Due studenti di Informatica, Raffaele Galiero e Clemente Giorio, e una dottoranda in Psicologia, Marta Ponari: è questo il team Neasoft, formato da iscritti alla Federico II e alla SUN, che, coordinati dal prof. Sergio Di Martino, hanno vinto la finale nazionale dell’Imagine cup 2011, per la categoria “Software design”. La competizione è organizzata dalla Microsoft e da nove anni premia i migliori progetti nel campo dell’innovazione tecnologica e ricerca in ambito internazionale. Dopo aver vinto le finali di Venezia, durante la Digital week organizzata alla Ca’ Foscari, per i ragazzi del Neasoft ci sarà un passo ancora più importante: sfideranno gli studenti degli altri paesi, nella finalissima di New York, a metà luglio. Il progetto degli studenti napoletani consiste nell’elaborazione di un software che permette alle persone affette da disabilità motorie di utilizzare il computer attraverso l’interpretazione delle cosiddette ‘espressioni oculari’. In parole povere, fissare una parte dello schermo per qualche secondo costituisce un certo tipo di input, mentre un occhiolino può sostituire un doppio click del mouse, o una combinazione sulla tastiera. “Il tutto attraverso l’utilizzo di normali web cam – spiega il prof. Di Martino, ricercatore della Federico II in Scienze informatiche – quelle che i ragazzi utilizzano per comunicare in Internet. Proprio questo, la questione dell’abbattimento dei costi, combinata al superamento del famoso digital divide, costituisce il pezzo forte del progetto: ci sono già delle apparecchiature che riescono a svolgere compiti del genere, ma parliamo di costi elevatissimi, fino a decine di migliaia di euro, spese per le quali, in ogni caso, la sanità italiana non ritiene opportuno sostenere il paziente diversamente abile”. Di Martino, in ogni caso, ci tiene a sottolineare come l’idea sia partita dagli studenti: “Sono stato solo il coordinatore del progetto durante questi tre mesi di duro lavoro, svoltosi per lo più nelle stanze del laboratorio KnomeLab. L’idea del software è venuta ai ragazzi, e loro l’hanno sviluppata nella migliore maniera possibile. Credo sia anche doveroso sottolineare la presenza di Marta, le cui competenze nel campo della psicologia cognitiva sono risultate fondamentali”.
“Se devo essere onesto, non ci aspettavamo un risultato così, pur essendo consapevoli delle potenzialità del progetto. Abbiamo anche avuto dei piccoli problemi tecnici a pochi giorni dalla presentazione di Venezia, e di conseguenza abbiamo dovuto lavorare fino all’ultimo istante”, racconta Raffaele Galiero, studente alla Triennale di Informatica. L’esperienza di Venezia è stata importante, anche se non una novità assoluta: “Anche lo scorso anno abbiamo vinto le finali nazionali, seppure con un gruppo leggermente diverso. Quest’anno abbiamo puntato tanto sugli aspetti comunicativi, volevamo fare una presentazione non canonica, quella che segue la scaletta classica ‘presentazione del team/spiegazione del progetto’, e ci siamo lanciati sull’aspetto motivazionale”. Una delle spinte importanti per la realizzazione di questo lavoro, infatti, è arrivata agli studenti dalla visione di un film, “Lo scafandro e la farfalla”, che racconta la storia di un uomo cui una malattia impedisce qualsiasi funzione motoria, e che riesce a comunicare con il mondo soltanto battendo le palpebre dell’occhio sinistro: “Quest’approccio particolare si è rivelato vincente, per fortuna. L’abbiamo scelto in considerazione del fatto che la giuria non era formata da tecnici, e ci è sembrato che abbiano apprezzato”, continua Raffaele.
Ora i ragazzi sono attesi alla sfida di New York, ma non solo: dopo la finalissima, infatti, sono decisi a studiare anche gli aspetti economici della questione, e la possibilità di immettere il software sul mercato: “Al momento siamo impegnati nel montaggio di un video, richiesto esplicitamente per la partecipazione alla finale americana. Ovviamente stiamo anche lavorando sul progetto, perché in questo campo è inutile dire che si può sempre migliorare. Quella del basso costo è una grande sfida, però è anche un ostacolo, perché lavoriamo con una tecnologia non di altissima qualità. In un certo senso, comunque, questo è uno stimolo in più. Dopo le finali studieremo anche la possibilità di lanciare il prodotto a livello commerciale, anche se sappiamo bene le difficoltà cui andiamo incontro. Prima fra tutte il fatto che un prodotto così rivoluzionario, con costi che sono molto inferiori rispetto alle macchine che esistono attualmente, potrebbe non essere gradito a tutti. Noi però abbiamo le nostre speranze e andiamo avanti”.
Riccardo Rosa
“Se devo essere onesto, non ci aspettavamo un risultato così, pur essendo consapevoli delle potenzialità del progetto. Abbiamo anche avuto dei piccoli problemi tecnici a pochi giorni dalla presentazione di Venezia, e di conseguenza abbiamo dovuto lavorare fino all’ultimo istante”, racconta Raffaele Galiero, studente alla Triennale di Informatica. L’esperienza di Venezia è stata importante, anche se non una novità assoluta: “Anche lo scorso anno abbiamo vinto le finali nazionali, seppure con un gruppo leggermente diverso. Quest’anno abbiamo puntato tanto sugli aspetti comunicativi, volevamo fare una presentazione non canonica, quella che segue la scaletta classica ‘presentazione del team/spiegazione del progetto’, e ci siamo lanciati sull’aspetto motivazionale”. Una delle spinte importanti per la realizzazione di questo lavoro, infatti, è arrivata agli studenti dalla visione di un film, “Lo scafandro e la farfalla”, che racconta la storia di un uomo cui una malattia impedisce qualsiasi funzione motoria, e che riesce a comunicare con il mondo soltanto battendo le palpebre dell’occhio sinistro: “Quest’approccio particolare si è rivelato vincente, per fortuna. L’abbiamo scelto in considerazione del fatto che la giuria non era formata da tecnici, e ci è sembrato che abbiano apprezzato”, continua Raffaele.
Ora i ragazzi sono attesi alla sfida di New York, ma non solo: dopo la finalissima, infatti, sono decisi a studiare anche gli aspetti economici della questione, e la possibilità di immettere il software sul mercato: “Al momento siamo impegnati nel montaggio di un video, richiesto esplicitamente per la partecipazione alla finale americana. Ovviamente stiamo anche lavorando sul progetto, perché in questo campo è inutile dire che si può sempre migliorare. Quella del basso costo è una grande sfida, però è anche un ostacolo, perché lavoriamo con una tecnologia non di altissima qualità. In un certo senso, comunque, questo è uno stimolo in più. Dopo le finali studieremo anche la possibilità di lanciare il prodotto a livello commerciale, anche se sappiamo bene le difficoltà cui andiamo incontro. Prima fra tutte il fatto che un prodotto così rivoluzionario, con costi che sono molto inferiori rispetto alle macchine che esistono attualmente, potrebbe non essere gradito a tutti. Noi però abbiamo le nostre speranze e andiamo avanti”.
Riccardo Rosa







