Nella speciale classifica degli esami più temuti dagli studenti di Giurisprudenza, pare che il primo posto spetti a quello di Diritto Privato, per di più con un margine significativo sugli altri “contendenti”, Diritto Commerciale in primis. Il perché di una nomea così terribile ed un così alto numeri di bocciati può essere dovuto a vari fattori, come spiega il prof. Francesco Sbordone: “erroneamente i ragazzi credono che si tratti di un esame da studiare a memoria, convinzione assolutamente sbagliata. Va inoltre sottolineato che spesso al primo anno di corso, pur non avendo basi solide, si debbano confrontare immediatamente con un manuale di un milione di pagine ed un linguaggio molto difficile”. Ne è conferma il fatto che i problemi non possano essere ricondotti semplicemente ad alcune parti del programma, ma “in molti casi le lacune si concentrano anche su argomenti base della disciplina, come i contratti”. Qualche suggerimento per arrivare più preparati? “Seguire è indispensabile: non solo il corso, ma anche seminari e corsi di recupero che sono stati avviati dal Dipartimento. Ho riscontrato che queste lezioni all’esame fanno la differenza, perché aiutano proprio ad entrare nei meccanismi della materia”. Se da parte loro i ragazzi possono rimediare cercando di studiare con maggiore cognizione di causa, anche il Dipartimento si sta mettendo in moto per migliorare la situazione: “dal prossimo anno sarà varato un piano di studi che prevedrà solo 23 esami, così che il corso di Diritto privato diventerà annuale. È impossibile pensare che, tra festività e sessioni, attualmente le lezioni non superino i tre mesi. Aumenterà anche il numero di cattedre, così i ragazzi potranno essere seguiti meglio”. All’ultimo appello, stando alle parole del professor Enrico Minervini, titolare dell’altra cattedra di Diritto Privato, su 25 studenti sono stati promossi in 10-12, con un solo 30: “è la preparazione generale ad essere bassa, la materia in sé a non essere compresa. Con il Diritto Privato non si può parlare di argomenti difficili, bisogna fare un discorso più globale”. I problemi, spesso, provengono da una scarsa frequenza di corsi e seminari, che possono invece dimostrarsi “fondamentali per la maggiore dimestichezza che forniscono con determinati concetti”. A detta del professore, due sono gli ingredienti indispensabili per superare questo scoglio: “manuale da un lato, Codice dall’altro. Uno studio approfondito di entrambi richiede comunque tempi di studio lunghi, fino anche ad 8 ore al giorno, perché gli argomenti devono essere ben assimilati e compresi”.
Anna Verrillo
Anna Verrillo