Un nuovo docente per la quinta cattedra (N-R) di Istituzioni di diritto romano: il prof. Antonio Donato Centola è pronto ad accogliere le matricole in questo primo semestre. Laureato alla Federico II nel ’91, allievo del prof. Lucio De Giovanni, Dottorato poi Ricercatore, dal 2011 insegna Diritto Penale Romano: “Insegnamento che terrò fino al prossimo marzo, al termine dell’ultima sessione d’esame”. Istituzioni di diritto romano è una delle discipline più affascinanti e formative del primo anno: “il diritto degli antichi ci consente di comprendere meglio il diritto vigente. Soprattutto alcuni Istituti fondamentali presenti nel nostro ordinamento giuridico”. Durante le lezioni “vi saranno continui raffronti fra l’epoca giuridica romana e quella vigente. Vorrei che i ragazzi imparassero a riconoscere analogie e differenze fra le diverse epoche storiche, utilizzando lo studio come strumento di interpretazione della realtà. I miei studenti dovranno affrontare l’insegnamento in modo critico ed intelligente, senza locuzioni studiate a memoria, ma con una testa in grado di ragionare”. Anche perché “il diritto romano ha la sua funzione formativa e offre il suo metodo di ricerca. Gli argomenti affrontati saranno tutti importanti, tuttavia nessuna nozione crea un vero problema, quando si affronta con il giusto impegno”. È importante acquisire un buon metodo di studio che si apprende “solo con la frequenza dei corsi. Partecipare attivamente alle lezioni, ai seminari, ai convegni di ogni genere organizzati in Dipartimento, è l’unico modo per sopravvivere al primo anno e per avere una visione completa del diritto e della sua interdisciplinarità”. Consigliabile dare l’esame quanto prima: “Istituzioni permette di assimilare nozioni che si ritroveranno sempre nel diritto. Traccia le linee essenziali del diritto privato, occorre incamerarlo il prima possibile”. Le difficoltà, però, soprattutto al primo semestre, sono innegabili. “Sono stato studente di questo Dipartimento e conosco bene le problematiche che i ragazzi incontrano. Le ho vissute in prima persona, so nel concreto ciò che serve. Cercherò, nei limiti del possibile, di far sentire lo studente una persona e non un numero. Le matricole hanno bisogno di essere ascoltate ed indirizzate, prima che si perdano nel caos generale”. Un docente ‘disponibile’ quindi: “Non tocca a me dirlo, ma dai miei allievi ho sempre avuto valutazioni positive. Ritengo di essere una persona affabile, sono aperto all’ascolto, tutti possono venire a ricevimento ed esporre ogni tipo di problema”. Attenti, però, la disponibilità del professore non va fraintesa: “All’esame terrò conto dell’impegno profuso e soprattutto di come si espongono gli Istituti. Voglio sentire ragionamenti alla base delle spiegazioni e non pappardelle monocordi. D’altra parte, non vorrei che i ragazzi vivessero la prova come un momento di vita o di morte. Sono pronto a tendere una mano”. Sempre che ci sia alla base dello studio “un impegno serio e la serenità nell’affrontare la prova come momento di crescita”.







