agostino Cilardo ricorda come andrebbe affrontato meglio in entrambi i programmi il tema della definizione del terzo livello di formazione, “che dovrà essere organizzato così come lo sono gli altri due livelli”, il prof. Luigi Mascilli Migliorini nel suo intervento fa riferimento anche ai tre dottorati che, proprio perché solo tre, negano la possibilità di utilizzare risorse nei collegamenti esterni, e si compiace che “i candidati abbiano avuto il coraggio di fare questo incontro, che sia solo il primo, in un momento in cui io ho visto fiorire ‘il peggiore Orientale’, e non nascere il giusto ed aperto dibattito”.
Asfissia da
leggi e norme
leggi e norme
La prof.ssa Luigia Melillo, invece, ringrazia il prof. Cataldi per la sua perseveranza “nonostante l’emarginazione vissuta in questi giorni’ -, segnale forse di un certo clima in Ateneo. “Spetta a noi docenti – continua la Melillo – ricordare che in questo Ateneo la democrazia non si insegna solo, ma si pratica. Noi abbiamo bisogno – si augura pensando alle elezioni – di una persona che non accetti lo status quo di leggi e norme che ci stanno portando all’asfissia, ma sappia gettare il cuore oltre l’ostacolo. Che sappia dialogare con tutti e non abbia una gestione monocratica dell’Ateneo”.
“Ciò che è stato fatto negli ultimi anni è stato molto positivo – tiene a sottolineare la prof.ssa Amneris Roselli – La valutazione del VQR è stata buona, tuttavia dobbiamo acquisire la consapevolezza che l’Ateneo funziona se gli organismi accettano l’autovalutazione, cioè ognuno di noi ha il dovere di controllare ed evidenziare i punti di defaillances nella valutazione per evitare ritardi”. “Anche perché rischiamo, in futuro, di trovarci in una situazione ancora peggiore di quella attuale – avverte la prof.ssa Irene Brigantini – La nostra specificità o la governiamo o potrà distruggerci”.
La valutazione è anche al centro dell’intervento della prof.ssa Giuseppa Zanasi, che si stupisce di come “nel programma di Cataldi non ci sia un punto sulla valutazione, aspetto oggi fondamentale”. Questione sulla quale lo stesso candidato risponde facendo riferimento al secondo punto del suo documento.
Ancora è la prof.ssa Rita Enrica Librandi che parla di internazionalizzazione come pluriculturalità e plurilinguismo, trovando grande accordo nel prof. Mascilli Migliorini: “i criteri con cui oggi viene valutata l’internazionalizzazione sono più sui mezzi che sui fini. Ma è per elezione che a noi compete un’importante politica in tale missione e su questo dovrà lavorare il prossimo rettorato”.
Interviene su reclutamento e avanzamenti, facendo riferimento ai primi interventi dei due candidati, il prof. Andrea Manzo, rappresentante dei ricercatori, il quale rileva che “gli avanzamenti sono il frutto del nostro lavoro, ma devo dire che se sono così numerosi (26 unità) questo è grazie alla politica degli organi collegiali”, e ricorda la posizione dei tanti ricercatori a contratto.
“Ci stiamo riducendo in maniera grave e questo incide anche sulla ricerca – dichiara la prof.ssa Simonetta De Filippis – Essendosi ridotto di molto il numero dei docenti, risulta più complicato anche chiedere un anno sabatico. Va inoltre alleggerita la progressiva burocratizzazione della vita accademica che pesa gravemente sui tempi della ricerca. Aggiungo che, ciononostante, la nostra didattica continua a essere decisamente innovativa grazie ai costanti aggiornamenti critici e metodologici” (precisazione in riferimento ad articolo pubblicato sul numero 9 del nostro giornale, pag. 6). E conclude il suo intervento invitando tutti a “tenersi stretti i propri sogni!”.
A riportare alla realtà di anni difficili è il prof. Augusto Guarino, il quale, rivolgendosi a tutta la platea, afferma: “capisco che i candidati devono dare una visione positiva ed ottimista, ma io in questi anni ho visto un film diverso. Sono stati anni in cui il problema non è stata l’aula studio, l’incentivo o la supplenza pagata, ma in cui il sistema universitario nazionale e L’Orientale hanno lottato per la sopravvivenza. Se oggi siamo ancora vivi non è un fatto automatico, ma grazie al lavoro svolto da tanti colleghi e dai rettori che si sono succeduti. Tutti ci siamo trovati sulle barricate e al prossimo Rettore chiedo: cosa sei disposto a fare e vuoi impegnarti a pieno per difendere quello che siamo?”.
Valentina Orellana
“Ciò che è stato fatto negli ultimi anni è stato molto positivo – tiene a sottolineare la prof.ssa Amneris Roselli – La valutazione del VQR è stata buona, tuttavia dobbiamo acquisire la consapevolezza che l’Ateneo funziona se gli organismi accettano l’autovalutazione, cioè ognuno di noi ha il dovere di controllare ed evidenziare i punti di defaillances nella valutazione per evitare ritardi”. “Anche perché rischiamo, in futuro, di trovarci in una situazione ancora peggiore di quella attuale – avverte la prof.ssa Irene Brigantini – La nostra specificità o la governiamo o potrà distruggerci”.
La valutazione è anche al centro dell’intervento della prof.ssa Giuseppa Zanasi, che si stupisce di come “nel programma di Cataldi non ci sia un punto sulla valutazione, aspetto oggi fondamentale”. Questione sulla quale lo stesso candidato risponde facendo riferimento al secondo punto del suo documento.
Ancora è la prof.ssa Rita Enrica Librandi che parla di internazionalizzazione come pluriculturalità e plurilinguismo, trovando grande accordo nel prof. Mascilli Migliorini: “i criteri con cui oggi viene valutata l’internazionalizzazione sono più sui mezzi che sui fini. Ma è per elezione che a noi compete un’importante politica in tale missione e su questo dovrà lavorare il prossimo rettorato”.
Interviene su reclutamento e avanzamenti, facendo riferimento ai primi interventi dei due candidati, il prof. Andrea Manzo, rappresentante dei ricercatori, il quale rileva che “gli avanzamenti sono il frutto del nostro lavoro, ma devo dire che se sono così numerosi (26 unità) questo è grazie alla politica degli organi collegiali”, e ricorda la posizione dei tanti ricercatori a contratto.
“Ci stiamo riducendo in maniera grave e questo incide anche sulla ricerca – dichiara la prof.ssa Simonetta De Filippis – Essendosi ridotto di molto il numero dei docenti, risulta più complicato anche chiedere un anno sabatico. Va inoltre alleggerita la progressiva burocratizzazione della vita accademica che pesa gravemente sui tempi della ricerca. Aggiungo che, ciononostante, la nostra didattica continua a essere decisamente innovativa grazie ai costanti aggiornamenti critici e metodologici” (precisazione in riferimento ad articolo pubblicato sul numero 9 del nostro giornale, pag. 6). E conclude il suo intervento invitando tutti a “tenersi stretti i propri sogni!”.
A riportare alla realtà di anni difficili è il prof. Augusto Guarino, il quale, rivolgendosi a tutta la platea, afferma: “capisco che i candidati devono dare una visione positiva ed ottimista, ma io in questi anni ho visto un film diverso. Sono stati anni in cui il problema non è stata l’aula studio, l’incentivo o la supplenza pagata, ma in cui il sistema universitario nazionale e L’Orientale hanno lottato per la sopravvivenza. Se oggi siamo ancora vivi non è un fatto automatico, ma grazie al lavoro svolto da tanti colleghi e dai rettori che si sono succeduti. Tutti ci siamo trovati sulle barricate e al prossimo Rettore chiedo: cosa sei disposto a fare e vuoi impegnarti a pieno per difendere quello che siamo?”.
Valentina Orellana







