Reologia, scienza misteriosa? Il professore, per spiegarla, parte “dalla maionese”

Il prof. Pier Luca Maffettone, Direttore uscente del Dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali e della Produzione Industriale, ordinario di Ingegneria chimica, è stato nominato Fellow della Society of Rheology “per contributi rilevanti nel campo della modellazione e simulazione del comportamento in flusso della soft matter, come la reologia di polimeri in fase liquido cristallina, miscele polimeriche ed emulsioni”, si legge nella motivazione alla base del riconoscimento. La cerimonia si è svolta a Houston, dove ha sede uno dei più importanti centri di ricerca mondiali sulla reologia, a metà ottobre.
Professore, la Reologia è una scienza misteriosa per chi non la studia. Di cosa si tratta?
“È come dice lei, pensi che ho dovuto spiegare cosa faccio a mia madre ed a mio padre. Sono partito dalla maionese per farlo capire”.
Perché la maionese?
“Perché la Reologia è quella parte della meccanica che si occupa delle proprietà di scorrimento dei liquidi complessi. Non dell’acqua, per intenderci, ma delle emulsioni come la maionese, appunto, oppure dei polimeri o, per citare un altro esempio, delle paste cementizie”. 
Siete in tanti nel mondo voi reologi?
“È una piccola società rispetto a molte altre, al momento conta circa 1.700 membri. L’appartenenza rappresenta un ampio spettro di reologi provenienti da istituzioni accademiche, industriali e governative le cui attività includono teorie fenomenologiche e molecolari, strumentazione, lo studio di molti tipi di materiali come polimeri, metalli, prodotti petroliferi, gomma, vernice, inchiostro da stampa, ceramiche e vetro, alimenti, materiali biologici, preparati per pavimenti e cosmetici, e una vasta gamma di applicazioni pratiche. The Society of Rheology è uno dei cinque membri fondatori dell’American Institute of Physics. Lo status di SOR Fellowship riconosce una storia di risultati scientifici di rilievo nel campo della Reologia. Viene assegnato non più di una volta l’anno e a non più dello 0,5% dei membri in un dato anno. Il numero totale di Fellows nella società non può superare il 5% dei membri. Al momento ci sono 50 Fellows, dei quali 10 europei ed un solo altro italiano, il professore Emerito dell’Ateneo federiciano Giuseppe Marrucci, che è stato il mio Maestro e con il quale ho preparato la mia tesi di laurea”.
Una Scuola prestigiosa 
alla Federico II
Alla Federico II è ben rappresentata la sua disciplina?
“C’è una Scuola prestigiosa, che è nata con Pino Marrucci e Giovanni Astarita, i quali nel 1980 organizzarono a Napoli il convegno mondiale, che si svolge ogni quattro anni. La Scuola ha formato una platea di giovani reologi che oggi sono distribuiti in ogni parte del mondo. La Reologia è presente in diversi insegnamenti in vari Corsi di Laurea di Ingegneria. Io ho un corso di Reologia come insegnamento a scelta ad Ingegneria chimica, ma c’è una parte sostanziosa di Reologia pure nel corso di Meccanica dei fluidi non newtoniani e nel Corso di Laurea in inglese attivato in Dipartimento. La Reologia si insegna pure agli studenti di Ingegneria meccanica. Ci sono poi vari laboratori . Uno fa capo a me, che mi occupo di simulazioni, ed ha grossi calcolatori. Un altro è il laboratorio di reottica del professore Stefano Guido. Un’altra struttura ha come referente il professore Nino Grizzuti”.
Immaginiamo che uno studente voglia specializzarsi nella Reologia. Lei glielo consiglierebbe?
“Premesso che può essere il punto di arrivo di un percorso che deve avere solidissime basi, le materie fondanti per qualunque buon ingegnere, direi che la Reologia oggi offre buone opportunità di applicazione lavorativa. Se prima era un ambito che tradizionalmente preparava a lavorare nell’industria petrolchimica, oggi gli sbocchi si sono allargati e spaziano, per citare solo due esempi, dall’industria alimentare a quella biomedica”.
Fabrizio Geremicca 
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