Poche risorse? “Piangersi addosso non serve”

“Piangersi addosso non serve a nulla”: è molto pragmatico in tema di finanziamenti il prof. Francesco Calza, Presidente della Scuola di Economia e Giurisprudenza della Parthenope. “Le risorse assegnate sono quel che sono, ma bisogna essere concreti e cercare di fare il meglio possibile con quello che abbiamo. La discussione su quelli che sono gli equilibri nazionali e la ripartizione delle risorse, o su quello che verrà da questo nuovo Governo, è da rimandare ad altri momenti. La direzione che ha intrapreso l’Ateneo negli ultimi anni è stata quella giusta e bisogna lavorare per rendere ancora più efficiente e trasparente possibile l’uso delle risorse a disposizione”.
Un Ateneo virtuoso, uno dei pochi del Sud, che ha lavorato nell’ottica di un ricambio generazionale: “La Parthenope ha fatto sforzi grandissimi per dare spazio ai giovani, attraverso politiche di reclutamento oculate e finanziamenti alla ricerca mirati. Questo ha dato i suoi frutti in termini di premialità e qualità della ricerca che si riflette anche nei risultati ottenuti per specifici indicatori di valutazione. Far largo ai giovani significa innescare un circuito virtuoso che porta sempre nuove risorse”. Quando era alla guida del Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi, ricorda il prof. Calza, “abbiamo operato interventi che ci hanno fatto ottenere la certificazione di ‘Dipartimento di Qualità’ e questo ha portato risorse aggiuntive, che sono andate sì al Dipartimento ma più in generale all’Ateneo. Questa è sicuramente la strada da seguire e perseguire per la Scuola e per l’Ateneo”.
Guardando indietro verso il lavoro svolto nella Scuola di Monte di Dio, nell’anno e mezzo di sua presidenza, il prof. Calza si dice soddisfatto anche se non ancora appagato dai risultati raggiunti: “Ci eravamo proposti, i miei colleghi ed io, di dare un ruolo sempre più attivo e centrale alla Scuola, amplificando quindi la capacità dei singoli Dipartimenti di offrire servizi e didattica di qualità agli studenti. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo lavorato su più fronti”.
Si parte dalle iniziative di orientamento in entrata studiate e messe in opera in collaborazione con le scuole superiori “presenti in quei bacini più interessati alla nostra offerta formativa; fino agli aspetti legati alla comunicazione rendendo sempre più fluente l’accesso al nostro sito e migliorando i servizi generali. Molto si è fatto e si sta facendo anche sull’orientamento in itinere per far sì che gli studenti, in particolare quelli del primo anno, siano ben orientati anche una volta dentro l’università e non perdano di vista il loro obiettivo”.
Uno dei temi critici è ancora una volta quello degli abbandoni, a cui, appunto, spiega il Presidente, si cerca di far fronte con un buon supporto in ingresso ed in itinere: “Il problema degli abbandoni, che interessa tutto il sistema universitario italiano ed in particolare quello meridionale, è legato a due fattori. Il primo, una ancora forte mancanza di consapevolezza dei ragazzi che si immatricolano e che spesso scoprono di aver fatto una scelta sbagliata. A questo problema noi abbiamo cercato di far fronte istituendo un primo anno comune tra tutti i Corsi della stessa Classe in modo da permettere a chi decide di cambiare percorso al secondo anno di farlo senza debiti e quindi senza perdere tempo. Il secondo fattore interessa il tema più generale della migrazione verso il nord Italia e che spesso colpisce i laureati Triennali che poi scelgono di continuare con la Magistrale in un’università ubicata in un territorio che loro ritengono più vivace e con più opportunità di lavoro. Per trattenere i ragazzi da noi, bisogna puntare sulle nostre specificità culturali, penso a Corsi come la Specialistica in Economia del mare che ha riscosso molto successo e che bisogna ottimizzare, o i corsi in lingua inglese e i double degree”. Negli obiettivi: “un intero percorso di studi in inglese. L’internazionalizzazione è un tema che ci sta molto a cuore anche quando si parla di Erasmus e di possibilità di sostegno per svolgere periodi di studio o tirocini all’estero. Questo, unito ad una maggiore efficienza dei servizi e legami sempre più stretti con le imprese del territorio, potrebbe rappresentare una spinta per i nostri giovani a superare determinati pregiudizi e a scegliere di restare in Campania. Anche perché non bisogna dimenticare che solo le famiglie più facoltose possono permettersi di mantenere un figlio lontano da casa, mentre noi dobbiamo far sì che tutti i ragazzi abbiano uguali possibilità di formazione ed inserimento”. A questo punto – aggiunge – si dovrebbe anche fare un discorso più ampio sulle infrastrutture per le quali andrebbe messo in atto un piano efficace da parte delle istituzioni competenti.
Tornando alla Scuola, invece, Calza vuole ricordare anche la speranza di poter ritornare a breve a Nola, “per noi obiettivo strategico e dove intendiamo portare non solo Giurisprudenza, ma anche dei Corsi di Economia con un progetto a lungo termine. Abbiamo dovuto abbandonare quell’area perché la sede non era adeguata alle nostre esigenze e non si rispecchiavano determinati requisiti, ma resta tra le nostre priorità un ritorno. Il nolano, infatti, è una zona culturalmente autonoma e che non ha un’offerta formativa valida, per cui i ragazzi sono costretti a disperdersi tra i vari Atenei campani o laziali. Una nostra presenza sul territorio, vivo anche dal punto di vista del tessuto industriale, rappresenta una risposta ad un’esigenza di identità culturale ed anche una mano tesa verso le famiglie. Dopo la nostra chiusura, infatti, abbiamo constatato che i giovani studenti di Giurisprudenza non hanno continuato i loro studi”.
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