Soffrono gli studenti di Lettere Moderne A-K

La divisione in tre cattedre al Corso di Laurea in Lettere Moderne non ha eliminato il problema sovraffollamento dell’Aula 3 di Corso Umberto, costretta a contenere le matricole i cui cognomi vanno dalla lettera A fino alla K. La scena si ripete dunque. Come ogni anno, in piedi, in fondo all’aula o seduti a terra, i corsisti delle prime due settimane patiscono caldo, stanchezza (poiché, seppure svegli dalle 6.00 del mattino, sono privi di banco e sedia) e rumori dall’esterno che impediscono una ricezione idonea. “Non sono riuscita a seguire niente, anche se arrivata un quarto d’ora prima della lezione. Il microfono inoltre non funziona bene, quindi è difficile carpire qualche parola dall’esterno. Non posso arrivare prima, in quanto vengo da Pozzuoli e i treni non ci sono, prima di una certa ora”, lamenta Valentina Di Leva, che il 6 ottobre avrebbe voluto seguire il corso di Letteratura italiana del prof. Tobia Toscano, ma si trova fuori dall’aula a tendere l’orecchio. Nella stessa situazione Federica D’Amore: “vengo da Brusciano e non mi sono seduta, benchè qui dalle 9.00. I treni sono stati soppressi, per cui noi pendolari abbiamo problemi ad arrivare prima dell’inizio del corso. Seppure riuscissi ad entrare, non vedrei il docente e patirei l’afa, questo impedisce la concentrazione. Se hai qualche dubbio sulla scelta del CdL e ti trovi ad affrontare primi giorni così, ovvio che abbandoni! Sto valutando se iscrivermi o meno”. La passione deve essere molto forte per continuare a seguire nonostante tutto: “l’impatto è duro, soprattutto per chi viene dalle scuole superiori, abituato a un banco ed una sedia. In più c’è da dire che oltre a Letteratura Italiana e Storia della Lingua, lezioni previste fino all’una, ci sarebbe il corso di Lingua straniera, che inizia alle 15.00. Come si fa a sopportare due ore di spacco, dopo essere stata in piedi sul treno e in aula, sveglia dalle 5.00 come i muratori?”, prosegue la collega Carmen Salvadore. Penalizzati infatti i fuori sede, che, pur svegliandosi all’alba, devono sottostare alla penuria di mezzi di trasporto: “vengo da Cicciano, prendo il treno delle 7.10 per arrivare qui prima dell’apertura, ovvero stare davanti al portone alle 8.00, unico modo per prendere posto, nonostante il corso inizi alle 9.00. Il treno si è rotto per strada e ho fatto tardi, cioè sono arrivata in orario, ma purtroppo resto in piedi fuori dall’aula”, spiega Rosita. Altro problema da non sottovalutare: “dentro non si riesce a respirare. Se lasciamo la finestra aperta, i rumori dall’esterno coprono la voce del professore, se la chiudiamo, si soffoca”, sottolinea Patrizia Nuvoletta. “Proprio per questo stiamo pensando di formalizzare una richiesta scritta al Direttore di Dipartimento, in modo che ci dia un’aula più grande, o quanto meno risolva il problema. Sappiamo che i corsi non sono obbligatori, ma vorremmo seguire ugualmente. Non si può puntare sul nostro abbandono perché stanchi e afflitti, per migliorare la situazione”, afferma Chiara Capuano. “Tutti gli anni è così purtroppo, io ho frequentato l’anno scorso a Filosofia, dove si sta più larghi, ma i primi giorni si fa sempre fatica a seguire. A Lettere Moderne poi è una prassi”, informa Marco Criscuolo.
C’è anche chi, dopo grossi sacrifici, è addirittura riuscito a sedersi al primo banco: “vengo da Casalnuovo e questa storia deve finire! Mi alzo alle 6.00 per stare qui alle 8.00, attendo mezz’ora l’apertura dei cancelli di Corso Umberto e poi un quarto d’ora fuori l’aula, che apre alle 8.45. Dopodichè inizia la corsa forsennata al posto, molti riempiono di borse i primi banchi, io non lo occupo per nessuno, poiché mi sembra scorretto. Ci sono ragazzi che affrontano le mie stesse difficoltà e restano in piedi perché meno veloci”, sostiene Camilla Di Marzo.
Allegra Taglialatela
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