Psicologia: vent’anni attorno al ricordo della prima Preside della Facoltà Marisa Sbandi

La celebrazione di un importante pezzo della storia della Seconda Università e delle personalità che attorno ad esso hanno ruotato. Questo è stato l’incontro tenutosi mercoledì 9 maggio nella sede di Viale Ellittico a Caserta, con un titolo però tutto proiettato verso il futuro: “Vent’anni di psicologia in Campania. Riflessioni sull’esperienza casertana guardando al tempo a venire”. Un momento di forte importanza identitaria, coronato dall’intitolazione della Biblioteca dipartimentale alla prof.ssa Marisa Sbandi, in passato Preside della Facoltà di Psicologia e da poco scomparsa. Dopo il saluto dell’Ordine degli psicologi della Campania da parte di Roberto Malinconico, coordinatore della Commissione Deontologica, spetta al prof. Dario Grossi, Direttore del Dipartimento, aprire le danze, e lo ha fatto partendo con una dettagliata cronistoria del Corso di Laurea in Psicologia. È stata l’intervista ai protagonisti di quella esperienza il metodo scelto dalla squadra di docenti e dottorandi che si è occupata di mettere in fila tutti gli avvenimenti di questo ventennio. “Addirittura”, ha aggiunto il prof. Grossi, “c’è stato qualcuno che ha consultato i verbali degli anni tra il ‘94 e il ‘98. All’epoca non era ancora arrivata l’informatizzazione, per cui questi vecchi verbali polverosi sembravano essere stati ritrovati in un antico convento”. È il segno dei tempi che cambiano e della passione riversata dal Dipartimento nella ricostruzione della propria storia. 
Le sedi e il
boom di iscritti
Storia che comincia il 10 gennaio del 1994, data della prima lezione svoltasi a Caserta, al Cinema San Marco di Corso Trieste. L’affluenza è da subito straordinaria, tanto che i diretti testimoni rievocano le enormi difficoltà a far accomodare tutti gli studenti nonostante gli ampi spazi offerti dall’edificio. Un problema che si riproporrà più e più volte, per un Corso di Laurea pionieristico nel Sud Italia che accoglierà un numero immenso di studenti ogni anno. È questo il motivo per cui tracciare una storia di Psicologia alla SUN significa anche tracciare una storia delle sedi che la hanno ospitata. Dopo i primi tempi al cinema San Marco, il Corso di Laurea si barcamena tra l’Auditorium di Caserta, dove ricorda il prof. Grossi si faceva lezione dal palco, al “cubo” di Santa Maria Capua Vetere, una sede sicuramente più grande ma malamente dislocata; fino a quando non si riesce finalmente ad ottenere la sede in via Vivaldi, Caserta, e poi si costituisce la Facoltà di Psicologia. Nel 2002 l’introduzione del numero programmato, con l’accesso limitato a 400 studenti (poi ridotti a 300) e contemporaneamente l’adeguamento dell’offerta formativa alle varie riforme, tramite l’introduzione delle lauree Triennali e Magistrali. “Tutti eravamo convinti di stare iniziando una grande impresa”, ricorda il professore, sicuramente con emozione riportando alla mente i tanti ostacoli di quei primi anni. “Nonostante questa storia così ricca siamo riusciti ad organizzare una formazione solida e poliedrica, caratteristica indispensabile per una professionalità flessibile”, evidenzia infine il prof. Grossi, individuando in ciò la missione didattica del Dipartimento.
“Avrete capito che questo che abbiamo raccontato è stato un processo portato avanti in solitudine e con grande fatica. Fatica che ha visto in prima linea, con tenacia e determinazione, Marisa Sbandi”: è la professoressa Alida Labella, ex Preside della Facoltà di Psicologia, che parla. 
“Il discount
dell’Ateneo”
E poi racconta i processi che portarono alla nascita della Seconda Università e del Corso di Laurea tramite un processo di gemmazione partito dalla Federico II, che non riusciva a gestire la grande massa di iscritti che si trovava a fronteggiare. “Nel nuovo Ateneo, però, c’erano realtà più forti e realtà più deboli – ha aggiunto – Il Corso di Laurea in Psicologia portava molti soldi, tanto da bilanciare autonomamente entrate ed uscite, però a questo grande numero di iscritti non è mai corrisposta una crescita del corpo docenti: ecco da dove veniva la sofferenza di Marisa”. Sono evidentemente ferite ancora aperte quelle di cui parla la prof.ssa Labella, che poco dopo ha lanciato un’accusa molto precisa: “Giochi di potere e una certa cecità sono alla base della mancata scelta politica di investire per qualità e quantità sulla nostra esperienza”. E ancora: “Marisa resisteva per rigore, e a certi compromessi non ci è mai stata. In uno dei Senati Accademici, in cui volevano ancora imporci il numero non programmato, io stessa risposi al Direttore Amministrativo ‘non siamo il discount dell’Ateneo’”. Parole piene di dolore, ma che mirano più a cementificare una comunità che non a rinverdire le polemiche che da sempre circondano le vicende della Facoltà. Soprattutto sono parole per ricordare la vita della Preside Sbandi, del suo modo di fronteggiare le difficoltà. Chiudendo su una memoria personale, la professoressa ha ricordato: “In uno dei nostri ultimi colloqui, durante una sorta di passaggio di testimone, mi disse sorridendo ‘adesso vado in pensione e voglio fare tanti viaggi’. Un ricordo che mi commuove ancora, e che mi porta a pensare che adesso è davvero libera di viaggiare leggera. Libera da tutte le pressioni che ha subìto nel corso della sua vita”. Si muove tra diversi aneddoti il prof. Vincenzo Sarracino, decano ed ex Direttore del Dipartimento, che ha anche rievocato i primi tempi in via Vivaldi: “Riuscimmo a spostarci a Caserta, ma lì c’era il problema che tutto era ancora in costruzione e non si poteva cominciare l’Anno Accademico. Allora con il permesso dei Vigili del Fuoco entrammo da viale Lincoln con un percorso costruito appositamente, e così furono inaugurate le prime lezioni in quella sede”. 
“Ce la siamo
vista brutta”
Alla fine, la considerazione che conclude il suo discorso fa un bilancio della crescita del Dipartimento: “Ce la siamo vista brutta, ma abbiamo anche dei bei ricordi. E devo dire che il fatto che in questo edificio la Biblioteca venga intitolata a Marisa Sbandi, una psicologa, vale due volte: una volta per la figura di Marisa e un’altra per la Psicologia, che comincia finalmente a guadagnare lo spazio che merita”.
Conclude il Presidente della Consulta di Psicologia Accademica, Albino Claudio Bosio, professore dell’Università “Cattolica” di Milano, e lo fa con un denso intervento riguardo i rapporti tra trasmissione dei saperi e la professione dello Psicologo. Intervento che introduce con forza il tema del “futuro” citato nel titolo dell’incontro: “Quando ricordiamo un iniziatore non possiamo limitarci al ricordo. Bisogna dare un contributo nel cercare di profilare quello che ci aspetta da oggi in poi. È questo il senso del mio intervento”. Il professore ha delineato i tempi presenti inquadrandoli all’interno del passaggio dal mondo del professionalismo classico a quello del neo-professionalismo, ovvero da poche professioni ben delineate, in continuità diretta con le singole discipline, a una molteplicità di professioni di cui nessun sapere ha il monopolio. In questo nuovo contesto, il problema della Psicologia diventa transdisciplinare, ed è all’interno di questo quadro che bisogna essere in grado di coniugare formazione e professione. Tra i dati più interessanti illustrati dal prof. Bosio ci sono sicuramente quelli che mostrano come sono mutati i gruppi professionali negli ultimi sei anni; scompare il gruppo degli psicologi impegnati nel campo della salute pubblica e si triplica in percentuale quello dei consulenti flessibili. “Probabilmente c’è un problema di rinegoziazione di profili professionali, ma anche un problema di formazione e ricerca”, commenta il professore. “Non abbiamo prodotto ricerca che vendesse adeguatamente la rilevanza della nostra presenza nei sistemi di salute. Gli psicologi americani, con l’Obamacare, hanno sviluppato un insieme di lavori per dimostrare che inserire uno psicologo nel sistema sanitario americano fosse conveniente. Qui non è stato fatto”. Altro passaggio interessante quello sulla formazione continua: “Gli psicologi sono una categoria che studia per tutta la vita. Questo, signori, è un mercato. Un mercato che l’Università non ha ancora intercettato, come mostrano i dati”.
In coda i saluti del Rettore Francesco Rossi, il quale ha espresso la volontà di unirsi al ricordo di Marisa Sbandi e ha ringraziato sentitamente i familiari presenti per l’occasione, invitandoli a partecipare al momento in cui è stata svelata la targa all’esterno della Biblioteca. Anche qui l’accento, nelle parole del Direttore Grossi che hanno accompagnato il gesto, non è sul passato ma sui nuovi orizzonti. “Per ricordare” ha detto, “per ricordarsi e soprattutto far ricordare: per il futuro”.
Valerio Casanova
- Advertisement -




Articoli Correlati