Serie A, facciamo un piccolo passo indietro. Mancano nove giornate alla fine del campionato di calcio. I punti in palio sono 27. È nel vivo il testa a testa tra le prime due in classifica: la Juventus e il Napoli. Gli azzurri sono dietro di due punti, ma calendario delle partite (c’è lo scontro diretto) e matematica sono chiarissimi: se i partenopei fanno bottino pieno, si laureano campioni d’Italia. Le calcolatrici diventano d’un tratto migliori amiche di migliaia di tifosi. Gli occhi chiusi sognano. Restiamo fissi su questo fermo immagine e trascuriamo quello che è accaduto dopo. Sentite l’entusiasmo da tifosi? Se la risposta è affermativa, allora capirete perché un ragazzo al quale è stato chiesto di fare 7 abbia pensato bene di accollarsi un carico di lavoro maggiore e alzare il livello di difficoltà, guardate un po’, a 27. Nulla di strano se sei un aspirante ingegnere e stai preparando l’esame di “Controllo dei Robot” con il prof. Bruno Siciliano, un cuore azzurro che si definisce “napolipatico. Io ho lezione il lunedì. I miei studenti sanno che l’umore cambia in base al risultato della domenica”. Lo sa di certo Lorenzo Barruffo, 24 anni, al secondo della Magistrale in Ingegneria dell’Automazione. Per l’esame il prof. Siciliano ha chiesto a lui e agli altri studenti di simulare attraverso modelli matematici i movimenti di un robot chiamato a descrivere una figura che prevedesse almeno 7 punti di passaggio. Lorenzo ci ha pensato a lungo. La lampadina si è accesa sulla N, iniziale e logo della squadra cittadina. Per disegnarla sette punti erano pochi. Ne occorrevano di più. Quanti secondo voi? Esatto: 27. L’idea è piaciuta. Il voto alla fine è stato 30 e lode. Sia chiaro: “il ragazzo lo meritava per l’impegno e lo studio, non di certo per la N che comunque è stata un’idea simpatica”. Dell’esame, della passione per il Napoli e degli obiettivi futuri ci parla Lorenzo.
Bastavano 7 punti. La tua N ne richiedeva 27, quindi tanto lavoro in più. Chi te lo ha fatto fare?
“Volevo fosse un buon progetto perché il corso mi è piaciuto veramente tanto. Ho sviluppato l’idea di qualcosa che si riconoscesse. Con soli sette punti era difficile”.
Perché la N del Napoli?
“Parlando con i colleghi è nata l’idea di un logo. Ho pensato al simbolo del Napoli. Ovviamente la passione del prof. Siciliano per il calcio mi ha dato il via. Lo conoscevo di nome perché sulla pagina Facebook dedicata al nostro Corso di Laurea è una sorta di leggenda. È apparso anche su alcuni siti di calcio mentre lanciava cori allo stadio. Spesso a lezione raccontava aneddoti”.
Quello che ti è piaciuto di più?
“Disse di aver ricevuto una proposta di lavoro da una Università straniera. Però proprio quell’anno a Napoli era arrivato Maradona e lui aveva comprato l’abbonamento allo stadio, quindi rifiutò. Ha detto di non essersi mai pentito della scelta”.
Raccontaci l’analogia tra i 27 punti del grafico e quelli che avrebbero permesso al Napoli in quel momento di vincere il campionato.
“L’ha notata il professore. Mi piacerebbe dire che era tutto calcolato, ma mentirei. Il progetto era finito già da un mese. Poi mi sono dedicato allo studio per la parte orale”.
Al fischio finale è arrivato il 30 e lode.
“Era il voto al quale ambivo. Mi sono impegnato tanto”.
Una partita da 30 e lode?
“Napoli – Lazio 4-3 in rimonta. Abbiamo vinto con tripletta di Cavani. Ero sul divano con papà. Non ricordo di aver mai detto tante parolacce e lanciato tante grida di gioia contemporaneamente”.
Torniamo al 27. È il numero di Machach, giocatore utilizzato pochissimo, così come altri compagni. Molti criticano l’allenatore per questo aspetto. Tu che idea hai?
“Maurizio Sarri è sacro, non si tocca. Provo per lui una stima mostruosa. Fino a qualche anno fa lavorava in banca e oggi è ai vertici del calcio italiano. Imporsi è difficile. Lui ci è riuscito da zero. Il problema non è lui, ma giocatori che evidentemente non sono all’altezza dei titolari”.
L’allenatore è insegnante e guida per i calciatori. Il prof. Siciliano ti ricorda Sarri?
“Sì per la passione che mette in quello che fa. Si vede la differenza tra chi insegna per lavoro e chi lo fa per piacere. Lui ti trasmette qualcosa in più. Fortunatamente non ho trovato nessun professore severo quanto Sarri, almeno per come sembra dall’esterno”.
In squadra c’è un napoletano, tuo omonimo. È Lorenzo Insigne.
“Lo adoro, ma ho sempre ammirato tantissimo un altro napoletano, Fabio Quagliarella”.
Che sulle spalle porta, guarda caso, il numero 27…
“Quando è andato via ci sono rimasto malissimo. Anche al prof. Siciliano ho mandato una mia foto con la maglia del Napoli di Quagliarella”.
In che occasione?
“Il grafico della N è stato pubblicato dal sito 100X100napoli.it. Il professore mi ha mandato il link all’articolo. Quando l’ho visto mi sono sorpreso un po’. Sapevo che fosse malato per il Napoli, ma non credevo fino a questo punto. Scherzando gli ho detto di non dimenticarsi di me se il Napoli avesse deciso di invitarlo a Castelvolturno”.
Se non dovesse arrivare nessun invito, magari tu e il professore potreste darvi appuntamento allo stadio.
“Non credo. Io vado in curva. Il professore lo vedo più da Distinti”.
L’obiettivo stagionale del Napoli si conosce ma non si pronuncia per scaramanzia. Qual è, invece, il tuo scudetto personale?
“Finire la carriera con il massimo dei voti”.
Ciro Baldini
Bastavano 7 punti. La tua N ne richiedeva 27, quindi tanto lavoro in più. Chi te lo ha fatto fare?
“Volevo fosse un buon progetto perché il corso mi è piaciuto veramente tanto. Ho sviluppato l’idea di qualcosa che si riconoscesse. Con soli sette punti era difficile”.
Perché la N del Napoli?
“Parlando con i colleghi è nata l’idea di un logo. Ho pensato al simbolo del Napoli. Ovviamente la passione del prof. Siciliano per il calcio mi ha dato il via. Lo conoscevo di nome perché sulla pagina Facebook dedicata al nostro Corso di Laurea è una sorta di leggenda. È apparso anche su alcuni siti di calcio mentre lanciava cori allo stadio. Spesso a lezione raccontava aneddoti”.
Quello che ti è piaciuto di più?
“Disse di aver ricevuto una proposta di lavoro da una Università straniera. Però proprio quell’anno a Napoli era arrivato Maradona e lui aveva comprato l’abbonamento allo stadio, quindi rifiutò. Ha detto di non essersi mai pentito della scelta”.
Raccontaci l’analogia tra i 27 punti del grafico e quelli che avrebbero permesso al Napoli in quel momento di vincere il campionato.
“L’ha notata il professore. Mi piacerebbe dire che era tutto calcolato, ma mentirei. Il progetto era finito già da un mese. Poi mi sono dedicato allo studio per la parte orale”.
Al fischio finale è arrivato il 30 e lode.
“Era il voto al quale ambivo. Mi sono impegnato tanto”.
Una partita da 30 e lode?
“Napoli – Lazio 4-3 in rimonta. Abbiamo vinto con tripletta di Cavani. Ero sul divano con papà. Non ricordo di aver mai detto tante parolacce e lanciato tante grida di gioia contemporaneamente”.
Torniamo al 27. È il numero di Machach, giocatore utilizzato pochissimo, così come altri compagni. Molti criticano l’allenatore per questo aspetto. Tu che idea hai?
“Maurizio Sarri è sacro, non si tocca. Provo per lui una stima mostruosa. Fino a qualche anno fa lavorava in banca e oggi è ai vertici del calcio italiano. Imporsi è difficile. Lui ci è riuscito da zero. Il problema non è lui, ma giocatori che evidentemente non sono all’altezza dei titolari”.
L’allenatore è insegnante e guida per i calciatori. Il prof. Siciliano ti ricorda Sarri?
“Sì per la passione che mette in quello che fa. Si vede la differenza tra chi insegna per lavoro e chi lo fa per piacere. Lui ti trasmette qualcosa in più. Fortunatamente non ho trovato nessun professore severo quanto Sarri, almeno per come sembra dall’esterno”.
In squadra c’è un napoletano, tuo omonimo. È Lorenzo Insigne.
“Lo adoro, ma ho sempre ammirato tantissimo un altro napoletano, Fabio Quagliarella”.
Che sulle spalle porta, guarda caso, il numero 27…
“Quando è andato via ci sono rimasto malissimo. Anche al prof. Siciliano ho mandato una mia foto con la maglia del Napoli di Quagliarella”.
In che occasione?
“Il grafico della N è stato pubblicato dal sito 100X100napoli.it. Il professore mi ha mandato il link all’articolo. Quando l’ho visto mi sono sorpreso un po’. Sapevo che fosse malato per il Napoli, ma non credevo fino a questo punto. Scherzando gli ho detto di non dimenticarsi di me se il Napoli avesse deciso di invitarlo a Castelvolturno”.
Se non dovesse arrivare nessun invito, magari tu e il professore potreste darvi appuntamento allo stadio.
“Non credo. Io vado in curva. Il professore lo vedo più da Distinti”.
L’obiettivo stagionale del Napoli si conosce ma non si pronuncia per scaramanzia. Qual è, invece, il tuo scudetto personale?
“Finire la carriera con il massimo dei voti”.
Ciro Baldini







