Il consiglio: “coltivare le passioni ma non farle diventare un lavoro”

A volte ritornano. Paolo Cuccuru, 32 anni, relatore dell’incontro, è una vecchia conoscenza del Parthenope. Nel 2006, dopo cinque anni esatti di studio, si è laureato con 110 in Ingegneria delle Telecomunicazioni proprio in questo Ateneo. La comodità negli spostamenti – è della provincia di Salerno – è stato uno dei criteri nella scelta della sede universitaria. Scelta che “rifarei sicuramente perché non è tanto l’università a fare la differenza quanto le persone. Quelle brave lo sono in tutte le università. Qui alla Parthenope, poi, si è di meno, quindi c’è la possibilità di essere seguiti in maniera migliore dai professori e di creare un network con gli studenti diverso da quello che si può realizzare altrove”. Con assoluta onestà non parla mai di vocazione quando si sofferma sul Corso di Laurea che ha frequentato: “la Facoltà di Ingegneria è un investimento. Ci sono tante persone che fanno questo percorso con passione. Però ci sono anche quelle che hanno meno piacere, ma che comunque ci riescono. È un po’ il caso mio, perché a me non piaceva ma l’ho fatto con la speranza di trovare presto un lavoro e così è stato. Le statistiche dimostrano che i laureati in Ingegneria sono tra i più richiesti”. Se il mercato del lavoro fa delle richieste, può valere la pena assecondarlo. Male che vada, si può sempre fare un passo indietro, cosa alla quale anche lui ha pensato da studente: “il primo anno ho dato tutti gli esami di Matematica e Fisica che erano quelli che mi piacevano. Dopodiché si è entrato più nello specifico della telecomunicazione, quindi c’erano esami tipo quello di Elettronica. La materia non mi piaceva e mi proposi di continuare solo se fosse andato bene l’esame, altrimenti avrei cambiato. Presi 29, quindi ho continuato”. Naturalmente questo non significa che la passione per una materia specifica non possa o non debba portare a fare anche delle scelte meno vantaggiose da un punto di vista professionale. L’importante e avere la consapevolezza di cosa si va incontro: “non sempre la passione è quella che ti fa fare i soldi. Quindi, se uno vuole seguire la passione però è consapevole che dopo troverà tante difficoltà, allora bene. Consiglio, ad ogni modo, di coltivare le passioni ma di non farle diventare un lavoro. Io avevo una grande passione per l’inglese, però ho scelto Ingegneria. Comunque ho fatto i miei viaggi all’estero e i corsi di lingua che mi hanno permesso di continuare a coltivare i miei interessi che oggi mi sono utili anche per il lavoro”. Un lavoro che lo ha portato prima a Roma, poi a Milano fino al ritorno nella capitale. Già nel febbraio 2006, a pochi mesi dalla laurea, ha ottenuto il primo impiego come Sales analyst presso Accenture, una società americana leader nella consulenza. Dopo un anno, poi, è arrivata la Procter & Gamble, con la quale collabora ancora oggi in qualità di Key Account impegnato nel settore Customer Business Development. Merito della laurea? Niente affatto, o almeno il titolo non è il solo elemento che gli ha consentito di raggiungere questi traguardi: “conta la vendita di se stessi. Molte persone hanno tante doti, ma se non lo dicono e non le sanno vendere non riescono a imporsi”.
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