“Voi di che cosa avete bisogno?”. È iniziato con questa domanda del dott. Nicola Torre della DSM l’incontro con gli studenti di Biotecnologie molecolare e industriale nell’ambito del corso di Impianti chimici del prof. Antonio Marzocchella. Sono state poche le informazioni sull’azienda fornite dal relatore il 14 maggio, nell’aula Bio 3 di Monte Sant’Angelo. C’è stato, invece, un vero e proprio botta e risposta. “Lei cosa fa precisamente?”. “Sono Account Director. È un ruolo commerciale. Il mio compito è contattare clienti che hanno bisogno di servizi biotecnologici. Ho anche un ruolo tecnico come Operations Manager”. Il secondo dubbio del pubblico ha riguardato la formazione necessaria per svolgere un lavoro del genere: “Per il ruolo commerciale ha avuto bisogno di un Master o di un corso?”. “No. È bastato alzare la mano. C’è stato un momento in azienda in cui chi aveva questo ruolo ha deciso di prendere altre strade. Io mi sono candidato poiché mi piaceva l’idea del contatto con il cliente. Ovviamente l’azienda ha dovuto investire su di me in formazione”. Prima di arrivare alla DSM, il cammino post laurea di Torre ha avuto varie tappe, tra le quali un’esperienza alla Novartis. A tal proposito, ha chiesto uno studente: “perché un’azienda come Novartis ha investito su un biotecnologo industriale?”. “Per le competenze e perché anche l’azienda farmaceutica produce prodotti biotecnologici”. Essere biotecnologi però non basta. Il mercato oggi richiede delle competenze ulteriori, da acquisire fuori dalle mura accademiche. “Quando ha finito l’università, conosceva già l’inglese?”. “Assolutamente no. Qualche volta l’università mi ha dato lo sprone perché, essendo noi del mio corso i primi ad essere iscritti a Biotecnologie, avevamo pochi libri di testo, quindi abbiamo studiato da articoli scientifici. E trovatemene uno in italiano. Quindi ho dovuto fare di necessità virtù. Per la lingua può aiutare viaggiare o ascoltare musica”. Ma la lingua non è stata l’unica cosa da imparare. A chi gli chiede cosa ha dovuto acquisire dopo la laurea, risponde: “capire che la mattina dovevo arrivare in orario. L’aderenza alle regole è stata per me qualcosa di nuovo. E poi ho dovuto acquisire concetti base di economia e di finanza. Quello che mi mancava nel curriculum ho dovuto prendermelo da solo”. Per poter così arrivare a far parte di un’azienda che è specializzata nella produzione di Active Pharmaceutical Ingredients, ovvero principi attivi, e che conta ventiquattro stabilimenti distribuiti in quattro continenti. “Come si è interfacciato al mondo del lavoro?”. “Volevo fare una tesi in ambito industriale. Quindi mi sono informato sulle aziende biotecnologiche in Campania. Si trattava di tre aziende farmaceutiche. Ho inviato il curriculum, ma non mi hanno risposto. Quindi ho telefonato. Una mi ha offerto uno stage”. “Lei è l’1 su 1000?”. “Non sono una mosca bianca. Lavoro con due persone con le quali ho studiato. Il mercato c’è, ma richiede persone qualificate. Spesso quello che l’università produce e quello che l’azienda vuole non coincidono perfettamente. Se prima l’azienda poteva fare formazione, adesso non c’è più tempo, quindi dovete essere pronti”. Una studentessa ha chiesto un suggerimento: “Cosa consiglia dopo la Laurea Magistrale?”. “Pregare (ride). La formazione è cruciale. La mia opinione è che il mondo del lavoro si è evoluto rapidamente. Noi, quando facciamo recruitment, cerchiamo persone già pronte. Non chiediamo specialisti del settore, ma, a parità di requisiti, preferiamo chi ha già lavorato. Questo per dirvi di fare esperienza”. Qualcuno coglie il suggerimento e prova a darsi subito da fare: “non è possibile organizzare uno stage da voi?”. “È possibile e ci stiamo pensando”. Gli studenti si sono rivolti dunque non solo a un professionista ma ad uno dei primi laureati in Biotecnologie industriali alla Federico II: “Scelsi questo Corso perché mi consentiva di laurearmi in quattro anni e quindi accedere al mercato del lavoro il prima possibile”. L’esperienza è stata estremamente positiva: “mi sono laureato con 110 con una tesi sull’ottimizzazione di un processo di produzione industriale per via fermentativa. Del Corso ho un ottimo ricordo. I professori erano sempre presenti e le strutture erano decenti”. Le possibilità lavorative per i biotecnologi a suo avviso sono buone anche oggi: “ci sono tante prospettive perché è possibile inserirsi nel mercato del lavoro in diversi ambiti, come quello medico, quello dei carburanti o quello del food. Il vantaggio delle Biotecnologie è che offrono lo stesso servizio della Chimica ma a costi più bassi e con un minore impatto ambientale”. Un consiglio agli studenti: “essere curiosi e interessarsi di altri temi oltre la didattica. Il mondo è globale, per questo bisogna trascorrere del tempo all’estero cercando di capire la lingua e i canoni formali degli altri paesi. È un valore aggiunto”.
Soddisfatti gli studenti. Dario Riccardi, primo anno di Biotecnologie molecolari e industriali, al quale è piaciuta la formula interattiva dell’incontro, è rimasto piacevolmente sorpreso dalle affermazioni di Torre sugli sbocchi occupazionali: “il lavoro c’è, è la concorrenza che è aumentata”. La sua compagna di corso Roberta De Roberto afferma: “quest’incontro ci ha aperto la strada su un campo più nostro, più industriale che molecolare. Quindi ci ha dato qualche speranza, perché Torre ci ha riferito che una realtà c’è ma che ce la dobbiamo costruire”. L’università si sta impegnando per aiutare in questo senso gli studenti perché “promuove iniziative per metterci in contatto con il mondo del lavoro”, la considerazione di Gianmarco Chiàntera. Al secondo anno della Magistrale, Alberto Cimmino sottolinea l’accento posto da Torre sugli stage in azienda: “è un’idea sensata perché se non mi conoscono è difficile che mi assumano”. Emanuele Bellotti, anch’egli all’ultimo anno, ha apprezzato che il testimonial fosse un ex studente, in quanto “ci ha mostrato come si è interfacciato al mondo del lavoro. Ci ha fatto capire che l’università è solo un trampolino di lancio per poi costruirsi tutte le proprie certezze all’esterno”.
Ciro Baldini
Soddisfatti gli studenti. Dario Riccardi, primo anno di Biotecnologie molecolari e industriali, al quale è piaciuta la formula interattiva dell’incontro, è rimasto piacevolmente sorpreso dalle affermazioni di Torre sugli sbocchi occupazionali: “il lavoro c’è, è la concorrenza che è aumentata”. La sua compagna di corso Roberta De Roberto afferma: “quest’incontro ci ha aperto la strada su un campo più nostro, più industriale che molecolare. Quindi ci ha dato qualche speranza, perché Torre ci ha riferito che una realtà c’è ma che ce la dobbiamo costruire”. L’università si sta impegnando per aiutare in questo senso gli studenti perché “promuove iniziative per metterci in contatto con il mondo del lavoro”, la considerazione di Gianmarco Chiàntera. Al secondo anno della Magistrale, Alberto Cimmino sottolinea l’accento posto da Torre sugli stage in azienda: “è un’idea sensata perché se non mi conoscono è difficile che mi assumano”. Emanuele Bellotti, anch’egli all’ultimo anno, ha apprezzato che il testimonial fosse un ex studente, in quanto “ci ha mostrato come si è interfacciato al mondo del lavoro. Ci ha fatto capire che l’università è solo un trampolino di lancio per poi costruirsi tutte le proprie certezze all’esterno”.
Ciro Baldini







