Pugliese tra “continuità” e rilancio culturale

“Per i prossimi tre anni, farò come primo mestiere il Preside. Riducendo un po’ la ricerca e i viaggi studio in America” (negli ultimi tre anni c’è stato otto volte). “Sarò il Preside di tutti i docenti e degli studenti”. Sull’esito del voto e le schede contrarie e bianche afferma: “preferisco il carattere e la differenziazione sui programmi e sulla visione del mondo e della scienza, al finto plebiscitarismo”. Insomma, la differenza come “ricchezza”. Garantisce che sotto la sua  gestione ci sarà un clima “democratico e trasparente” e un “rispetto non formale della procedura, come garanzia”. E aggiunge senza polemica: “gli organi di governo non esistono per ratificare decisioni prese prima”, o altrove. Rinnovamento e pluralismo, erano i temi centrali del candidato antagonista, prof. Gerardo Ragone. Anche qui aperture: “sono d’accordo. Purché non significhi lottizzazione”. Ma soprattutto “sarò un Preside di continuità”. Continuità: “con la storia multiculturale di questa facoltà (è nel nostro DNA, afferma); nell’eccellente lavoro di edilizia che è stato portato avanti per la nostra sede, finalmente degna; nella politica delle convenzioni fra facoltà, dipartimento ed enti locali; nella partecipazione degli studenti alla vita di facoltà; nella politica dei servizi finora portati avanti (e cita: “potenziamento della biblioteca, del punto di calcolo, del laboratorio didattico”); nel lavoro eccellente, fatto finora  sui crediti e sulla riforma universitaria il cui completamento impegnerà tutti noi per i prossimi 12 mesi (“anche qui è stato fatto un ottimo lavoro, solo Milano è più avanti di noi”); continuità con il ruolo che oggi Sociologia di Napoli ha nell’ateneo e negli organi di governo e nazionalmente (la presenza della prof.ssa Enrica Amaturo nel Nucleo di Valutazione dell’Ateneo, e nella Commissione Nazionale di indagine sull’esclusione, per esempio, n.d.r.)”. Insomma continuità su quasi tutto il passato. A parlare è il neo Preside, prof. Enrico Pugliese, 58 anni, calabrese di Castrovillari, professore ordinario dal 1980, da 16 anni a Sociologia. Gli facciamo notare: ma è stato proprio il Preside uscente, Cerase, che non l’ha votata, preferendo la scheda bianca. E lui: “c’era chi voleva più continuità e chi più discontinuità. Questo è quello che è uscito dal voto”. Ed aggiunge ironicamente: “io sono corresponsabile di tutto ciò che è accaduto a Sociologia dal 1984 ad oggi. Tranne per una pausa di due anni e mezzo nella quale sono stato distaccato alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione”. È infatti stato quasi sempre, come egli stesso dichiara: “Presidente di Corso di Laurea, Direttore di Dipartimento o Coordinatore del Dottorato di ricerca”. E prima per tre anni e mezzo Presidente di Corso di Laurea all’Università di Salerno.
Ammette di “stare ancora studiando da Preside”, raccogliendo informazioni in attesa del passaggio delle consegne, visto che il suo nuovo incarico parte dal primo novembre. Sul carattere multiculturale della facoltà ci tiene ad una sottolineatura: “sono cose che ci sono già da tempo, ma che vanno rafforzate”.
Ma il grande appuntamento è la riforma universitaria, con la sperimentazione del famoso 3+2 e la nascita dei crediti. Un periodo che, per impegno e significato definisce: “una nuova fase costituente”. E ribadisce: “un lavoro in facoltà già avviato bene, in maniera non provinciale e in rapporto con le altre facoltà”. Ma dove grosso lavoro è ancora da fare su “curricula e moduli didattici”. Curricula che significano “sbocchi occupazionali per i nostri laureati. E qui metterò a disposizione una certa competenza che ho maturato sul mercato del lavoro intellettuale”, un lavoro in cui potrà tornare utile “una ricaduta culturale verso l’interno della Facoltà, che molti nostri docenti portano avanti e, parimenti, l’intensificazione dei rapporti con le altre facoltà, nel Polo e fra i Poli Universitari”. Insomma, un Pugliese a tutto campo. “In questo senso, secondo me, sul piano culturale Sociologia deve fare un passo avanti”. E dunque ben vengano “il congresso della Società Italiana di Scienze Politiche tenutosi le scorse settimane -organizzato dal prof. Calise, n.d.r.- e il congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Sociologia, presieduta da Laura Balbo, che ospiteremo il prossimo anno”.
Gli studenti. “Intendo coinvolgerli attivamente nella vita della facoltà e a livello seminariale. Sono stato molto favorevolmente impressionato dal loro documento che si chiude con una frase di Gramsci: ‘quando uno non decide, qualcun altro decide per te’. Gli studenti hanno antenne adeguate, rispetto ai bisogni ed alle istanze dei loro colleghi. Nella diversità dei ruoli, possono svolgere un compito al fianco dell’istituzione”. “Per loro farò salti mortali riguardo i servizi a loro destinati”.
Un’armonia spezzata. È un’accusa fatta alla precedente gestione della Facoltà. “Io parlo solo del futuro. Per un’armonia sono d’accordo, vediamo però anche ognuno cosa ha prodotto, cosa e dove ha pubblicato, che ricaduta interna alla facoltà ha prodotto”. “Per il resto, spazio a tutti, la Scienza è larga, c’è tanto da fare, e la diversità è una ricchezza, quando è contributo positivo all’interesse della facoltà”.
Docenti espulsi. Ovvero, in campagna elettorale si è anche parlato di docenti messi in condizione di andar via, da Mango a D’Agostino, fino a De Masi ed altri. La risposta è tranquilla ma decisa. “L’unica perdita che rimpiango è quella di Alberto Abruzzese, la cui partenza per l’Università di Roma ha purtroppo recato una flessione dell’indirizzo Comunicazioni di massa”. Si ferma, poi aggiunge. “Di Mango, amico stimato, mi dispiace che a suo tempo abbia optato per un’altra facoltà, restando da noi solo come supplente. Riguardo il mancato rinnovo della supplenza, io sono tornato a cose già fatte”. A Sociologia, però, non nascondono che la scelta di Mango per Economia, è costata alla facoltà oltre 130 milioni l’anno. “De Masi e gli altri, lasci stare, hanno fatto brillanti carriere altrove”. 
Una sola nostalgia. “Insieme ad altri docenti, ho fermamente voluto la nascita di Sociologia facoltà. Ma sento la nostalgia dei colleghi di Lettere”.
Paolo Iannotti 
 
 
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