Nell’Edificio 20 si studia ovunque fra pavimenti sconnessi e tavoli improvvisati

Il primo incontro per chi va a studiare al Policlinico è con uno scheletro, quello di ferro che in diversi punti si fa strada tra le pareti esterne dell’Edificio 20. L’erosione della facciata è solo uno dei fattori che intacca l’estetica e il funzionamento di una struttura che, negli anni, è diventata un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli studenti. Non c’è appartenenza che tenga. Qui vengono a studiare proprio tutti, a prescindere dal Corso di Laurea frequentato. Perché questa scelta? Il motivo è semplice. L’edificio, che ospita Medicina legale, Anatomia e Anatomia Patologica, non presenta aree ricovero. Ergo? La struttura è aperta 24 ore al giorno e molti ragazzi hanno la possibilità di studiare lì anche di notte. L’alta frequentazione, naturalmente, implica un maggiore deterioramento che richiederebbe dei frequenti lavori di adeguamento per evitare situazioni quantomeno difficili. Varcata la soglia dell’ingresso principale, si riceve il benvenuto dal “pollaio”. È così che gli studenti chiamano una piccola zona studio da ottanta posti collocata a piano terra. Pareti divisorie in legno circoscrivono un’area ristretta fatta di pavimenti sconnessi e tavoli improvvisati. Qui le sedie sono state cambiate circa un anno fa, ma già ne mancano una decina e molte di quelle che ci sono sembrano essere uscite malconce da un incontro di lotta. Su questo spazio i neon sono rotti. Per fortuna i finestroni sono vicini, però se c’è una giornata di pioggia è meglio portarsi una lampada a olio da casa, altrimenti si resta al buio. Almeno non si patisce il freddo. I lavori di adeguamento hanno portato all’installazione di termosifoni nuovi che sono ancora funzionanti. Naturalmente, vista l’affluenza, anche altri spazi vengono destinati allo studio. Tra questi ci sono l’aula C, raramente utilizzata per la didattica, e l’aula occupata che è aperta a tutti e che fornisce anche il Wi-Fi per la connessione a internet. Si studia ovunque. Gente con appunti deambula per i corridoi e lungo le scale per trovare posti meno frequentati. Non manca nemmeno un’aula studio vera e propria. Peccato che a primo impatto sembri piuttosto un deposito di roba vecchia, con armadietti dismessi e una lucidatrice da pavimenti. La soluzione, per fortuna, pare sia provvisoria. Circa quattro anni fa, infatti, sono iniziati dei lavori che dovrebbero mettere a disposizione nuove aule per il prossimo ottobre. Provvisoria è anche l’attuale biblioteca, che offre diverse postazioni per il computer e per lo studio. In futuro ne arriverà una nuova, sviluppata su due piani, e per la quale sono stati già ultimati alcuni dei lavori fondamentali. Non se la passano granché bene nemmeno i bagni. In quello degli uomini, sui tre che sono presenti, solo due funzionano. Ci sarebbero gli orinatoi, ma sono tutti inagibili, motivo per il quale una tavola di legno è stata inchiodata all’ingresso per impedirne l’uso. Perda l’abitudine di lavarsi le mani o si porti l’Amuchina da casa, chi ci tiene all’igiene personale, perché sapone e asciugatoi sono una chimera. La medaglia, per fortuna, ha due facce anche per questo edificio. Non mancano infatti degli aspetti positivi. Ne è un esempio la Biblioteca anatomica che, a detta degli studenti, è ben fornita di plastici, modelli scheletrici e in lattice. A questa si affiancano i laboratori, definiti “isole felici” da chi li frequenta. Si distingue soprattutto quello di Istologia, destinato solitamente alle Attività Didattiche Interattive, dotato di un microscopio per ogni postazione e di schermi LCD che mostrano quello che il professore vede dal vetrino. Un miglioramento alla struttura è stato portato anche dagli studenti che hanno “adottato” una bacheca rotta e mai usata mettendola a nuovo. A breve sarà a disposizione di tutti i ragazzi per comunicazioni interne o personali. Il quadro degli altri edifici destinati alla didattica non è più positivo. Che sia l’Edificio 5, il 6, il 9 o uno degli altri, difficilmente non si troveranno infiltrazioni d’acqua, luci rotte o bagni privi di alcuni servizi fondamentali. Perfino nell’1 e nel 2, che sono stati da poco ristrutturati, ci sono dei problemi. Pare che l’azienda che ha condotto i lavori debba intervenire nuovamente perché non sono state fatte bene né le sedute né l’impermeabilizzazione. In molte aule, inoltre, mancano i banchi. Conseguenza della discutibile decisione di molti studenti di smontarli per portarseli a casa. Ma a Medicina, comunque, non si sta a guardare. I membri dell’associazione Asmed hanno già stilato un dossier che verrà presentato al Presidente della Scuola Luigi Califano per evidenziare le carenze strutturali degli edifici. Il professore, che da pochi mesi ha assunto il nuovo incarico, ha mostrato una grande apertura nei confronti dell’iniziativa. È stato proprio lui, infatti, a richiedere informazioni dettagliate per capire bene in quali edifici dover concentrare i principali sforzi. Visto l’impegno da ambedue le parti, meglio non affezionarsi troppo allo scheletro dell’Edificio 20.
Ciro Baldini
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