Direttamente dalla Cina, non con furore, ma con un bagaglio di esperienza invidiabile, tornano i quattro studenti iscritti al Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale e Junior members EWAP (Engineering World Association) che promuove scambi culturali. Paola De Angelis, Fabio Tedesco, Gaetano Smimmo e Gennaro Lo Masto sono partiti a febbraio e tornati a luglio. Hanno seguito corsi in lingua inglese per un semestre presso la Hubei University of Technology di Wuhan, avuto la possibilità di svolgere ricerche nei numerosi laboratori e visitare realtà aziendali cinesi, grazie ai docenti responsabili del Progetto – in Cina Francesco Maglioccola e in Italia Raffaele Cioffi – alla disponibilità degli ingegneri Sergio Mancardi, general manager della Federal Mogul Holdings Corporation, e Andrea Cipriani, direttore tecnico della FIAMM S.P.A. Alcuni di loro raccontano il lungo soggiorno nel paese straniero, tanto diverso dal nostro. “Il progetto ha un duplice scopo: svolgere un semestre di studio all’estero, grazie all’accordo didattico stipulato, e mettere in comunicazione professionisti del mondo dell’ingegneria e della ricerca” spiega Fabio Tedesco, al primo anno di Magistrale. “È stata la mia prima lunga esperienza fuori casa, ed è stato bello condividerla con tre colleghi. Abbiamo preso alloggio insieme. Wuhan conta più di 10 milioni di abitanti, con un milione e mezzo di studenti. Si ragiona su scala diversa. Le Università sono in stile americano, gli alloggi li trovi nel Campus. Infatti quasi nessuno ha casa nei paraggi, la normalità è abitare almeno a due ore dall’Ateneo”. Il soggiorno era a spese degli studenti: “ci è costato 1.500 euro a testa per cinque mesi, compresi i docenti di inglese, che dovevano tenere corsi apposta per noi. È un prezzo abbordabile, se si paragona alle università americane”. In Cina le abitudini sono stravolte rispetto alle nostre: “gli odori, gli orari, tutto diverso, ma dopo le prime settimane di assestamento diventa più semplice. Le amicizie internazionali ci hanno aiutato moltissimo. Il nostro inglese è migliore di quello dei cinesi, ma non è paragonabile al livello raggiunto dagli studenti brasiliani e dell’Ecuador, abituati fin da piccoli a film in lingua”. Il motivo principale per cui Fabio ha partecipato al progetto è stato: “giocarmi la carta dell’esperienza all’estero poco comune. Il futuro di noi ingegneri è là. I manager italiani nelle multinazionali di Wuhan sono molto apprezzati. Il governo cinese ha deciso di puntare sulla città, che dovrà diventare la quarta più importante del Paese”.
Allettato dalla carta curriculum internazionale anche Gaetano Smimmo, al secondo anno. “La Cina é in uno dei mercati in via d’espansione. Le differenze sostanziali che ho rilevato rispetto all’Italia sono: la facilità con cui si accede ad aziende come Coca Cola Company come visitatori, e i ritmi frenetici. In azienda si coprono le 24 ore di lavoro al giorno con turnazioni; non si fermano mai!”. Il cibo è totalmente differente: “all’inizio eravamo molto cauti, acquistando solo prodotti occidentali nei supermarket, man mano ci siamo adeguati alle loro abitudini alimentari. L’igiene non è paragonabile alla nostra, hanno un concetto diverso di pulito, che va a nostro favore”. Gaetano accetterebbe di trasferirsi a Wuhan per lavoro, solo a determinate condizioni: “ovvero con un contratto occidentale. La dirigenza italiana ha contratti nettamente diversi tra: benefit, alloggi e privilegi, rispetto a quelli orientali. Immagino a causa della nostra maggiore flessibilità e apertura mentale, difficile da rimpiazzare”.
Collega di Gaetano, Paola De Angelis illustra nel dettaglio i corsi seguiti in Cina: “Fondamenti di automatica, Misure e sicurezza elettrica, Disegno automatico ed un esame sulla cultura e lingua cinese, poiché tengono moltissimo all’integrazione. Seguire il corso di cinese è stato fondamentale per cose semplici: come fare la spesa o prendere un taxi. La lingua è molto mnemonica”. I laboratori presentano differenze abissali rispetto a quelli napoletani: “sono molto grandi e ben allestiti, con possibilità di mettere in pratica ciò che studi, cosa che in Italia manca”. Whuan possiede più di 100 Atenei: “all’inizio tutto mi ha fatto un effetto strano, sia le dimensioni, sia che i cinesi siano tanto diversi da noi. Un esempio? Quando acquisti qualcosa, il resto lo porgono con due mani e si offendono se non lo ricevi con entrambe. Durante le riunioni noi italiani dovevamo stare da un lato del tavolo, loro dall’altro e ti offrono un bicchiere d’acqua calda, lì così si usa”. Pregi indiscussi: “puoi avere tutto quello che ti serve, se chiedi, la burocrazia non ti ferma ad ogni passo, come succede qui. È come se stessero 100 anni avanti e parallelamente 100 indietro. Hanno aziende enormi e all’avanguardia, ma la città è un mix di degrado ed evoluzione”. Dopo questi cinque mesi non rifiuterebbe un’opportunità lavorativa in Cina, ma a tempo determinato: “poiché comprendi la bellezza dell’Italia, una volta che ne sei fuori, a partire dal cibo. In ogni caso è un’esperienza che consiglio vivamente, poiché il gioco vale la candela”.
Allegra Taglialatela
Allettato dalla carta curriculum internazionale anche Gaetano Smimmo, al secondo anno. “La Cina é in uno dei mercati in via d’espansione. Le differenze sostanziali che ho rilevato rispetto all’Italia sono: la facilità con cui si accede ad aziende come Coca Cola Company come visitatori, e i ritmi frenetici. In azienda si coprono le 24 ore di lavoro al giorno con turnazioni; non si fermano mai!”. Il cibo è totalmente differente: “all’inizio eravamo molto cauti, acquistando solo prodotti occidentali nei supermarket, man mano ci siamo adeguati alle loro abitudini alimentari. L’igiene non è paragonabile alla nostra, hanno un concetto diverso di pulito, che va a nostro favore”. Gaetano accetterebbe di trasferirsi a Wuhan per lavoro, solo a determinate condizioni: “ovvero con un contratto occidentale. La dirigenza italiana ha contratti nettamente diversi tra: benefit, alloggi e privilegi, rispetto a quelli orientali. Immagino a causa della nostra maggiore flessibilità e apertura mentale, difficile da rimpiazzare”.
Collega di Gaetano, Paola De Angelis illustra nel dettaglio i corsi seguiti in Cina: “Fondamenti di automatica, Misure e sicurezza elettrica, Disegno automatico ed un esame sulla cultura e lingua cinese, poiché tengono moltissimo all’integrazione. Seguire il corso di cinese è stato fondamentale per cose semplici: come fare la spesa o prendere un taxi. La lingua è molto mnemonica”. I laboratori presentano differenze abissali rispetto a quelli napoletani: “sono molto grandi e ben allestiti, con possibilità di mettere in pratica ciò che studi, cosa che in Italia manca”. Whuan possiede più di 100 Atenei: “all’inizio tutto mi ha fatto un effetto strano, sia le dimensioni, sia che i cinesi siano tanto diversi da noi. Un esempio? Quando acquisti qualcosa, il resto lo porgono con due mani e si offendono se non lo ricevi con entrambe. Durante le riunioni noi italiani dovevamo stare da un lato del tavolo, loro dall’altro e ti offrono un bicchiere d’acqua calda, lì così si usa”. Pregi indiscussi: “puoi avere tutto quello che ti serve, se chiedi, la burocrazia non ti ferma ad ogni passo, come succede qui. È come se stessero 100 anni avanti e parallelamente 100 indietro. Hanno aziende enormi e all’avanguardia, ma la città è un mix di degrado ed evoluzione”. Dopo questi cinque mesi non rifiuterebbe un’opportunità lavorativa in Cina, ma a tempo determinato: “poiché comprendi la bellezza dell’Italia, una volta che ne sei fuori, a partire dal cibo. In ogni caso è un’esperienza che consiglio vivamente, poiché il gioco vale la candela”.
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